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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la sua visita in Calabria insieme al presidente della Regione Roberto Occhiuto

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Mattarella in Calabria fa riferimento all’autonomia differenziata: «Una separazione delle strade tra territori del Nord e del Sud recherebbe gravi danni agli uni e agli altri»

BASTAVA guardarsi intorno a Contrada Ciparsia di Castrovillari (Cosenza), dove sorge lo stabilimento del latte Granarolo, per cogliere il senso del viaggio in Calabria del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Festa del Lavoro. Tanta terra, in giro, a perdita d’occhio: da una parte l’autostrada Mediterranea (A2), dall’altra la Provinciale 241 piuttosto malandata e poi viottoli tratturi fino agli impianti modernissimi della Assolac/Granarolo. Ecco, par di capire che Mattarella abbia scelto questo incrocio tra agricoltura e industria, tra antico e nuovo, tra problemi e occasioni che il Mezzogiorno e la Calabria rappresentano meglio di qualunque altro pezzo d’Italia.

TERRA E TECNOLOGIA

E da qui, dallo stabilimento dove si produce il latte per tutto il Sud, ha fatto partire un discorso pieno di buon senso e di “normalità”. Un discorso in tutto e per tutto da Primo Maggio (LEGGI IL DISCORSO INTEGRALE). Ma, tra le righe, il Capo dello Stato ha lanciato qualche allarme economico, sociale e politico di non secondaria importanza. Sull’autonomia differenziata, ad esempio, mai citata direttamente. Ma a cos’altro poteva riferirsi il Presidente Mattarella quando ha detto testualmente: «Una separazione delle strade tra territori del Nord e territori del Sud recherebbe gravi danni agli uni e agli altri»?

Terra e tecnologia, dunque. E anche a Mongrassano (sempre nel cosentino) allo stabilimento della Gias che produce verdure e surgelati (la prima a fare i pomodori a tocchetti per i minestroni) Mattarella è parso quasi estasiato durante la visita a una linea di vegetali dalla terra al pacchetto ghiacciato. Quello che ha visto, nei due stabilimenti, deve averlo soddisfatto e confermato nella bontà di questa scelta per il Primo Maggio se all’inizio del suo saluto alla Granarolo, ha detto: «Un saluto alle rappresentanze sindacali e agli imprenditori che contribuiscono ad alimentare e rafforzare una filiera produttiva così preziosa per il Paese e, inoltre, per lo sviluppo della Calabria e del Mezzogiorno». E da qui il Capo dello Stato è partito per affrontare un altro tema. Di nuovo tra valori sempiterni e questioni modernissime e di grande spessore. Prima ha ricordato il valore del lavoro come elemento basilare e fondante della nostra democrazia: «Il lavoro – ha detto – è legato, in maniera indissolubile, alla persona, alla sua dignità, alla sua dimensione sociale, al contributo che ciascuno può e deve dare alla partecipazione alla vita della società».

MATTARELLA SU IA E IL RUOLO DEL SUD

Ma, partendo, appunto, da questioni che affondano le loro radici nel secolo scorso, ha spostato il tiro direttamente sulla complessa e divaricante attualità dell’Intelligenza Artificiale. Ha ricordato che il lavoro non è una merce ed è fortemente connesso con la realizzazione della personalità umana. Poi, Mattarella ha messo i piedi nel piatto della «fine del lavoro come traguardo di modernità». Ma attenzione, perché una cosa è liberare parzialmente l’uomo dalla fatica e un’altra è «sostituire l’imperfezione umana con macchine e tecnologie, sino all’intelligenza artificiale, ritenuta in grado di azzerare ogni errore».

Qui Mattarella ci è andato giù pesante prendendo decisamente posizione: non tanto contro l’IA in sé, ma contro la «falsa prospettiva» di chi pensa di rimuovere, insieme alla fatica, «l’immenso e insostituibile valore della creatività». Dunque, il Sud può essere centrale sia nella transizione tecnologica e digitale sia in quella ambientale. E qui, Mattarella, ha fatto capire di aver molto chiaro il ruolo del Meridione d’Italia anche nella complessità europea: «Deve essere decisivo – ha detto – insieme agli altri sud del continente». E per assumere un ruolo chiave in questi passaggi, va sottolineato anche il valore della complessità: un Sud fatto di occasioni e difficoltà, di punte avanzate e di tematiche ancora molto arretrate, può trarre forza dall’esperienza che si genera dal risolvere problemi e superare ostacoli più difficili di quelli che vengono affrontati altrove.

Nell’hangar della Granarolo dove Mattarella ha parlato, non si sono sentiti molti applausi (tre o quattro, forse, lungo tutto il discorso) ma l’attenzione è stata piena e tesa perché ciascuno dei presenti (lavoratori, imprenditori, donne e uomini delle istituzioni) poteva riconoscersi facilmente nelle parole pronunciate dal Capo dello Stato. Anche e soprattutto quando ha detto dell’ascensore sociale basato su lavoro e conoscenza che sembra inceppato o delle differenze salariali che ancora si evidenziano tra Sud e Nord. Ed è lì che è arrivata la frase che tutti hanno riferito all’autonomia differenziata. Frase decisamente apprezzata dagli astanti. Due le questioni alle quali Mattarella ha dedicato la parte finale del suo discorso. Entrambe a conferma della logica che sottostà a questa Festa del Lavoro calabrese e meridionalista.

La prima è stata quella dei migranti: siamo nella regione dove nemmeno un anno e mezzo fa c’è stata la tragedia del naufragio (94 vittime) di Steccato di Cutro, dove la gente ha saputo esprimere tassi altissimi di solidarietà, ma dove (come in altre aree del Meridione) esiste lo sfruttamento di chi attraversa il mare alla ricerca di una vita migliore: «Nella filiera agricola, di cui siete protagonisti – ha detto Mattarella – riveste grande incidenza il tema dell’immigrazione. Ma, in alcuni casi, aree grigie di lavoro generano anzitutto ingiustizia, insicurezza, tensioni e conflitti. E offrono spazi alle organizzazioni criminali. Vigilare, quindi, è un preciso dovere». Poi, una frase di puro buon senso, ma che molti rifiutano e respingono quando, in qualunque contesto, si parla di questi temi: «Siamo una Nazione che ha conosciuto i drammi e le sofferenze degli emigranti e avvertiamo il dovere di rifiutare di riviverli al contrario. La gestione legale dell’immigrazione rappresenta una priorità».

LE MORTI SUL LAVORO

E c’è pure molto da vigilare (qui come al Nord) sul tema gravissimo degli incidenti e dei troppi morti sul lavoro. Subito prima di Mattarella ne ha parlato la ministra del Lavoro, Marina Calderone. Mattarella ci è tornato su con forza: «Non possiamo accettare lo stillicidio continuo delle morti, provocate da incurie, da imprudenze, da rischi che non si dovevano correre. Mille morti sul lavoro in un anno rappresentano una tragedia inimmaginabile».

Insomma una vigilia del Primo Maggio calabrese non casuale ma cercata dal Capo dello Stato. L’hanno capito anche i ragazzini del coro che ha cantato l’Inno Nazionale all’ingresso del Presidente. Una di loro, Greta Marranchelli, ha consegnato a Mattarella una letterina che, a un certo punto, dice: «Noi giovani vogliamo essere il motore e la forza del cambiamento… fondato sui valori universali della legalità, dell’impegno e della cooperazione».


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