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Spesso al Sud si è di fronte non ad una classe dirigente ma ad una classe dominante estrattiva per un livello culturale medio più basso


«Segnalo che ai candidati del Pd è richiesta da sempre la presentazione del casellario giudiziario e che il codice etico del Pd esiste dal 2008». Cosi Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Ue e, sul fronte interno, della revisione delle regole di trasparenza per le candidature, polemizza con la Segretaria che vuole introdurre un codice più severo.
Che é la dimostrazione di come alla fine, considerate le situazioni di Bari e Torino , siano solo grida ripetute, sempre più rigide e sempre più inadatte allo scopo per cui sono state previste.

Le motivazioni di tale fallimento sono molteplici e diverse nelle due parti del Paese. Probabilmente nel Nord si tratta esclusivamente di alcune mele marce che vanno isolate, perché il controllo del territorio e dell’elettorato attivo in genere è più stringente.
Per il Sud la situazione è più complessa, poiché spesso si è di fronte non ad una classe dirigente, ma ad una classe dominante estrattiva.
La differenza è notevole perché la prima ha come obiettivo il bene comune, la seconda persegue invece scopi che avvantaggiano lobby o consorterie, che si vogliono proteggere ed alimentare.

Il motivo per il quale è possibile che tutto questo avvenga risiede nella scarsa preparazione dell’elettorato attivo, che stretto tra i bisogni molteplici dovuti alla mancanza di diritti, che diventano invece concessioni del potente di turno, e scarsa preparazione di base dovuta a un livello culturale medio più basso, conseguenza di una dispersione scolastica che si dimensiona sul 30% della popolazione studentesca, é propenso, in una parte, a scambiare il voto per un vantaggio qualunque, fino a venderlo per pochi euro.
La selezione non avviene sulla base di caratteristiche personali che premiano i migliori, che peraltro invece si guardano bene dall’entrare nella competizione, ed in ogni caso verrebbero respinti, quanto su caratteristiche di disponibilità al compromesso e all’adesione all’esigenze di piccoli gruppi, dai quali alla fine vengono ricattati.

In tale condizione nessuno stupore nel vedere consolidarsi famiglie politiche, spesso con vincoli di sangue, che si trasmettono pacchetti di voti nel tempo e che possono tranquillamente passare da una raggruppamento all’altro, avendo certezza che i loro voti non sono frutto di una scelta che di volta in volta può cambiare, ma un patrimonio acquisito che si portano dietro come fosse un bene ereditato.
L’espressione “quello ha i voti”, nell’indicare qualcuno che ha un consenso ampio, indica perfettamente un possesso che va aldilà di qualunque processo decisionale al momento delle elezioni: lì ha a prescindere .
I partiti nazionali spesso subiscono altre volte cercano tali presenze, che trovano di volta in volta accoglienza nei vari raggruppamenti.

E ai “satrapi” le adesioni sono utili al loro percorso personale e utilizzano i Partiti come taxi, dai quali scendere e salire, in cambio di pacchetti di voti. Essi consentono invece ai Partiti nazionali di raggiungere le percentuali di sbarramento previste, come nell’europee, oppure quel consenso necessario ad avere quei voti marginali necessari per raggiungere le maggioranze richieste in Parlamento.
Il rapporto tra Andreotti e il suo luogotenente siciliano, Salvo Lima, poi ucciso dalla mafia, che tanti problemi e processi causò allo statista italiano, è indicativo di una relazione viziosa, basata da una parte sulla concessione di mancette e non risorse vere, sufficienti per gestire i gruppi di riferimento in quelle realtà che alla fine si rivelavano dei governatorati, dall’altra ad assicurare quei voti necessari a far prevalere all’interno di un partito una corrente rispetto ad un’altra.

In tale panorama i codici etici, ripetutamente annunciati e alcune volte anche applicati, peraltro solo da alcuni partiti, vengono facilmente aggirati, perché in realtà non vanno a risolvere le motivazioni profonde delle problematiche.
Purtroppo gli interventi per un problema così complesso non sono semplici e riguardano alcuni il lungo, altri il breve termine. Nel lungo gli interventi più importanti sono quelli sulla dispersione scolastica, sul tempo pieno a scuola, ma ancora sul consolidamento dei diritti, da quello al lavoro a quello alla salute, che rendano le persone libere dal bisogno e dall’avere un padrino che li protegga, che poi coincide con quella classe dominante estrattiva, che diventa proprietaria dei voti.

A breve invece serve una iniezione di capitale umano esterno nelle realtà più disagiate, che possono avvenire con l’insediamento di Agenzie internazionali, per esempio europee, che portino professionalità diverse preparate nei territori, che funzionino da lievito per il contesto complessivo.
Operazione che potrebbe avvenire anche con lo spostamento nei grossi centri meridionali come Napoli, Palermo, Bari di sedi di istituzioni nazionali che ormai, con i mezzi tecnologici esistenti, possono tranquillamente essere spostati da Roma e localizzati in territori più periferici.
Aguascalientes é la sede dell’Istituto nazionale di statistica messicano (INEGI), non Città del Messico.

Immagino le resistenze ad operazioni di questo tipo. Se la sede di un grande Ente viene spostata dal centro di Roma in periferia, le resistenze sono enormi, immaginate cosa succederebbe se qualcuno si azzardasse di solo pensare a trasferimenti come quelli proposti.
E quali conseguenze potrebbe avere sul consenso complessivo dei partiti che si intestassero battaglie di questo tipo. Che avrebbero le reazioni pesanti delle realtà coinvolte e che dovrebbero cedere situazione acquisite, mentre non sarebbero comprese, perlomeno inizialmente, e quindi non acquisirebbero consenso, in quelle che avrebbero il vantaggio dai nuovi insediamenti.

E allora la soluzione delle grida é perfetta ed innocua in quanto non incide in nessun modo e non persegue effettivamente gli obiettivi che si dice si vogliono raggiungere.
Ma anche non fa troppo danno e non sottrae quel consenso di coloro che vengono definiti Satrapi o cacicchi, che diventa indispensabile ed irrinunciabile.


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