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Sergio Mattarella

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Sergio Mattarella, un civil servant nel senso più ampio del termine. Nonostante le 14 dichiarazioni con le quali ha ribadito di non voler essere rieletto, i moribondi di Montecitorio sono stati costretti a chiedergli di tornare al Quirinale per tenere in piedi un sistema che oggi si regge tra il riconoscimento internazionale di Mario Draghi e quello di un presidente chiamato per forza di causa a salvare lo stellone della Repubblica.

Un’ipotesi che avevamo già ipotizzato in occasione dell’ottantesimo compleanno del capo dello Stato, nel luglio del 2021. Modalità simili alla rielezione di Giorgio Napoletano, a riprova che la crisi di sistema italiano viene da lontano. Mattarella, già quando fu eletto la prima volta, si comprendeva che sarebbe stato un arbitro imparziale della infinita emergenza italiana.

Un monaco bianco di provenienza Dc. Impacciato all’inizio del mandato nel suo essere poco mediatico con lo zoppicare parole e pause mentre leggeva il messaggio agli italiani a Capodanno.  Con il passare del tempo ha conquistato la fiducia degli italiani come un novello Pertini.  

Tutti con Mattarella, anche quei Cinquestelle che con Di Maio ne avevano chiesto l’impeachment. Dopo due anni il leader grillino ha dovuto ammettere di aver sbagliato. Mattarella centro di gravità permanente. Anche quando ha risolto la crisi diplomatica con la Francia provocata dai Giamburrasca Di Maio e Di Battista solidali con i gilet gialli.  

È stato lui a mettere l’Italia nelle sicure mani di Mario Draghi conquistando nuovi consensi per Quirinale e Palazzo Chigi e il dissenso di rumorose minoranze. I moribondi di Montecitorio volevano disfarsi, sono stati costretti a tornare da Mattarella e Draghi.  

Sergio cuore d’acciaio contro Boris Johnson che all’esplodere della pandemia giustificava il numero maggiore dei contagi del Regno Unito rispetto all’Italia perché popolo che non può essere costretto a ubbidire “in modo uniforme perché amiamo la libertà”. E il presidente Mattarella rispose: “Anche noi italiani amiamo la libertà”.  

Indimenticabile icona di tutti gli italiani il 25 aprile 2020, da solo all’Altare della Patria nel pieno della pandemia. Il fuori onda dal suo barbiere in quei giorni drammatici lo elesse amico di tutti. Di moltissimi ragazzi che si scatenarono con i meme.  

Primo presidente della Repubblica siciliano. Uno cresciuto a pane e politica. Figlio di Bernardo, perenne ministro discepolo di De Gasperi. Uno tirato per la giacca da Pisciotta e cresciuto elettoralmente nel feudo mafioso di Castellamare del Golfo, patria di Cosa Nostra. Danilo Dolci, pacifista, presenterà dossier contro di lui ricavandone una condanna per diffamazione. Ben altro percorso quello di Piersanti, il fratello di Sergio. Morirà nelle sue braccia ucciso dal piombo della Cupola. Il presidente della Regione Sicilia si era messo a scrutare appalti e a chiedere conto a Roma. Sergio il professore in conseguenza di quella morte violenta ne eredita l’impegno. Sarà lui a determinare il successo di Leoluca Orlando nella trincea di Palermo.  

Sergio Mattarella è da sempre figura istituzionale di altissimo prestigio. Ciriaco De Mita gli affida compiti di pulizia i in Sicilia e anche a Reggio Calabria. Non era personaggio da politica spettacolo. Parlamentare serio e rigoroso. E’ ministro nel 1990 nella Prima Repubblica.

In quel caldo agosto per le tv di Berlusconi la sinistra Dc segna un dato storico nell’album di famiglia che la contrapporrà alla destra prossima ventura. Cinque ministri del governo si dimettono. Sergio Mattarella lascia insieme a Misasi, Mannino, Martinazzoli e Fracanzani. Pattuglia diversissima per antropologia politica ma con uomini compatti nell’attuare un clamoroso gesto molto raro nel Palazzo italiano. Ferita ormai rimarginata anche per i berluscones dei giorni nostri.  

Mattarella ha una coerente storia politica. Sartori battezzò Mattarellum la legge elettorale da lui concepita, quella che con i collegi ha dato dignità al popolo elettore. Combatte Buttiglione, apre all’Ulivo, fonda il Partito Democratico. Ha grandi intese con D’Alema come suo ministro e vicepresidente. Abolisce la naia obbligatoria e determina la scelta militare per il Kosovo. Come ministro dell’Istruzione ha introdotto i tre maestri alla scuola elementare. Poi si rinchiude alla Corte Costituzionale non rilasciando mai una dichiarazione.

Un Cincinnato chiamato per due volte al Colle senza nessun suo strepito personale. L’ultimo trionfo a Wembley per la finale agli europei. Mattarella che esulta ai rigori vincenti ed entra nella storia dell’immaginario collettivo come Pertini al Bernabeu. Come calabresi siamo molto grati al Presidente anche per aver scelto l’Istituto Nautico di Pizzo come sede dell’inaugurazione dell’anno scolastico in corso. Sergio Mattarella ora resterà al Colle per altri sette anni. I moribondi di Montecitorio non potevano altro che consegnarsi nelle sue mani e in quelle di superMario Draghi. L’anno prossimo gestirà delle complicate elezioni politiche. Buon lavoro presidente. Il presidente di tutti.


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