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Capita purtroppo molto spesso – e non dovrebbe accadere – di assistere ad accuse formulate nei confronti di presunti trasgressori di leggi che alla fine si rivelano infondate. Le ragioni possono essere molteplici, e talvolta alcune situazioni possono perfino avere caratterizzazione ideologica e/o politica: ma non è questo il campo di nostro interesse, almeno non ora. Intendiamo infatti approfondire qui le ripercussioni sociali che accuse infondate possono provocare sulle persone che le subiscono, a volte in situazioni che purtroppo si protraggono anche per moltissimo tempo a causa della lentezza cronica dei sistemi giudiziari.

Da un punto di vista strettamente sociologico, una delle conseguenze dirette di situazioni di questo tipo è stato oggetto di moltissimi studi, la gran parte dei quali si sono focalizzati su un concetto estremamente importante e dalla forte caratterizzazione esplicativa: lo stigma sociale, estremamente importante nella sociologia e nella psicologia sociale.
Lo stigma sociale si riferisce a una caratteristica o a un attributo negativo che è assegnato a una persona o a un gruppo di persone, rendendoli oggetto di disprezzo, disapprovazione o discriminazione da parte della società circostante. Questo concetto è stato ampiamente studiato da Erving Goffman, un sociologo canadese, nel suo libro del 1963 intitolato “Stigma: Notes on the Management of Spoiled Identity”.

Ci sono due tipi principali di stigma sociale: ci riferiamo innanzitutto allo stigma visibile, che riguarda le caratteristiche fisiche o visibili di una persona che la società considera negativa. Ad esempio, disabilità fisiche, segni evidenti di malattie, tatuaggi o piercing considerati socialmente inaccettabili possono portare a un’etichetta stigmatizzante. Ma in particolare vogliamo porre l’attenzione sul cosiddetto stigma invisibile. Questo tipo di stigma riguarda attributi che non sono visibili all’occhio nudo ma che sono ugualmente oggetto di disprezzo o discriminazione: esempi di stigma invisibile includono malattie mentali, orientamento sessuale, storia penale e tutte le altre caratteristiche personali che non sono immediatamente evidenti. Il concetto di stigma sociale può avere effetti significativi sulla vita delle persone stigmatizzate.

Queste persone possono sperimentare discriminazione, pregiudizio, isolamento sociale e una varietà di sfide nella vita quotidiana. Di conseguenza, molte persone stigmatizzate possono cercare di nascondere la loro condizione o cercare di gestirla in modi diversi per evitare il bias sociale. Gli esempi da questo punto di vista possono essere moltissimi. Lo stigma invisibile può colpire, per esempio, le persone che soffrono di disturbi mentali come la depressione, l’ansia, il disturbo bipolare o la schizofrenia: possono incontrare il rifiuto o il pregiudizio da parte degli altri, spesso a causa della mancanza di comprensione o della paura dei disturbi mentali.

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Questo può portare a una mancanza di supporto sociale e all’isolamento. Ma anche individui con malattie croniche come il diabete, l’HIV/AIDS o altre condizioni mediche possono essere soggetti a stigma invisibile, poiché la loro salute può influenzare la percezione degli altri e le relazioni interpersonali. Esattamente come accade anche per chi soffre di abilità cognitive differenti dalla norma o neurodiversità: le persone con condizioni come il disturbo dello spettro autistico (ASD) o l’ADHD possono affrontare lo stigma invisibile legato alle loro differenze cognitive. Anche se queste differenze non sono visibili esternamente, possono influenzare la percezione degli altri, esattamente come accade per chiunque abbia un orientamento sessuale difforme dalla binarietà biologicamente prevista.

