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Il Museo d’Orsay a Parigi

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CHI HA visto le foto è rimasto sconcertato: tutto ha la scollatura di Jeanne, una studentessa di 22 anni, la prima persona al mondo a essere respinta all’ingresso di un museo, tranne un aspetto conturbante, malizioso, ammiccante. Il seno è abbondante, ma casto, composto, ordinato, somiglia a quello delle balie da latte ciociare, per secoli supplenti di tette per i rampolli dell’aristocrazia romana.

Un seno da ciaciona, non da bonazza, senza pensieri tinti, neanche paragonabile a quelli che si vedono su certi tappeti rossi del cinema, con capezzoli al vento in cerca dello scattino portafortuna.

La povera Jeanne è stata bloccata da una donna davanti al Museo d’Orsay di Parigi, la vecchia stazione adattata che ospita opere d’arte e capolavori dell’Impressionismo.

Non è stato un uomo a fermarla, ma un’altra donna. Una mortificazione incredibile, un imbarazzo da trauma psicologico. Una follia.

L’episodio ha fatto il giro del mondo e qualche altro museo si è subito affrettato a rilanciare, offrendo pacchetti di visite a occhi chiusi, senza stare con il centimetro in mano a contare la larghezza del décolleté.

Cosa sia passato per la testa dell’addetta al controllo resta un mistero. Il Museo d’Orsay ospita un’infinità di quadri con nudi, a partire dal celebre “L’origine del mondo”, di Gustave Courbet.

Secoli e secoli di arte hanno esaltato la bellezza femminile. Corpi e forme lontane dalla mercificazione della donna di oggi, risalgono a prima di Cristo: hanno attraversato i tempi portando sensualità, turbamenti, attrazione senza che mai venissero considerati sconci, volgari.

L’incredibile episodio di Parigi ci riporta in epoche buie. E il fatto che sia stata proprio una donna a spalancare la porta della fobia per la nudità femminile crea molte perplessità.

Persino l’Italietta appena uscita dal boom economico, con i vigili urbani a misurare sulle spiagge i bikini e i pretori bacchettoni e ipocriti, con le forbici pronti a sequestrare film e riviste scollacciate, non ha mai avuto esitazioni nell’esibire la bellezza nuda arrivata dalla genialità degli artisti.

E nessuna nei musei è mai entrata dopo il famigerato invito: «Rosalia, componiti».


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