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Raffaele Cutolo

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‘O’ professore di Vesuviano non c’è più. E’ deceduto all’età di 79 anni Raffaele Cutolo. Con una licenza elementare in tasca, figlio di un mezzadro e di una lavandaia era diventato un mammasantissima, con la costituzione della Nuova camorra organizzata. Era ricoverato nel reparto sanitario detentivo del carcere di Parma. Soffriva da tempo di numerose patologie collegate all’età e alla sua permanenza in carcere.

Negli ultimi mesi era stato costretto a due ricoveri d’urgenza a Parma lì dove è recluso, all’interno della struttura ospedaliera destinata ai ‘ristretti’. I familiari di Cutolo – le cui condanne erano ormai tutte definitive – avevano chiesto più volte la revoca del regime carcerario duro, poiché ritenevano che le sue condizioni di salute non fossero compatibili con il 41 bis. Il superboss era uno dei detenuti più anziani d’Italia se non il più anziano in assoluto al carcere duro.

La leggenda Cutolo nasce il 24 settembre 1963, quando ‘o professore (all’epoca 22enne) ammazza nel corso di una rissa Mario Viscito per un apprezzamento di troppo alla sorella Rosetta, la donna che lo ha affiancato anche anni dopo nella gestione del potere criminale.

Prima fugge, poi si costituisce dopo due giorni e viene condannato all’ergastolo in primo grado e poi a 22 anni in Appello, che comincia a scontare nel carcere di Napoli-Poggioreale. Ed è in questa galera che emerge la sua personalità e il suo carisma, quando, nelle dinamiche di relazione dei detenuti, sfida a duello il boss Antonio Spavone, una sfida con il coltello a scatto alla quale questi non si presentò.

Don Raffaele diventa così il protettore di tutti i detenuti. Nel 1970 torna libero per decorrenza termini e si occupa di contrabbando di sigarette, un business lucroso che lo mette in contatto con la criminalità pugliese e poi con le famiglie di ‘ndrangheta reggine dei Mammoliti, dei Cangemi e dei De Stefano.

Finisce nuovamente in manette nel 1971, e varca ancora il portone di Poggioreale. Qui fonda la Nuova camorra organizzata (Nco). Un modello nuovo di clan, basato sui meccanismi piramidali (picciotto, camorrista, sgarrista, capozona e santista) della mafia siciliana e della ‘ndrangheta, con affiliazione attraverso rituali di ispirazione massonica e culto della personalità del capo; ma soprattutto una concezione della malavita ideologizzata, con una ispirazione meridionalista e ribellista, dotata anche di una grossa capacità economica. E poi c’è l’organizzazione paramilitare, la base di picciotti giovani e spietati reclutati nel sottoproletariato desideriosi di riscatto e di denaro facile.

Nel 1977 la Corte di Appello gli riconosce l’infermità mentale che lo porterà nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa da cui evade l’anno dopo con una carica di nitroglicerina piazzata a squarciare le mura dell’edificio.

Dal 1995 era al regime del carcere duro. Ma la sua vita è stata attraversata anche dallo scontro con il cartello della Nuova famiglia, alleanza messa in piedi dal clan Nuvoletta di Marano per contrastare la sua ascesa economica e militare, che vedrà le strade del Napoletano bagnarsi dal sangue di decine di morti e feriti in agguati a ridosso degli anni Ottanta.

Ha costruito la sua carriera criminale incrociando misteri e fatti importanti della storia repubblicana. Nel 1981 pochi mesi dopo il suo arresto e il trasferimento nel carcere di Ascoli Piceno, l’assessore democristiano Ciro Cirillo viene rapito dalle Brigate Rosse. Il mondo istituzionale e i servizi segreti chiedono la mediazione di Cutolo riuscendo così a liberare l’assessore napoletano in cambio di ‘favori’. Anni dopo, Cutolo dichiarò che avrebbe potuto salvare anche Aldo Moro ma fu fermato da alcuni politici. Ha sempre rifiutato di pentirsi. Nella tomba porta con sé tanti misteri dell’Italia.

Morto per una polmonite associata a setticemia

«Raffaele Cutolo era ricoverato da diversi mesi nell’ospedale di Parma ed è morto per le complicazioni legate ad una polminite a cui si è associata una setticemia del cavo orale. Purtroppo era da due giorni in choc settico e non ce l’ha fatta».

A dirlo a LaPresse è l’avvocato Gaetano Aufiero, legale del boss della Nuova Camorra Organizzata.

«Le esequie – ha aggiunto il legale – si svolgeranno in forma privatissima ad Ottaviano», paese natale di Cutolo. L’avvocato Aufiero, dopo aver appreso la notizia dal carcere di Parma, ha «sentito un nipote di Raffale Cutolo – ha spiegato – e ho cercato di mandarlo a casa dalla moglie, in modo che non apprendesse della morte del marito dalla televisione, ma purtroppo – ha concluso – temo di aver fallito».


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