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Il Senato ha respinto la mozione di sfiducia presentata contro il ministro del Turismo Daniela Santanchè dalle opposizioni

«E la seconda volta che mi trovo in quest’aula per discutere di accuse giornalistiche che mi sono state mosse. Ho avuto modo già di spiegare le mie rilevazioni e non intendo entrare più nel merito su quanto esposto già con correttezza e trasparenza. Ribadisco solo che in data 5 luglio non ero stata raggiunta da nessun avviso di garanzia da parte della Procura di Milano. Anche gli organi di stampa hanno confermato che alla mia residenza di Milano è stata consegnata la proroga delle indagini in data 17 luglio. Quindi non solo ho detto la verità in Senato, ma chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Faccio fatica a capire come si possa promuovere una mozione di sfiducia nei miei confronti su fatti non attinenti al mio ruolo di ministro».

Lo ha detto il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, nel suo intervento nell’aula del Senato durante la discussione generale sulla mozione di sfiducia nei suoi confronti presentata dal Movimento 5 Stelle.

Una mozione di sfiducia che il Senato ha respinto con 111 voti contrari (favorevoli 67). La mozione di sfiducia presentata dal Movimento Cinque stelle, godeva dell’appoggio dal Partito democratico e di Alleanza Verdi e sinistra, mentre i senatori di Azione e Italia viva non hanno partecipato al voto.

Dieci i ministri presenti in Senato, tra cui il vicepremier Matteo Salvini, Raffaele Fitto, Nello Musumeci, Eugenia Roccella, Luca Ciriani, Giancarlo Giorgetti, Elvira Calderone.

SFIDUCIA A SANTANCHÈ, GLI INTERVENTI IN SENATO

Negli interventi che hanno preceduto il voto l’attacco più duro alle fila della maggioranza è arrivato dal senatore Licheri del M5s: “Se volete continuare a ridere, ridete pure, pagliacci”, ha detto, aggiungendo che “al termine della votazione resterà una ministra che allo Stato deve 1,2 milioni di tasse non pagate”. Dai banchi della maggioranza si sono levate grida di protesta. È intervenuto il presidente dell’Assemblea Ignazio La Russa che ha richiamato all’ordine il senatore Licheri: “Poteva risparmiarsi l’offesa ai suoi colleghi”. Mentre il senatore di Fdi Alberto Balboni ha replicato: “Non è con gli insulti che il M5S recupererà la verginità politica che ha definitivamente perduto. Dovevate aprire quest’aula come una scatoletta di tonno e invece nella casta vi siete integrati perfettamente”.

Durante la discussione si è registrato anche un battibecco tra il presidente La Russa e il senatore del Partito democratico Walter Verini, che nel suo intervento rivolto al ministro Santanchè ha detto: “Dà l’impressione di tenere più a se stessa che alle istituzioni. Se tenesse alle istituzioni non terrebbe inchiodato qui per ore, mentre la Sicilia brucia, il ministro della Protezione civile ad ascoltare questo dibattito”. La Russa ha richiamato Verini: “Il riferimento a dov’è il ministro non è corretto”. “Presidente – ha replicato Verini – lei è qui a presiedere, non a fare l’esegesi delle nostre interpretazioni. Lei non deve usare questa carica in modo discrezionale”.

IL CENTRODESTRA COMPATTO AL FIANCO DEL MINISTRO

È seguito poi l’intervento di Licia Ronzulli di Forza Italia: “Chi siamo noi per giudicare la colpevolezza o meno di un membro del Parlamento? Per noi solo i giudici hanno il potere di emettere sentenze”. Poi è toccato al senatore di Fdi Alberto Balboni “Il ministro Santanchè ha svolto nel migliore dei modi il suo ruolo”. Massimiliano Romeo (Lega) ha definito “un errore politico presentare una mozione di sfiducia individuale, perché con una mossa sola – ha detto rivolto ai banchi dell’opposizione – avete rafforzato il ministro Santanchè e la premier Meloni e diviso l’opposizione”. Al termine del voto che ha bocciato il voto di sfiducia nei suoi confronti il ministro del Turismo ha commentato: “E’ una bellissima giornata”.


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