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C’ERANO una volta le cattive compagnie, alibi dei genitori: portatrici di tentazioni, travagli, perdizioni. Causa di tutti i mali, degli errori e gli orrori dei figli, anche quando non ci azzeccavano nulla e le menti bacate erano quelle di famiglia. Oggi papà e mamma non ne parlano più. E quando si trovano con le spalle al muro per le malefatte e le cavolate dei rampolli reagiscono male, fino a negare l’evidenza e a malmenare chi ha l’ardire di far notare che gli eredi hanno superato i limiti, si sono resi protagonisti di stupidaggini se non di veri e propri reati. Sempre più spesso capita che i genitori non sappiano una cippa dei figli, liberi di smanettare su tastiera e display . E quando non ci arrivano da soli a mettersi nei guai ecco che sbucano le nuove cattive compagnie del web, i famigerati influencer.

Chiariamo: influencer di spessore, bravi a fiutare il vento del pensiero comune, a svolgere con efficacia il loro compito di faro e di intrattenitori, ne esistono tanti. Anche se sono proprio loro, insieme con i politici, a contendersi le scivolate peggiori nelle acque melmose del grande mare aperto del web. Topiche, gaffe, errori, banalità, strafalcioni. Sono le vittime illustri delle bucce di banana abbandonate in rete.

L’ultima è una festa di un’influencer con sulla torta una bandierina nazista. Un orrore che neanche la giovane età può giustificare. Purtroppo, proprio così, zitta zitta, è venuta su una certa classe politica che ogni giorno prende a calci la storia e la geografia. Tutta colpa della cultura del clic, della fretta di essere al centro dell’attenzione. Senza voglia di capire e approfondire. D’altronde diventare influencer è semplice: basta essere conosciuti o ritenersi tali. Mica si chiede altro. Così, tra una stupidaggine e un’altra, tutti ogni giorno siamo a rischio di figuracce e di crolli immediati, traumatici delle reputazioni. Poi arrivano lacrime e scuse. Quando è tardi.

Ma prima di salire in cattedra, un’occhiatina alla Storia la vogliamo dare? Magari solo sfogliando le figure, se proprio non ingozza leggere: giusto per evitare che su una buccia di banana le svastiche diventino candeline pittoresche e non il simbolo della vergogna degli uomini.


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