X
<
>

Il senatore Roberto Calderoli (Lega)

Condividi:
2 minuti per la lettura

LA BUONA notizia è che, nonostante i proclami in salsa leghista, la cosiddetta “autonomia differenziata”, si è trasformata in una sorta di scatola vuota, utile forse per piantare qualche bandierina elettorale ma, allo stato attuale, destinata ad essere un castello di carte. Merito dell’emendamento di Fdi che ha fissato un principio elementare: per ogni euro in più dato alle Regioni che decideranno di gestire in proprio una delle materie che possono essere devolute dovranno essere trasferito lo stesso importo anche ai Governatori che lasceranno le cose come sono oggi, amministrate cioè a livello centrale. Tradotto in soldoni, significa che l’autonomia, così come si sta configurando, potrebbe costare una montagna di denaro alle casse dello Stato. Non a caso, sempre nella filigrana degli emendamenti approvati nei giorni scorsi, si legge che l’operazione dovrà avvenire ad invarianza di gettito.

Una clausola di salvaguardia chiesta, si sussurra, dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, per evitare un bagno di sangue. Il risultato finale è che, prima di mettere nero su bianco uno degli accordi che lasceranno alle Regioni mano libera su materie come l’istruzione o il fisco, bisognerà trovare il modo per far quadrare tutti i conti. A cominciare da quelli dei Lep, i Livelli Essenziali delle Prestazioni, che dovrebbero essere uguali per tutti gli italiani, indipendentemente dal certificato di residenza e, sicuramente, anche indipendentemente dalla riforma autonomista. Il Comitato per la definizione del Lep è scaduto ad ottobre senza aver completato l’opera. Nessuno ha ancora capito come potrà andare avanti.

Subito dopo bisognerà definire i costi standard per i Lep, presi singolarmente o per gruppi, differenziandoli in base alla Regione destinataria. E anche qui non si capisce entro quali termini e chi farà che cosa. Una volta completati questi due step, la parola passa alle Regioni che dovranno farsi un po’ di calcoli per capire quali materie prendere. Ma, a questo punto, potrebbe scattare la “clausola di salvaguardia” dell’emendamento di Fdi, che dovrebbe riequilibrare la distribuzione delle risorse fra le regioni.

In sintesi, un bel pasticcio, che tutto sommato potrebbe anche convenire al partito dei governatori meridionali che vede nell’autonomia solo i rischi di creare, nel Paese, cittadini di serie A e di serie B. C’è solo un’incognita: la Lega, è riuscita a piazzare i suoi uomini nella tolda di comando delle istituzioni chiave che dovrebbero spingere sull’attuazione della riforma. E non è detto che cederà facilmente. Dall’altra parte, non è neanche detto che al Mezzogiorno, con l’attuale formulazione, non convenga una riforma che finalmente fissi un principio: livelli essenziali delle prestazioni effettivamente uguali per tutti, da Nord e Sud. Un’operazione che metterebbe finalmente fine a quello scippo di risorse (oltre 100 miliardi) denunciato dal Quotidiano del Sud in tempi non sospetti. Ma questo è un discorso serio, da tenere ben separato dal pasticcio leghista dell’autonomia differenziata.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE