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Corrado Clini

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Molta attenzione va data a clima, acqua e gestione dei rifiuti; lo sottolinea Corrado Clini che ammette: «Il Sud è una miniera di risorse ma serve lavorare sugli sprechi»


«Il Sud è una miniera di risorse ambientali ed energetiche. Ma è anche una regione ad altissima vulnerabilità, con uno spreco crescente di risorse» dice Corrado Clini, ex ministro dell’Ambiente del governo di Mario Monti, l’esecutivo dei tecnici che guidò l’Italia tra la fine del 2011 e l’inizio del 2013. In un lungo colloquio con il Quotidiano del Sud, Clini, oggi presidente onorario del comitato scientifico di ECOMED 2024 Green Expo del Mediterraneo, analizza le potenzialità e le problematiche del Mezzogiorno d’Italia.

Clini, partiamo dalle potenzialità. Quali sono i suoi punti di forza?

«Il nostro Sud, la Sicilia e la Sardegna sono una miniera di risorse, per la biodiversità unica nel Mediterraneo, per grande potenzialità di energia dal sole e dal vento, per le produzioni agricole di alta qualità e sostenibilità, per le sinergie esistenti e potenziali del “ponte” naturale tra l’Europa, l’Africa e il vicino Medio Oriente. E insieme per le grandi competenze cresciute nelle Università e nei Centri di Ricerca, uno dei quali, il Centro Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici di Lecce, è nato per la mia testarda convinzione di collocare nel Sud il Centro Europeo di eccellenza per la ricerca sul Clima. Ci sono, però, una serie di vulnerabilità».

Di che tipo di vulnerabilità stiamo parlando?

«Il Sud e le Isole sono una delle aree più esposte in Europa ai rischi dei cambiamenti climatici. La siccità, l’erosione delle coste, l’infiltrazione salina dei suoli, gli incendi sono la manifestazione più evidente di un trend climatico che può trascinare vasti territori verso una progressiva desertificazione. Senza dimenticare che ai lunghi periodi di siccità si alternano brevi ma intense precipitazioni con inondazioni disastrose e con frequenze sempre più ravvicinate. È necessario un programma straordinario di interventi di medio e lungo periodo per ammodernare e realizzare le infrastrutture per il drenaggio delle piogge nelle aree urbane, la conservazione e protezione delle risorse idriche, dei suoli agricoli, delle foreste, e la salvaguardia delle zone costiere. E non abbiamo molto tempo, perché la crisi climatica corre molto più veloce di quanto avevamo previsto».

Però c’è sempre una domanda che si associa al Mezzogiorno. Quante risorse spreca questa terra dalle molteplici potenzialità?

«Le faccio due soli esempi».

Partiamo dal primo.

«L’acqua viene ancora persa dagli acquedotti, oltre il 60%, viene usata in modo eccessivo, la depurazione è a livelli inferiori agli standard minimi europei, e l’acqua depurata non viene riutilizzata. Eppure abbiamo destinato risorse ingenti e abbiamo istituito “commissari governativi” per accelerare le opere. Evidentemente non basta. Forse sarà necessario aggiornare le priorità e le modalità degli interventi necessari per far fronte ad una situazione che potrebbe essere ulteriormente aggravata dai cambiamenti climatici».

E poi?

«I rifiuti sono gestiti in molte Regioni del Sud con modalità e risultati lontani dalla cultura, dagli obiettivi e dalle leggi che in Europa e in Italia puntano in modo deciso al riciclaggio e al recupero di materia ed energia. Le discariche e il trasferimento all’estero dei rifiuti da una parte, e le ridicole percentuali di riciclaggio dall’altra, sono la manifestazione più evidente ma non l’unica dello spreco delle risorse che possono essere recuperate dai rifiuti. Il riciclaggio e recupero non sono un astratto obiettivo politico, ma una necessità per l’economia europea che ha scarsità di risorse primarie e di conseguenza punta sull’economia circolare per aumentare la propria autonomia».

A cosa si riferisce?

«Pensiamo alle produzioni di cemento, che utilizzano un combustibile fossile e altamente inquinante di importazione, il pet coke, che può essere sostituito da un combustile “pulito” prodotto dalla lavorazione dei rifiuti non pericolosi. E pensiamo alla frazione organica dei rifiuti, ai sottoprodotti agroindustriali, ai rifiuti delle produzioni agricole, che possono essere lavorati per la produzione di biometano, indicato nel 2023 dall’Unione Europea e dall’Italia come combustibile rinnovabile alternativo al gas di importazione. Pensiamo a quello che sta avvenendo e che avverrà nei rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) e nei pannelli fotovoltaici che sono e saranno sostituiti dai nuovi a maggiore efficienza. RAEE e PFV sono una miniera immensa di materiali rari che servono all’industria europea per le fonti rinnovabili, le auto elettriche, l’elettronica. Non si tratta tanto di promuovere la raccolta differenziata, quanto di avere una organizzazione industriale che gestisce la filiera di recupero dalla raccolta del rifiuto alla sua riutilizzazione. A questo obiettivo vanno indirizzati i piani di gestione dei rifiuti».


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