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Enrico Letta

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LA DELUSIONE di Damiano dei Maneskin è stata la più forte. “Oggi è una gran brutta giornata” ha scritto sulla prima pagina che riportava il risultato elettorale, che ha capovolto la politica italiana in nemmeno 24 ore. Ma per il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, è stata, al contrario una giornata felice. In un tweet ha commentato di avere desiderio di lavorare con il governo, essendo l’Italia un alleato vitale, nonché una democrazia forte e un partner prezioso. Altri messaggi sono arrivati dalla Commissione Ue e da Vicktor Orban. Tutto questo mentre Giorgia Meloni, a mezzanotte, ha annunciato la vittoria. Enrico Letta, suo competitor, ha avviato la stagione congressuale del Pd che sfocerà a marzo, probabilmente, in un congresso. L’addio di Letta è stato punteggiato di punture di spillo chiamando in causa il leader dei 5Stelle, Giuseppe Conte che è stato responsabile “della caduta del governo Draghi che oggi porta la Meloni a Palazzo Chigi. Con tono triste, Letta ha invitato il centrosinistra a non abbandonare l’idea del campo largo e a non andare in “ordine sparso all’opposizione del nuovo governo di centrodestra”.

In un clima di incertezza, che non ha permesso di guardare al futuro, anche l’attuale ministro Luigi Di Maio è uscito di scena, ammettendo la sconfitta che non gli permette di sedersi sugli scranni del Parlamento.

Intanto, mentre in Sicilia iniziava lo spoglio per le Regionali il cui esito si rifletteva sugli equilibri nazionali, anche Matteo Salvini è apparso insoddisfatto per l’esito, o meglio per un risultato a una cifra e non a due cifre come per qualche tempo hanno lasciato intendere i sondaggi. Salvini ha confessato di essere “andato a letto in..zzato, ma mi sono svegliato caricato a molla perché abbiamo di fronte 5 anni di governo e ampi margini per recuperare. Non mi dimetto. In ogni caso, la Lega, secondo Salvini “ha pagato nelle urne il sostegno a Draghi”. Ma lo stato maggiore del Carroccio si è quindi riunito per ragionare sul crollo del partito, giù fino al 9 %. Luca Zaia, governatore del Veneto, non gli fa sconti. Ma restano le ferite, in primo luogo una caduta verticale che si porta dietro il fallimento del progetto di una Lega nazionale.

Fratelli d’Italia in Lombardia, storica roccaforte della Lega, ha compiuto un sorpasso doppiando i voti dell’alleato. Silvio Berlusconi accarezza l’idea di rientrare a Palazzo Madama, grazie al buon esito delle urne. Ma non correrà per avere un seggio, garantiscono i suoi. Anche le colleghe, un giro lungo, quello di Giorgia, iniziato quando ricevette lo 0,96 per cento. Ed un altro, front man, Carlo Calenda, ammette la sconfitta del grande centro, Terzo polo. Ma si sa che era un’operazione rischiosa. Nessuno, finora, ce l’ha fatta, malgrado la viva competizione.

Berlusconi rieletto nell’uninominale a Napoli. La nuova formazione Noi moderati- Lupi-Toti-Brugnaro-Udc arriva allo 0,89. Sul fronte opposto il Pd al Senato uninominale prende 5 milioni 195mila voti. Verdi e sinistra ne prendono 967mila. Clamoroso il caso di +Europa di Emma Bonino, che esce sconfitta, non raggiunge la soglia di sbarramento quindi il partito resta fuori dal Parlamento. La Bonino non è soddisfatta, chiederà il riconteggio dei voti. Al Senato il centrodestra ottiene 112 senatori, il centrosinistra 39 e il Movimento 5stelle 28. Alla Camera il centrodestra ottiene 235 deputati, il centrosinistra 80 e il Movimento 5stelle 51. Giuseppe Conte fissa i paletti in vista del dopo voto, dice no a Fratelli d’Italia ma è un ni al partito democratico. Nello studio di Porta a Porta, il presidente del Movimento 5stelle si è soffermato a lungo sul programma del suo partito lanciando strali verso le forze politiche di centro destra e terzo Polo che “principalmente mirano a spazzare via le leggi del Movimento, a partire dal reddito di cittadinanza”.

Ma nei 5stelle si vuole fare chiarezza su due punti. Conte dice che non era nei nostri piani far cadere il governo Draghi, volevamo solo avere una interlocuzione con il premier, ma non c’è stata questa volontà. “Noi non abbiamo tolto la fiducia, ho avvertito per tempo (Draghi) che non avremmo votato per tempo la norma sugli inceneritori”. Il secondo equivoco che Conte chiarisce riguarda le ore immediatamente precedenti la caduta del Governo quando, stando al racconto di Matteo Renzi, il Pd avrebbe offerto al movimento 5 stelle un nuovo governo che tagliasse fuori la destra. Con il Pd da allora i ponti sono stati tagliati, tanto che Conte ha precisato, da Napoli, dove si trovava che “con questo Pd è assolutamente improbabile fare un’alleanza”.

Il lessico non sempre consente di entrare nei meandri della mente. Nelle parole di questo Pd viene escluso che ci siano problemi personali irrisolti con Enrico Letta. “Ma gli errori commessi impediscono nell’immediato di fare un progetto insieme al Pd”. A seguire il ragionamento di Conte le distanze dai Dem non sembrano abissali, ma sicuramente qualcosa si sta muovendo, magari una volta concluso il congresso.


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