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Opera di Nicola Ancona (foto da www.arte.it)

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Cancellare il Natale in nome dell’uguaglianza etnica è una proposta insensata che favorisce la disuguaglianza, pura espressione d’intolleranza. La proposta di Renaud Dehousse dellIstituto universitario europeo di Fiesole, con sede nella storica Badia Fiesolana, è una proposta violenta e iconoclastica, propria di un fanatismo che ignora la storia e le tradizioni, che sono la base di ogni fondamento della “cultura etnica”, che non è mai esclusiva, ma sempre aperta al confronto.

Il Natale non è solo la festa dei cristiani, ma ha una origine pagana legato al culto del “Sol invictus”. Quello che noi oggi celebriamo come Natale, è un esempio eccellente di intreccio culturale, che vede coinvolta la mitologia ebraica, la mitologia cristiana, e la mitologia islamica, oltre alla ritualità pagana romana ed egiziana, insomma, culti, usanze, tradizioni di innumerevoli popoli e culture, che confluiscono insieme, in un solo momento, in cui si celebra un principio comune, il trionfo della luce sulle tenebre, del bene contro il male.

Il culto del sole nascente è un culto primordiale, un culto elementare, presente in qualsiasi mitologia, poiché il sole, nelle civiltà primitive, è visto come fonte di calore, di luce. Dove c’è il sole è il Natale. Troppo perché un professore ignorante e presuntuoso lo capisca, dando sfogo alla sua insostenibile intolleranza. Giustamente Sergio Givone osserva: “Dico che si ottiene esattamente l’opposto di ciò che si vorrebbe. È una bugia, tipica della ‘cancel culture’ tanto imperante. Va bene che il Natale è una festa precristiana, dedicata al sole che tramonta e che poi risorge. Si ha paura di ‘turbare’ qualcuno, invece dobbiamo ricordare che è la festa di un bambino che nasce in una grotta, che è nato come noi ma ci ha donato la speranza della resurrezione”.

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Il principio della inclusione genera confusione. I caratteri delle religioni derivano da esigenze e valori umani. Il bambino che nasce è un bene comune, perché la nascita è l’origine della vita, è un bene di tutti, un concetto universale. Le tradizioni sono valori per tutti, anche per chi ne ha altre.

Nascondere una festa religiosa è come vergognarsene. Mentre il rispetto per gli altri dipende dal rispetto per se stessi.
Chi non ha rispetto per le sue tradizioni e la sua religione farà poca fatica a sbarazzarsi delle altre. L’equivoco della “inclusione” è un luogo comune, di finta morale, di finto unanimismo, contraddetto dalla esclusione dei propri valori fondanti, che nella parola “Natale” hanno la loro origine.

Rinunciamo il Natale per “includere” tutto il resto. E a noi chi ci include? Forme di censura, di intolleranza, di violenza. Fascismo nei fatti, comunismo nel travestimento. Uguaglianza che nasce dalla repressione, dalla negazione. Ma Cristo nasce, e c’è. Ed è più forte.


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