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Procedono le indagini sull’omicidio di Vittorio Boiocchi, capo ultrà dell’Inter; Andrea Beretta confessa di essere stato il mandante. Arrestati gli esecutori


Milano – L’omicidio di Vittorio Boiocchi, storico capo ultras dell’Inter ucciso a Milano a colpi d’arma da fuoco il 29 ottobre 2022, fu ordinato dal suo successore alla guida del tifo organizzato nerazzurro, Andrea Beretta, oggi collaboratore di giustizia dopo l’arresto per l’omicidio del boss della ‘ndrangheta Antonio Bellocco. È quanto ipotizzato dagli inquirenti e poi confermato dallo stesso Beretta, che avrebbe pagato per l’organizzazione e realizzazione del delitto 50 mila euro. I due esecutori materiali, arrestati oggi insieme ad altre quattro persone, sono ritenuti essere un uomo di 41 anni e un 30enne, entrambi italiani, rintracciati e arrestati rispettivamente in provincia di Vibo Valentia e nella città di Svetivlas in Bulgaria.

Quest’ultimo è stato bloccato dalla Polizia bulgara dopo quattro giorni di ricerche svolte con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo e su specifica attivazione della Divisione Sirene del Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia, che si è avvalsa del costante supporto del suo Esperto per la Sicurezza di stanza a Sofia. Per quanto riguarda gli ulteriori quattro indagati, la misura cautelare è stata notificata a tre cittadini italiani di 40,50 e 62 anni presso gli istituti di pena ove erano già detenuti perché tratti in arresto nell’ambito del procedimento noto come «doppia curva» e, a un 51enne italiano, arrestato nella fase successiva e a riscontro delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia.

L’omicidio Boiocchi, secondo gli inquirenti, sarebbe dunque stato ordito e condiviso, come atto strategico, nell’ambito delle dinamiche del tifo organizzato interista. In particolare, il delitto costituisce la risposta alle aspre contestazioni mosse dalla vittima sulla corretta contabilizzazione e quindi divisione dei proventi derivanti dalle attività economiche ed illecite connesse al tifo ultras.
Il provvedimento restrittivo, che contesta agli indagati anche l’aggravante della modalità mafiosa, scaturisce dagli approfondimenti investigativi condotti dalla Squadra Mobile e dalla S.I.SCO di Milano che, nell’ultima fase, sono stati finalizzati, principalmente, a raccogliere precisi riscontri alle dichiarazioni auto ed etero accusatorie del collaboratore di giustizia.

Le dichiarazioni di quest’ultimo hanno permesso, al contempo, di valorizzare anche gli elementi già raccolti nel corso delle investigazioni eseguite subito dopo l’omicidio e, successivamente, nel più ampio contesto del progetto investigativo «Doppia Curva».
Non meno complessa e significativa è stata, infine, l’attività investigativa svolta dalla Polizia di Stato nelle ultime settimane, che ha portato a localizzare uno degli indagati in Bulgaria, dove si era trasferito, assumendo già da tempo atteggiamenti tipici di chi vive in latitanza.

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