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Siamo sull’orlo di un baratro militare globale, con conseguenze economiche e civili devastanti, e “pistolettiamo” su robette tra pitonesse, macchiettismo politico pugliese, liste per le europee segnate da nepotismo, generali e capi comici intellettuali con il solo scopo di raccattare voti. Rischiamo un’ondata di scosse telluriche senza interrogarsi sull’agenda del mondo che ci tocca e sull’urgenza non più derogabile di mandare in Europa politici all’altezza. Altrimenti chi ci rimette è l’Italia, l’interesse della sua industria, del turismo, della cultura e dell’avanguardia dell’intelligenza artificiale. Serve gente che sa che cosa è la politica e che la sa fare nell’interesse del Paese.

Dominano sul palco della scena italiana il caso della pitonessa Santanché, la candidatura del nipote del ministro Crosetto e la Puglia del cambiamento, che si era già fermata davanti alle “stazioni” nuove e vecchie di Tap e Taranto, consumata avidamente in un macchiettismo inquietante tra sceriffi da fumetto e strumentalizzazioni politiche con un sindaco (Decaro) e un presidente di Regione (Emiliano) finiti in un circuito mediatico-politico-giudiziario perverso, da sarabanda italiana. Il mondo è sull’orlo di un baratro militare, con conseguenze economiche e civili devastanti, e noi stiamo lì a “pistolettare” su queste e altre robette di tale tipo. Per salvarsi Putin chiamerà in causa anche il Padre Eterno, oltre a Kiev, americani e inglesi, tanto può spararle tutte ogni giorno di più, perché lui non risponde a nessuno e deve fare terra bruciata in Ucraina a costo anche di ammazzarli tutti per la semplice ragione che deve vincere per forza e deve farlo prima che americani, europei, inglesi reagiscono.

In Israele c’è un “pazzo”, si chiama Netanyahu, non ascolta i consigli o le intimazioni di alcuno e fa solo come è comodo per lui. In Russia pure, anzi peggio, perché il delirio putiniano ha superato ogni immaginazione anche se, soprattutto in Italia, si continua a fare finta di non capire. In America, usando mille iperboli e perifrasi di mestiere, un analista di spessore come Federico Rampini si copre dietro il paravento delle estremizzazioni, ma non esita a dire che l’alternativa è tra un “deficiente” causa età, Biden, e un delinquente di ritorno che si chiama Trump.

Sia chiaro, non siamo nati ieri, è evidente che il mix di come andranno le elezioni amministrative e quelle europee non potrà non avere ripercussioni. Se, ad esempio, i Cinque Stelle prendono il 15% alle europee e tra il 7 e l’8% alle amministrative, nel campo largo o giusto che sia qualche problema in più ci sarà. Altro problema enorme, che conferma una vecchia piaga italiana, è il criterio con cui si stanno facendo le liste per le europee che continua ad assomigliare a quello che si usa per un concorso di bellezza. Diciamo che non servono le passerelle di generali, di questo o quello del grande giornalismo o dello spettacolo, come se la politica in Europa si potesse fare con il capocomico di turno. Sono inseguiti solo per raccattare voti sfruttandone la popolarità.

Servono viceversa politici di razza, donne e uomini, che vanno in Parlamento per fare la grande politica, capaci di fare alleanze e, se necessario, azione di lobby a favore dell’interesse generale del Paese, dei grandi interessi industriali, finanziari, sociali e così via.

Sarà un bel problema anche per i Fratelli d’Italia, il partito della Meloni, che rischia di vedere quintuplicata la sua rappresentanza e avrà, quindi, difficoltà a fare scelte all’altezza visto che non ha fatto una politica di reclutamento per non scontentare i vecchi militanti. Perché se la premier italiana vuole fare la politica europea, vuole incidere nelle scelte che contano come pensano molti investitori globali, allora non basta più il suo rapporto personale con la von der Leyen ammesso e non concesso che venga riconfermata. Che ne sarà, ad esempio, della pattuglia di salviniani eletti in Europa?

Rischiamo seriamente di assistere, da qui a giugno, a un’ondata di scosse telluriche del nulla che oscura ogni riflessione della pubblica opinione che dovrebbe incalzare con i giornali e i talk show, se non fossero ridotti come sono, sui temi veri dell’agenda del mondo che riguarda l’Italia e sull’urgenza non più derogabile di mandare in Europa politici all’altezza. Altrimenti chi ci rimette è l’Italia, l’interesse della sua industria, del turismo, della cultura e dell’avanguardia dell’intelligenza artificiale e, in genere, della ricerca. Non serve candidare gente che raccatta voti, ma gente che sa che cosa è la politica e che la sa fare nell’interesse del Paese.


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