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I ministri Tajani e Salvini

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L’ULTIMO sabato di agosto si arricchisce di uno scontro tutto interno al governo, quello tra Tajani e Salvini dopo che il primo ha lanciato la sua proposta su porti e privatizzazioni: «Rilanciamo le privatizzazioni – ha detto Tajani – lo Stato ha bisogno di fare cassa».

Il ministro degli Esteri, nonché coordinatore di Forza Italia, snocciola l’idea sulle colonne della Stampa che aveva già lanciato al Meeting di Rimini: «Il mio riferimento ai porti era un esempio della necessità di riaprire un processo di liberalizzazione dei servizi nel nostro Paese, proprio come negli anni Novanta». E ancora: «In Italia c’è un problema di debito pubblico e insieme però l’opportunità di valorizzare alcuni servizi che oggi sono appannaggio dallo Stato – aggiunge – ma che potrebbero essere gestiti, ugualmente se non meglio, da un privato. Del resto bisogna cominciare a trovare delle risposte al ritorno del Patto di Stabilità, che sembra più tenere conto dei problemi della Germania che dell’Italia».

Tutto questo parlare di porti e privatizzazioni scatena la reazione di Matteo Salvini, leader della Lega e ministro delle Infrastrutture. La risposta del vicepremier di via Bellerio non si fa attendere ed è perentoria: «No, non è nell’agenda del governo». Di sicuro il duello tra Salvini e Tajani non aiuta l’azione dell’esecutivo. Non si tratta certo di una crisi di governo ma di un piccolo contraccolpo. Ragion per cui l’opposizione ne approfitta. Benedetto Della Vedova di +Europa fa notare il silenzio dell’inquilina di Palazzo Chigi: «Tajani propone una nuova stagione di liberalizzazioni come negli anni novanta, quando fu il governo Prodi a spingere per più concorrenza. Il niet di Salvini alle ipotesi sui porti, mostra una volta di più l’improvvisazione del governo sui temi dell’economia, con i due vice presidenti che si scontrano pubblicamente e Meloni che tace».

Non è dato sapere se il caso «liberalizzazioni» rientrerà o meno. Fatto sta che la questione potrebbe essere oggetto di discussione nel corso del consiglio dei ministri di lunedì o comunque il prossimo 4 settembre quando Meloni incontrerà i capigruppo di maggioranza. Un consesso che non potrà non affrontare il dossier migranti. Alle 8 del mattino l’agenzia Ansa batte un dispaccio di questo tenore: «Sbarchi senza sosta a Lampedusa, quasi 4 mila in hotspot». Maggioranza e opposizione si scontrano dunque sul fronte migranti. «Ritengo che sia necessario un nuovo decreto sicurezza già a settembre, perché l’Italia non può essere punto d’arrivo dei migranti di mezzo mondo» annuncia Matteo Salvini. «Da ministro, per aver bloccato e quasi azzerato gli sbarchi, ho vinto diversi processi. E il 15 settembre sarò a processo a Palermo» ha aggiunto Salvini, che ha chiesto un ruolo attivo dell’Europa cui si rivolge: «Dopo tante chiacchiere e chiacchiere, l’Europa deve svegliarsi, deve aiutarci, perché i confini italiani sono confini d’Europa».

Insiste la meloniana Montaruli: «Il nostro obiettivo è il blocco alle partenze». Sbotta la segretaria del Pd, Elly Schlein: «Le destre nazionaliste parlano a sproposito di immigrazione ma non si ricordano mai di salvare vite». In scia Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra: «Ecco compiuto il capolavoro del governo Meloni non fanno la guerra agli scafisti, bensì alle navi che fanno ricerca e soccorso nel Mediterraneo».


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