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Giorgia Meloni

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Il Paese non si è fermato e ha fiducia nel suo Stato. È la credibilità sui mercati del governo Meloni messa in discussione. Sarebbe un peccato se questa resilienza sull’Italia di imprese e famiglie venisse annullata dall’appannamento del giudizio sulla dimestichezza del governo con i meccanismi di mercato. Tocca alla Meloni guidare la politica economica da oggi, non da domani, sulla strada condivisa di un riformismo compiuto da conservatorismo moderno che recuperi in pieno credibilità fiscale e fiducia internazionali.

Questa grande fiducia degli italiani sul BTp Valore è senza dubbio un segnale di fiducia. Gli italiani comprano a mani basse i titoli pubblici a un livello di rendimento di certo molto alto, ma questa spiccata propensione all’acquisto conferma che gli italiani hanno un’elevata fiducia nel loro Stato. Si fidano della Repubblica italiana e corrono a comprare i suoi titoli sovrani di modo che la quota del debito detenuta dalle famiglie italiane è salita dal 7,8 al 12%.

È ovvio che corrono perché prendono rendimenti molto alti sui cinque anni con premio finale di fedeltà e la possibilità di uscire anche molto prima dall’investimento guadagnandoci molto bene. Tutto questo, però, avviene lo stesso giorno che l’osservatorio di Oxford Economics giudica negativamente la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef) del governo Meloni. Perché fa troppo deficit e questo restringe il percorso di sostenibilità fiscale. Perché questa scelta pone condizioni certe, a ogni tensione finanziaria, per cui il recupero di credibilità sarà più oneroso e restringerà ulteriormente i margini di crescita. Si parla, insomma, esplicitamente di un cambio di strategia che non giocherà a favore Italia.

Tutto questo avviene in Italia quando i grandi investitori globali non vendono, ma nemmeno comprano più i nostri BTp perché hanno deciso di stare a guardare. Vogliono vedere che cosa succede in Italia rispetto alle sbandate populiste agostane e alla dimestichezza della nostra classe di governo con i meccanismi di mercato. Soprattutto vogliono capire se proseguirà sul ciclo di riforme concordato in Europa e se riuscirà a mettere a regime la macchina pubblica degli investimenti.

Per fare in modo che la crescita sia preservata, nonostante le pesanti incognite internazionali, e venga garantita la sostenibilità del più grande debito pubblico europeo. Il dato di ieri sul BTp Valore ci dice che gli italiani hanno fiducia in questo governo mentre il mondo degli investitori crede che sia addirittura finto perfino l’obiettivo di sostanziale stabilizzazione del debito pubblico nel triennio 2024/2026 perché la discesa minima dello 0,6% è legata a un 1% di incassi da privatizzazioni nel quale nessuno crede.

Sempre nella giornata di ieri l’Istat ha comunicato che ad agosto in Italia si registra oltre mezzo milione di lavoratori in più rispetto all’anno scorso, che è in aumento l’occupazione a tempo indeterminato, che è in flessione la disoccupazione giovanile. Facciamola breve: in casa l’onda lunga di fiducia della stagione di solidarietà nazionale segnata dal governo Draghi, come abbiamo sempre pensato, continua a sviluppare i suoi effetti e il Paese non si è ancora fermato perché è convinto che la nuova Destra non fermerà il processo intrapreso.

Quello che è accaduto di abbastanza grave riguarda la credibilità internazionale del governo Meloni messa masochisticamente in discussione dalla maniera maldestra con cui si è concepita e comunicata la tassa agostana sui presunti extraprofitti bancari rimettendo in dubbio una posizione di credibilità assoluta che il nuovo esecutivo era riuscito a preservare grazie a una politica estera e di finanza pubblica apprezzate in Europa e a un lavoro silenzioso ma importante del ministro Fitto, lodato ieri anche da Mattarella, perché fa finalmente i conti con la macchina delle bugie che ha segnato la lunghissima stagione italiana della incapacità di fare investimenti pubblici.

Una stagione nella quale il Paese è rimasto stritolato nella morsa di una competizione negativa tra territori con Regioni spesso non all’altezza e l’assenza di una regia politica e tecnica a livello nazionale assolutamente indispensabili. Sarebbe un vero peccato se questa forte resilienza di fiducia sull’Italia del mondo produttivo e delle famiglie nella gestione dei loro risparmi e nella capacità di fare consumi venisse brutalmente annullata da un appannamento della guida della politica economica del governo.

Tocca ora alla Meloni prenderla in mano e guidarla in modo compiuto da oggi, non da domani, sulla strada di un riformismo da conservatorismo moderno che liberalizzi tutto quello che è liberalizzabile, facendo un piano di privatizzazioni dettagliato e credibile, garantendo la fiducia e stimolando la propensione a investire delle imprese e a spendere delle famiglie. Collocando al centro degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) il Mezzogiorno come sta correttamente facendo Fitto, ma avendo l’accortezza di saldare tutto questo in un grande accordo nazionale sulla politica dei redditi e sullo sviluppo che tenga insieme su un orizzonte lungo i ceti produttivi e le organizzazioni imprenditoriali e sindacali.

Solo un Paese che marcia unito e continua a crescere più degli altri può avere voce in capitolo in Europa nella definizione del nuovo patto di stabilità e crescita e riconquistare la piena fiducia dei mercati a partire dai grandi investitori globali. Abbiamo bisogno assoluto di conseguire il primo e il secondo risultato. Non abbiamo alternative e dobbiamo averne la piena consapevolezza perché l’aria sui mercati è cambiata e potrebbero farci pagare cara e amara la prima leggerezza.

Sprecheremmo in questo modo il capitale di fiducia degli italiani che vuole sopravvivere a tutto e a tutti. Tocca a chi governa e a tutti noi non deluderli mettendo l’interesse comune prima dei presunti dividendi politici elettorali. Perché con il rallentamento globale e l’incertezza perdurante del quadro geopolitico non sono più consentiti giochetti populisti e, tanto meno, azzardi più o meno pesanti. Questa stagione è finita per sempre.


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