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Una vignetta emblematica sul dissesto idrogeologico tratta da Greenreport

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ROMA – Opere incompiute o non a regime, mentre il territorio italiano frana e manca una politica delle acque con danni ingenti che alla sola agricoltura negli ultimi dieci anni sono costati 14 miliardi. Ogni anno, secondo i dati della Protezione civile, le emergenze meteo-idrogeologiche hanno provocato danni per 7 miliardi. E oltre la metà delle Regioni, negli ultimi 3 anni, ha dichiarato lo stato di calamità, mentre i risarcimenti sono arrivati col contagocce (solo il 10%).

DIGHE NON A REGIME

Sul territorio italiano sono presenti 539 dighe che potrebbero contenere 7 miliardi di metri cubi di acqua, ma non riescono a essere messe a regime. Mentre sono 100mila gli ettari a rischio desertificazione a causa del surriscaldamento. Tra le regioni in cui più alto è l’allarme ci sono la Sicilia (70% del territorio), il Molise (58%), la Puglia (57%) e la Basilicata (55%), mentre Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Campania e Sardegna sono tra il 30 e 50%.

L’Anbi (associazione dei consorzi di bonifica) ha lanciato l’allarme in occasione della presentazione del volume fotografico “Obiettivo acqua” realizzato in collaborazione con Coldiretti e l’associazione Univerde . L’Anbi ha messo sotto accusa la Pubblica amministrazione: sono necessari – questa la denuncia – 11 anni per realizzare un’opera dal valore superiore a 10 milioni. Una tabella di marcia al rallentatore che richiede 3,5 anni per il progetto, 5 anni per la realizzazione, 1,4 anni per la gara d’appalto e 1,1 per il collaudo.

TREMILA POSTI DI LAVORO

Interventi lumaca, mentre immediatamente cantierabili ci sono 75 interventi finanziati, 51 progetti esecutivi, 11 definitivi, 1 preliminare, 5 di fattibilità e 7 progettazioni per un impegno di spesa di 642 milioni finalizzati all’ottimizzazione dell’irrigazione e che possono creare più di tremila nuovi posti di lavoro. Complessivamente per la manutenzione dell’Italia ci sono 3.708 progetti di difesa del suolo e 592 per l’irrigazione che una volta attivati potrebbe dare lavoro a oltre 50mila persone.

Tra i soli 75 interventi finanziati e in corso di realizzazione negli ultimi 6 mesi in Piemonte si rilevano opere per 34,67 milioni, 45 milioni in Lombardia, 144 milioni in Veneto, 17,3 in Friuli Venezia Giulia, 134 in Emilia Romagna, 11,6 in Toscana 20 milioni nelle Marche, 8,3 nel Lazio, 27 in Abruzzo, 9,9 milioni in Molise, quasi 43 in Campania, 21 milioni in Puglia, 39 in Basilicata, 24,4 milioni in Calabria, 23 in Sicilia e 38,8 in Sardegna. Insomma la struttura è pronta anche con un ulteriore pacchetto di interventi richiesti e per i quali c’è già la progettazione. ma a frenare ci pensa la burocrazia.

BASTA POLITICA DELLE EMERGENZE

Il direttore generale dell’Anbi, Massimo Gargano ha spiegato che occorre uscire dalla politica dell’emergenza e ha lamentato che oggi una strategia di contrasto al dissesto idrogeologico stenta ad entrare nell’agenda del Paese: «non c’è coerenza tra i danni provocati e le azioni successive e questo è il primo corto circuito».

Il presidente dell’Associazione Francesco Vincenzi ha alzato il tiro sottolineando la mancanza di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. E soprattutto ha denunciato l’assenza di una strategia per l’acqua che – ha spiegato – «non è una merce, ma un diritto dei cittadini» e va ben governata perché in futuro ci sarà un aumento del fabbisogno.

I CONSUMI DELL’ACQUA

Vincenzi ha smontato anche la teoria che indica l’agricoltura tra i principali consumatori di acqua. È vero che il 48% è destinato all’irrigazione, ma il 49% (21%industriale e 28% civile) è destinato ad altri usi , ma la differenza è che l’agricoltura l’acqua tolta la rilascia in modo virtuoso con benefici per l’ecosistema. Il problema è di trattenere l’acqua piovana. Ogni anno in Italia ne cadono 300 miliardi di metri cubi, di cui 53 miliardi potrebbero essere utilizzati, 45 miliardi sono trattenuti e 8 miliardi finiscono in mare mentre solo 1/3 delle acque reflue viene riutilizzato.

Un problema è quello di non disperdere la risorsa idrica in un periodo in cui l’innalzamento della temperatura accentua i fenomeni siccitosi. Altra emergenza provocata dal clima impazzito sono le frane e gli smottamenti. Ma per arginare il dissesto- ha spiegato il presidente di Univerde, Alfonso Pecoraro Scanio, non serve il ricorso al cemento per contenere montagne e colline, più efficace è l’ingegneria naturalistica costa meno e dà più risultati «e forse è per questo che è meno gettonata».

IL RUOLO DELLA BONIFICA

Per il presidente della Coldiretti Ettore Prandini il ruolo della bonifica sarà centrale così come lo è stato nell’azione di modifica del territorio da aree paludose a terreni coltivabili Per quanto riguarda l’acqua l’indicazione è di creare nuovi bacini di accumulo per garantire risorse idriche a vantaggio non solo dell’agricoltura, ma di tutta la comunità. L’acqua di qualità – ha spiegato il leader della Coldiretti – è indispensabile per ottenere prodotti agricoli di qualità.

Anche per Prandini la cura del cemento non serve, ma occorre creare le condizioni per evitare lo spopolamento con una serie di azioni tra le quali non ultima la gestione della fauna selvatica che oggi distruggendo campi coltivati e animali rappresenta per gli agricoltori un ostacolo a proseguire l’attività e rimanere a presidiare i territori.


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