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L'approvazione della Nadef alla Camera

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LUNGA giornata tra Camera e Senato: è infatti il giorno del voto sulla Nadef, la Nota di aggiornamento al Documento economia e finanza. Si dice da queste parti che si tratta di «un tornante fondamentale per l’esecutivo, anche perché l’ultima volta l’esecutivo andò sotto».

Si comincia dalla Camera, poi si passa al Senato: governo guardingo, opposizioni sul piede di guerra, perché l’esecutivo ha richiesto nella Nadef all’aula lo scostamento di bilancio. I più infuriati sono i terzopolisti. Nel corso del dibattito Luigi Marattin, esperto di economia di Italia viva, solleva rilievi di incostituzionalità: «Le regole fiscali non sono una questione per tecnici e ragionieri, sono l’essenza del contratto sociale e politico. Secondo la Costituzione si può fare scostamento per gravi crisi economiche, per crisi finanziarie o per calamità. Oggi il governo ci viene a fare una richiesta di 15,7 miliardi di scostamento mentre al contempo si vanta di avere la crescita più alta d’Europa e mentre il Pil non solo non è in recessione, ma cresce più del potenziale. Si dice che l’economia sta rallentando, ma la Costituzione non dice che si può fare scostamento se rischi… Stiamo attenti quando giochiamo con la nostra Costituzione. Se passa in questa Aula il fatto che le regole, persino costituzionali, valgono fino a un certo punto allora non ho capito qui cosa ci stiamo a fare».

Rincara la dose Benedetto Della Vedova di +Europa: «Allo scostamento di bilancio si può ricorrere in eventi eccezionali e qui non ne vedo». Della Vedova non solo si dice «assolutamente insoddisfatto» e critica il governo per essere arrivato in ritardo. Ma solleva anche lui rilievi di incostituzionalità: «Avete detto che l’Italia cresceva di più di altri paesi e forse questo dipendeva in gran parte dal superbonus, ma questo documento è basato su ipotesi di crescita troppo ottimiste, anche alla luce dei nuovi accadimenti sulla scena internazionale. Voi invece fate più debito, spingete sul prepensionamento, avevate detto che ci voleva una politica seria e rigorosa sull’ immigrazione e invece anche su questo non avete fatto nulla. Se continua così – conclude il deputato di +Europa – i ragazzi di oggi tra una ventina d’anni avranno un’unica chance: quella di emigrare».

Insomma, dalle parti dell’opposizione la manovra non viene affatto condivisa. Il deputato di Avs Francesco Mari boccia senza appello la Nadef che si sta esaminando nell’Aula della Camera, prima del passaggio al Senato. Mari parla di una Nadef nata nel «segno della paura», «senza coraggio e prospettiva», mirata solo a «difendere le esigenze dei ricchi» senza ascoltare le «vere istanze dei lavoratori». Va da sé, anche il Pd è sintonizzato su queste frequenze. Segno che questa volta l’opposizione si mostra all’esterno come un moloch. «La nota di aggiornamento al Def – scolpisce Chiara Braga, capogruppo Pd a Montecitorio – si presenta debole, minimalista, rinunciataria, fortemente condizionata nei contenuti dalle promesse elettorali, incapace di indicare una prospettiva di crescita per il paese, finanziata in gran parte in deficit senza chiari indirizzi di natura economica, con segnali preoccupanti di probabili tagli alla spesa pubblica in particolare al settore sanitario e alle politiche sociali. Quella che viene prospettata con la nota di aggiornamento è quindi una legge di bilancio preoccupante. Sarà anche però la legge di bilancio della verità la prima in cui il disegno economico della destra vedrà compimento». Risposta del leghista Nicola Ottaviani: «È solo l’inizio. Perché, ricordiamo ai colleghi di Pd e 5S, la nota è solo una cornice, una descrizione di ciò che si può fare sulla scorta della normativa vigente. Siamo già al lavoro per la legge finanziaria, per proseguire il nostro lavoro a favore delle classi sociali fino ad oggi dimenticate dalla sinistra». Il dibattito va avanti su queste note, un muro contro muro che culmina con l’approvazione della nota di aggiornamento del Def con 224 voti a favore a Montecitorio.

Al Senato, che esamina in parallelo con la Camera la questione, il dibattito sulla Nadef scivola via più o meno allo stesso modo. Antonio Misiani del Pd dice: «Voteremo contro, perché si tratta di numeri scritti sulla sabbia». Patuanelli dei 5Stelle ritiene «inaccettabile che, a parte il ministro Ciriani che è appena entrato, non ci sia un ministro quando si discute di Nadef e che il ministro Giorgetti fino a questo momento non abbia messo piede in Aula». Per Raffaella Paita di Italia viva «a un anno dall’insediamento di Giorgia Meloni, i problemi del Paese non sono diminuiti ma sono, e di molto, aumentati».

Ancora più duro Giuseppe Conte: «Non possiamo condividere l’impianto, è il contenuto di una manovra economica che non preannuncia nessuna misura per la crescita e l’investimento di cui ha bisogno il paese, e non risolve neppure il problema del caro prezzi che sta affliggendo l’intera popolazione». Risposta del meloniano Guido Liris: «La Nadef non poteva essere un libro dei sogni, ma un libro della realtà, di responsabilità, di credibilità. Ogni volta che c’è una cosa gratis, c’è qualcosa che non va. E questa gratuità c’era quando avete scritto che si poteva restaurare gratis il patrimonio edilizio italiano». Anche al Senato via libera allo scostamento e alla risoluzione di maggioranza sulla nota di aggiornamento al Def. I voti a favore sono 111, quelli contrari 69. Tutto finito. Sospiro di sollievo di Palazzo Chigi. Domani è un altro giorno.


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