E poi, come già detto, c’è lo stigma che tocca chiunque abbia contiguità con il sistema giudiziario, a ragione ma spesso, purtroppo, anche per coloro i quali sono vittima di clamorosi errori giudiziari: da questo punto di vista, un caso su tutti, quello di Enzo Tortora, serve a comprendere meglio il significato di questi ragionamenti. Perché è chiaro che uno dei problemi dello stigma invisibile è che può portare a discriminazione e disuguaglianza per le persone che lo vivono, spingendole a nascondere o minimizzare queste caratteristiche per paura di essere giudicate o respinte. Questo può avere un impatto significativo sulla loro salute mentale e sul loro benessere complessivo.

Lo stigma associato a problemi giudiziari è stato diffusamente analizzato da molti studiosi: si riferisce alla discriminazione o al pregiudizio che le persone possono affrontare a causa della loro storia penale, anche se tale storia non è immediatamente visibile o nota agli altri. Questo tipo di stigma può avere un impatto significativo sulla vita e sulle opportunità delle persone con una storia giudiziaria, a cominciare dalla difficoltà lavorativa.

Le persone con una storia penale possono incontrare difficoltà nel trovare lavoro a causa del timore che i datori di lavoro abbiano riguardo all’affidabilità e alla sicurezza degli individui con precedenti penali. Anche se il reato in questione non è direttamente correlato al lavoro in questione, il pregiudizio basato sulla storia penale può influenzare le opportunità di impiego. La discriminazione basata sulla storia penale, inoltre, può influire sulla capacità di una persona di trovare un alloggio adeguato. Proprietari di immobili e agenzie immobiliari possono rifiutare di affittare o vendere una casa a individui con precedenti penali.

Problemi analoghi anche per quanto riguarda la vita sociale e relazioni: le persone con storie giudiziarie possono sperimentare pregiudizi nelle relazioni sociali. Alcune persone potrebbero essere riluttanti a stabilire rapporti con individui che hanno trascorso del tempo in prigione o che hanno avuto contatti con il sistema giudiziario. In aggiunta, in alcuni paesi, ci sono restrizioni legali che impediscono alle persone con precedenti penali di svolgere determinate attività o di accedere a determinate risorse.

Queste restrizioni possono variare a seconda del tipo di reato e della legislazione locale. Vi è poi un discorso ancora più stringente, e riguarda lo stigma associato a presunti colpevoli che poi vengono dichiarati innocenti: si tratta un problema particolarmente complesso e raramente studiato in modo specifico. Tuttavia, esistono alcune ricerche e discussioni sul tema, specialmente in riferimento all’errore giudiziario e alle conseguenze psicologiche, sociali ed economiche per le persone coinvolte.

Fra gli altri, la sociologa statunitense Devah Pager ha studiato il concetto di “stigma penale”, concentrandosi sullo stigma associato a una storia penale. Ha condotto ricerche per esaminare come il possesso di una storia penale influisca sulle opportunità di lavoro e sul trattamento da parte dei datori di lavoro: il suo lavoro ha evidenziato il concetto di stigma invisibile e le conseguenze sociali della storia penale. Così come i contributi di Bruce G. Link e Jo Phelan, che hanno sviluppato il concetto di “stigma sociale” in un articolo del 2001 intitolato “Conceptualizing Stigma” Hanno delineato il processo attraverso il quale lo stigma sociale può influenzare la vita delle persone e hanno enfatizzato che lo stigma può essere applicato a una vasta gamma di attributi, sia visibili che invisibili.

Il loro lavoro ha contribuito a promuovere una comprensione più ampia del concetto di stigma sociale. Ma come detto, sulle questioni legate allo stigma sociale spendibili anche in campo penale ci sono molti contributi importanti. Charles Cooley è noto per il concetto di “self-concept” o “looking-glass self” che suggerisce che il nostro senso di identità è influenzato dalle percezioni degli altri. Questo concetto è rilevante per la comprensione di come lo stigma sociale influenzi l’autostima e l’identità delle persone. Anche Howard Becker ha scritto ampiamente sull’etichettamento sociale e sugli effetti delle etichette sulla vita delle persone. Il suo lavoro esamina come le persone vengono etichettate come devianti e come questo influisce sul loro comportamento e sulla percezione di sé.

