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Pier Paolo Pasolini

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ORAMAI Donato Di Poce ci ha abituati a più di un libro all’anno e, anche lui corsaro come il suo amato Pasolini, scandagliando nei territori più diversi. Dopo Artaud. Il poeta e il suo doppio, dopo il volume sulle icone pop di Mauro Rea, dopo l’antologia poetica bilingue (italiano-spagnolo) Clandestini – Clandestinos, ecco pubblicata dalle Edizione de I Quaderni del Bardo di Sannicola di Lecce in formato rigorosamente quadrato, la sua monografia sul   poeta di Casarsa.

“Pier Paolo Pasolini: l’ossimoro vivente”, continua un discorso che ha origini lontane. Lo spiega Di Poce stesso perché la scintilla si era accesa subito dopo la lettura di un libro che per lui è stata illuminante, le celebri “Ceneri di   Gramsci”.

In questa sua monografia Di Poce ci offre una sintesi dei numerosi aspetti della personalità di Pasolini: dai saggi critici alla poesia, dalla critica letteraria e di arte alla narrativa, e, ovviamente, senza trascurare il cinema e i documentari televisivi. Esiste anche un Pasolini autore di teatro, come sappiamo; un Pasolini giornalista e polemista, e così via.

Meno noto, almeno per le generazioni più giovani, è il contributo di Pasolini alla rivista bolognese Officina, e bene ha fatto Di Poce a tracciarne una breve ma essenziale sintesi.

Fondata nel 1955 su impulso di tre poeti (Pasolini, Roversi, Leonetti), il più “anziano” era proprio Pasolini nato nel 1922, Roversi era di un anno più giovane (1923) e Leonetti  di due (1924). Ad ogni modo tutti sopra i trent’anni e già nel pieno della maturità poetica ed espressiva; e soprattutto con le idee chiare: farla finita con l’ermetismo novecentesco e ingaggiando una vivace polemica contro il neorealismo divenuto ai loroocchi sempre più stanco e inefficace. Durerà solo pochi anni questa esperienza, destinata a concludersi definitivamente nella primavera del 1959, come leggerete nel volume, ma che per Pasolini resta una tappa significativa.

Di Poce ci consegna per ogni numero della rivista i materiali che il poeta bolognese pubblicherà;  alcuni di questi lavori confluiranno nei volumi di poesia come, appunto, “Le ceneri di Gramsci”, “La religione del mio tempo”, eccetera.

Di Poce ha mancato l’incontro con Pasolini (l’assassinio all’Idroscalo di Ostia cancellerà il poeta dalla scena culturale italiana nel pieno della giovinezza), ma è stato amico di uno dei protagonisti di Officina, Roberto Roversi che andava a trovare alla Libreria Palma Verde.

In via dei Poeti, dove sono stato anch’io.


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