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Immagine promozionale dell'episodio Bandersnatch di Black Mirror

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Quale scatola di cereali deve prendere il personaggio? Meglio saltare o arrampicarsi sulla parete rocciosa? I due ragazzi devono baciarsi o salutarsi con una stretta di mano?

La nuova frontiera delle produzioni televisive è l’interazione. 

Una novità che guarda però al passato, al mondo dei libri-game, contaminati con la contemporanea passione per i videogame. 

Lo streaming, con la possibilità di guardare la tv e le serie tv attraverso supporti collegati a internet, ha favorito la diffusione di produzioni interattive. Non a caso è stata Netflix a rilanciare la discussione nel merito, con la realizzazione di serie tv e non solo, costruite proprio in modalità interattiva.

Dopo i primi esperimenti con cartoni animati e serie dedicate ai più piccoli (E SE IL PREZZO DELL’INTERATTIVITÀ LO PAGASSERO I BAMBINI?), Netflix ha infatti deciso di portare l’interazione anche agli adulti e alla fine del 2018 ha lanciato il film interattivo “Bandersnatch” inserito all’interno della cornice della serie antologica “Black Mirror”. Non una serie tv vera e propria e totalmente interattiva, ma un film, un episodio singolo, in cui l’utente poteva costruire autonomamente la propria storia seguendo le diverse scelte proposte sullo schermo. Nelle discussioni tra gli utenti successive al rilascio dell’episodio, è stato evidente che ciascuno avesse vissuto diverse esperienze della storia. 

Non esiste un solo “Bandersnatch” ma tante versioni diverse a seconda delle scelte operate in ciascun bivio presentato. Ovviamente esistono dei percorsi comuni, dei finali prestabiliti che vengono raggiunti a seconda delle varie strade intraprese, ma ogni utente/spettatore ha potuto godere di spezzoni diversi di storie.

La scelta operata con “Bandersnatch” era quella di raccontare la storia di un ragazzo, creatore di videogame, che negli anni ’80 mentre si trova alle prese con la realizzazione del suo primo lavoro si accorge che la sua vita è controllata dall’esterno. Tra follia e rottura della quarta parete, “Bandersnatch” ha aperto una strada che non sarà abbandonata dalla piattaforma di streaming, come dimostra l’arrivo di un prodotto interattivo con al centro il personaggio di Bear Grylls, conosciuto per i documentari dedicati alle lezioni di sopravvivenza in contesti più estremi. 

“You vs Wild” è il titolo della produzione interattiva, rilasciata quattro giorni fa, il 10 aprile, su Netflix, che trasforma il documentario in una fiction interattiva, in cui le scelte di Bear Grylls vengono decise dall’utente. Scegliere un percorso può avere esiti positivi o negativi per il protagonista, con l’intento di far vivere allo spettatore le esperienze dirette di sopravvivenza ma stando comodamente sul divano. Tanto è Bear Grylls che affronterà le situazioni più estreme. Una produzione che mescola finzione e realtà, difficilmente identificabile con un genere preciso. 

Todd Yellin, vice presidente delle produzioni Netflix, non ha nascosto il desiderio della piattaforma di continuare a investire nei prodotti interattivi. “Ci siamo accorti come il racconto interattivo sia qualcosa che piace al pubblico e su cui vogliamo investire” ha spiegato nel corso di una conferenza in India. L’interattività spinge lo spettatore a soffermarsi a lungo sulla piattaforma, a interagire senza possibilità di distrarsi e rappresenta quindi un elemento di fidelizzazione utile quasi quanto il racconto a puntate che spesso finisce per esaurirsi nel giro di poche ore. Un documentario interattivo come quello di Bear Grylls può spingere l’utente interessato a tornare più volte per scegliere percorsi diversi, scoprire i pericoli della natura che il protagonista dovrà affrontare a seconda delle scelte compiute. 

Ogni scelta dell’utente corrisponde a un dato che viene raccolto dall’operatore. Dopo i primi dubbi sollevati da alcuni studi americani, Netflix ha rassicurato immediatamente che tutti i dati delle scelte degli utenti nel corso delle produzioni interattive vengono incamerati in database separati e non usati per schedare gli utenti. 

Se scegliamo di far morire un personaggio, se optiamo per una scelta crudele, questo non si ripercuote sull’idea che la piattaforma ha di noi. O almeno così speriamo. 

 


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