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Non tutto, nel mondo della Disney, va incontro a una trama fatta di amicizia, lieto fine e lealtà: in una favola dell’universo di cartoni animati più famoso del mondo, questo sarebbe il momento in cui l’antagonista appare per la prima volta nella storia. Da qualche mese, ormai, l’applicazione “Disney+” tiene compagnia a numerose famiglie prigioniere del lockdown. La piattaforma offre una visione dei cartoni animati Disney non-stop, dai classici alle opere più recenti. Una sorta di scatolone dei ricordi per i più nostalgici, ma anche di straordinaria tecnologia digitale. Non tutti gli utenti di Disney+, però, rivivono la propria infanzia o quella dei propri figli con la stessa distensione: negli ultimi giorni, infatti, è stato presentato più di un reclamo alla piattaforma e vari abbonamenti sono stati disdetti come segno di protesta contro una (presunta) campagna pro LGBT (Lesbiche Gay Bisessuali Trans) promossa dalla Disney.

Promotrice dell’iniziativa è la giornalista cattolica Costanza Miriano che ha pubblicato lo screenshot della disdetta del suo abbonamento sulla propria pagina Facebook, motivandola con la didascalia “non apprezzo che la Disney faccia propaganda LGBT”. Il messaggio ha scatenato una serie di reazioni contrarie (alcune delle quali anche piuttosto scomposte), oltre che la mobilitazione delle associazioni gay. A quali cartoni si riferiva la Miriano? Sono migliaia le persone cresciute con i film Disney che non hanno mai riscontrato il disagio formativo ed esistenziale di cui lei invece si lamenta.

È fuor di dubbio che chiunque possa far ciò che preferisce dei propri abbonamenti e possa scegliere in cosa investire il proprio denaro, ma è cosa ben diversa dalla gogna pubblica destinata alla comunità gay che si è tentato di mettere in piedi sui social network. Ai commenti che la accusano di induzione al suicidio (“è per colpa di quelli come te che le persone omosessuali si uccidono”) la Miriano replica serafica: “di certo chi si priva della propria vita non lo fa a causa del mio abbonamento, ma per via di una sofferenza più profonda”.

La Miriano probabilmente non sa che la sofferenza di chi viene discriminato è un muro fatto di tanti piccoli, possenti mattoni, impilati uno sopra l’altro, per anni, senza che nessuno intervenga o interrompa quella costruzione silenziosa. Uno tra questi mattoni è proprio l’espresso disprezzo nei confronti della comunità LGBT, manifestato a pie’ pari su una piattaforma social. Quand’anche la Disney avesse scelto di uniformare – o aggiungere – il colore dell’omosessualità alla propria tavolozza di successi cinematografici, qualunque protesta in merito sarebbe altamente fuori luogo, perché sarebbe solo il simbolo di un coerente adeguamento ai tempi: per anni abbiamo visto principesse che realizzano la propria esistenza soltanto sposando un principe, per anni ci siamo affezionati a protagoniste identificate col matrimonio e senza alcuna qualità di spicco, fatta eccezione per la propria bellezza esteriore, ma fino a quel momento, pare, non si è posto alcun problema.

Oggi che le principesse della Disney sono risolute, che da qualche anno a questa parte salvano intere nazioni, combattono, mostrano di essere determinanti per il lieto fine delle storie, potrebbe diventare un problema il loro orientamento sessuale. Fingere che gli omosessuali non esistano, o peggio, ostracizzarli, non porrà fine alla loro esistenza, anzi. E mentre perdiamo tempo a cercare di spiegare ai nostalgici del ’300 che la caccia alle streghe è finita da un pezzo, dovremmo o occuparci di un problema ben più serio: di recente, su Twitter, spopolano profili che nel proprio nickname riportano la dicitura “MEP”, che pare stia a significare “Minor Attracted People”, vale a dire “Persona attratta da un minorenne”. Questi utenti si proclamano fieramente attratti dai bambini. “Ogni notte faccio fantasie sul fratellino della mia fidanzata, è davvero adorabile”, si legge in uno dei tweet diffusi su internet per segnalare la presenza di questi profili ambigui. In entrambi i casi ci si affida al buonsenso degli utenti chiamati a scegliere da che parte stare, proprio come nei film. Firmare una petizione per eliminare le presunte tracce degli omosessuali dai lungometraggi animati della Disney o preoccuparsi invece di segnalare profili pedofili. Forse è davvero arrivato il momento di iniziare a scrivere favole diverse.


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