Dal canto loro, invece, Erich Goode e Nachman Ben-Yehuda nel loro libro “Moral Panics: The Social Construction of Deviance” esplorano come la società reagisce a eventi o comportamenti che considera devianti, spesso etichettando le persone coinvolte con stigmi invisibili. Ma probabilmente sono due studiosi americani, Ron Huff professore emerito presso l’Università di Washington a Seattle e Michael White, criminologo all’ Arizona University, coloro i quali hanno analizzato più approfonditamente le questioni legate allo stigma legato a vicende giudiziarie che riguardano innocenti.

Ron Huff ha condotto ricerche pionieristiche sugli errori giudiziari e sulle condanne sbagliate negli Stati Uniti, lavorando per identificare le cause sottostanti e le circostanze che portano a condanne errate, concentrandosi in particolare sul ruolo delle prove forensi e delle testimonianze dei testimoni oculari nei processi giudiziari. Inoltre, ha anche svolto un ruolo significativo nel fornire supporto alle vittime di errori giudiziari e alle loro famiglie. Ha lavorato a stretto contatto con organizzazioni di giustizia riparativa e ha cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle sfide che affrontano coloro che sono stati erroneamente condannati.

Huff è stato anche coinvolto nell’attivismo e nell’advocacy per una maggiore riforma del sistema giuridico, inclusa la revisione delle pratiche investigative e l’uso di prove scientifiche affidabili nei processi penali. Anche Michael D. White ha condotto ricerche sulla stigmatizzazione sociale e sulla discriminazione che possono colpire gli individui accusati di reati, specialmente coloro che vengono poi scagionati o dimostrano la loro innocenza. Le sue ricerche hanno evidenziato come le accuse, anche quando infondate, possano avere un impatto negativo sulla vita delle persone e sulla percezione che gli altri hanno di loro. White ha cercato di comprendere l’esperienza delle persone accusate ingiustamente, inclusi gli aspetti psicologici e sociali delle accuse penali. Le sue ricerche hanno aiutato a gettare luce sui processi attraverso i quali le accuse possono influenzare la salute mentale e il benessere degli individui.

Ha anche contribuito a promuovere l’idea della giustizia riparativa come un modo di affrontare gli errori giudiziari e di cercare di riparare i danni causati agli accusati e alle loro famiglie. Questo approccio prevede la mediazione tra le parti coinvolte e l’offerta di supporto e servizi alle vittime di accuse ingiuste. Quello che anche gli studi confermano è che lo stigma associato alle persone erroneamente accusate e poi dichiarate innocenti è un problema significativo, e che molto spesso più che invisibile si può configurare come un vero e proprio stigma virtuale, che nasce e cresce a prescindere dai fatti o dalla reale conoscenza delle cose: un po’ come accade nel caso di quello che colpisce etnie e generi sessuali considerati pregiudizialmente difformi.

La riforma del sistema giudiziario, la prevenzione dell’errore giudiziario e il supporto alle persone coinvolte in errori giudiziari sono aree di interesse crescente nella giustizia penale e nella ricerca sociale. La consapevolezza e la sensibilizzazione su questo problema sono fondamentali per affrontarlo e mitigare il suo impatto sulle vite delle persone coinvolte. Il ripristino dell’onore e del benessere delle persone coinvolte in accuse ingiuste richiede sforzi a livello sociale, legale ed istituzionale. C’è bisogno di accentuare una cultura meno caratterizzata da sospetto e tendenza all’isolamento e all’individualismo, ma certo i tempi della giustizia possono fare molto in termini di lotta alla nascita stessa dello stigma. I tempi lunghi, infatti, probabilmente lo favoriscono: c’è estremo bisogno di interventi, fondamentali per riparare il danno subito da chi è stato ingiustamente stigmatizzato e per prevenire future ingiustizie.


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