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Giancarlo Giorgetti, ministro dell'Economia e delle Finanze

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«SARA’ una legge di Bilancio ispirata alla prudenza e rispettosa delle regole» ha scandito il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, davanti alla platea del Forum Ambrosetti di Cernobbio illustrando la manovra. Il titolare del dicastero di via Settembre parlava ai presenti, ma si rivolgeva ai politici della maggioranza. Guai, insomma, a presentarsi nelle commissione competenti con una miriade di richieste che farebbero sballare i conti dello Stato.

«Non si deve ripetere lo stesso film degli altri anni. Siamo stati già travolti dal Superbonus» fanno notare da Palazzo Chigi. Un concetto che la premier Giorgia Meloni ripete da giorni ai suoi ministri, dai quali desidera una lista di potenziali tagli. E che ripeterà mercoledì, quando incontrerà i capigruppo di maggioranza. Quest’ultimo sarà un vertice che ruoterà intorno a due grandi questioni: la manovra finanziaria targata Giorgetti e le riforme. «La situazione è complessa da maneggiare, il tempio della velocità diventa per noi fonte di ispirazione. Abbiamo bisogno di correre di più per far correre di più questo Paese» ha detto la premier domenica all’autodromo di Monza.

IL FATTORE EUROPEE

Prudenza e responsabilità è il comandamento di via Venti Settembre e di Palazzo Chigi. Che ha fatto suo anche il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, leghista: «Non sono convinto che serva deficit in più, non sono convinto che vadano sforati gli obiettivi di debito e deficit così come sono stati indicati nel Def e come saranno indicati nella Nadef». L’ha detto ieri anche il ministro Giorgetti specificando che «stiamo lavorando a una manovra che non modifichi nessuno dei parametri europei. Anche perché ne va della credibilità dell’Italia nell’ecosistema europeo e internazionale». Tutto questo, però, se la dovrà vedere con una lunga campagna elettorale per le europee. E dunque con i partiti di maggioranza che vorranno provare a massimizzare i consensi, visto che il sistema di voto per il rinnovo di Strasburgo è di tipo proporzionale. Forza Italia, per esempio, ha due priorità: la conferma del taglio del cuneo fiscale e l’aumento delle pensioni minime.

FORZA ITALIA E LEGA

Dice Paolo Barelli, capogruppo degli azzurri a Montecitorio: «Nel primo trimestre l’Italia ha avuto le performance migliori tra i paesi dell’eurozona ed era prevedibile un rallentamento nel secondo trimestre. Noi siamo stati i primi per l’occupazione, i primi per quanto riguarda la crescita. Chiaramente, l’influenza della congiuntura internazionale, il freno sull’esportazione e sui consumi interni, hanno creato i problemi per il secondo trimestre». E ancora: «Quello che ora va fatto è dare sostegno ai redditi bassi. Insistiamo affinché per il 2024 e gli anni successivi prosegua il taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 25.000 euro e a 35.000 euro. Riteniamo che debbano anche essere detassate le tredicesime e gli straordinari, sempre per i redditi bassi. Infine, vogliamo destinare nella prossima legge di bilancio fondi per incrementare le pensioni minime. Il problema del potere d’acquisto degli stipendi viene da lontano, sicuramente è strutturale, e potrà essere risolto con la ripresa economica. Su questo punta il governo, perché se non c’è ripresa economica – ha concluso – è complicato recuperare risorse per gli investimenti».

Concetto che più o meno ripete con la stessa tonalità il centrista del centrodestra Antonio De Poli: «In vista della prossima manovra le nostre priorità sono il sostegno alle famiglie e alle imprese. Con il taglio delle tasse sul lavoro, l’incremento dell’assegno unico ai figli e le misure per contrastare l’aumento del carrello della spesa e rilanciare la nostra economia».

Poi c’è la Lega. Se Giorgetti predica prudenza, le truppe di Salvini gradirebbero sulla manovra un segnale su pensioni e flat tax.

LE TRUPPE FDI

Le truppe di Meloni usano invece maggiore prudenza sulla manovra. Aspettano gli ordini dalla var room di Palazzo Chigi. Bastava ascoltare ieri mattina la deputata Ylenia Lucarelli, fedelissima della premier: «Quella che il governo si accinge a redigere è la sua prima “vera” manovra economica. Ancora una volta, l’Esecutivo Meloni dimostrerà concretezza e pragmatismo, da un lato facendo salvo l’equilibrio dei conti pubblici, dall’altro razionalizzando l’utilizzo delle risorse per fare in modo che siano investite nel miglior modo possibile».

LE OPPOSIZIONI

La coperta è insomma corta. Eppure le richieste restano tante. Va da sé, le opposizioni aspettano di vedere cosa succederà prima con la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanzia. E poi si concentreranno sulla battaglia parlamentare da attuare nelle commissioni e in aula. Elly Schlein si dice già pronta: «Il Pd porterà avanti la battaglia sulla manovra che si presenta come un rebus di non facile soluzione per il governo: altro che prudenza, il timore dei dem è che le difficoltà nel reperire risorse possano tradursi in tagli ai servizi e alla sanità». Preoccupazione condivisa da Riccardo Magi di +Europa: «Sbaglia Meloni – dice – a fare del superbonus un alibi per non fare nulla in vista della prossima legge di Bilancio, segno che tutte le sue promesse elettorali non avevano alcuna copertura economica, nessuna possibilità di essere realizzate, nessuna attinenza con la realtà».

Ragion per cui, dice il calendiano Osvaldo Napoli, «più dei soldi da mettere in tasca agli italiani, la presidente Meloni pensi ai servizi sociali carenti che rendono la vita impossibile alle famiglie. Più sanità e più istruzione, servizi costosissimi, aiutano le famiglie meglio dei 30-40 euro in più di reddito». Tutto questo per dire che si preannuncia un autunno caldo per l’Esecutivo Meloni.


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