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Il cardinale Matteo Zuppi

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Sull’autonomia differenziata scendono in campo anche i vescovi italiani che bocciano il progetto, per la Cei: «Mina l’unità dello Stato»


Attenti ai primati nordisti con la logica del più forte. E attenti anche al divario incolmabile con un Mezzogiorno che parte più svantaggiato. La chimera di un’Italia a più velocità s’infrange sugli scogli della differenza elevata a sistema. Che lede i principi cardine di solidarietà e sussidiarietà a livello sociale come dei singoli. L’autonomia differenziata tra le Regioni conduce a uno scenario di debolezze mascherate da improbabili volani tra Nord e Sud. È quel decreto spacca-Italia su cui insiste da sempre il nostro giornale. E contro cui si leva oggi forte e autorevole la Chiesa italiana con un inedito documento dei vescovi dedicato ai pericoli di un approccio unilaterale e privo di consapevolezza e sensibilità sociale. Al punto da ledere i capisaldi stessi di unità sui si fonda la Repubblica.

Non era mai accaduto sotto la presidenza del cardinale Matteo Zuppi che la conferenza dei vescovi italiani prendesse così radicalmente di mira un progetto politico del governo in carica. La 79esima assemblea si chiude invece con una Nota specifica interamente dedicata all’autonomia differenziata. Segno che per la Chiesa ci sono dei passaggi urgenti e ineludibili dello scenario politico. Zuppi che nella relazione di apertura dell’assemblea pure aveva fatto riferimento alle distorsioni del premierato così come delineato dalla premier Meloni soprattutto in rapporto ai poteri e alle prerogative del Presidente della Repubblica, mette qui al vaglio della Chiesa un intero capitolo della politica italiana.

AUTONOMIA DIFFERENZIATA, IL DOCUMENTO DEI VESCOVI ITALIANI

I toni del documento dedicato allo specifico dell’autonomia differenziata sono molto netti dall’inizio alla fine. L’allarme senza mezzi termini è che la riforma come si prospetta oggi “rischia di accentuare gli squilibri già presenti sui territori, tra aree metropolitane e interne, tra centri e periferie”. E tutto questo di fronte a una Chiesa alla quale “da sempre sta a cuore il benessere di ogni persona, delle comunità e dell’intero Paese”. Invece no, di fronte all’imperativo di “camminare insieme”, ci sono forze centrifughe che minano l’unità sociale ed economica.

E qui arriva la stoccata forse più dura al decreto spacca-Italia. Quando si afferma che “il progetto di legge con cui vengono precisate le condizioni per l’attivazione dell’autonomia differenziata rischia di minare le basi di quel vincolo di solidarietà tra le diverse Regioni che è presidio al principio di unità della Repubblica”. Di qui il punto cruciale su cui si appunta l’analisi dei vescovi: la sanità. È questo il settore in cui maggiormente rischiano di misurarsi le disuguaglianze. “E tale rischio non può essere sottovalutato in particolare alla luce delle disuguaglianze già esistenti nel campo della tutela della salute cui è dedicata larga parte delle risorse spettanti alle Regioni e che suscita apprensione in quanto inadeguato alle attese dei cittadini sia per i tempi sia per le modalità di erogazione dei servizi”.

IN GIOCO IL CONCETTO CARDINE DI SOLIDARIETÀ E SUSSIDIARIETÀ

In gioco c’è il doppio concetto cardine della solidarietà e della sussidiarietà. Una linea di pensiero che per Zuppi attraversa tutta la moderna dottrina sociale della Chiesa e che il presidente dei vescovi italiani riconduce a Luigi Sturzo. Nel solco del quale, secondo i vescovi, “gli sviluppi del sistema delle autonomie non possono tener conto dell’effettiva definizione dei livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali che devono essere garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale”.

E di qui l’appello della Conferenza episcopale alla classe politica per accogliere tutte le perplessità formulate su una iniziativa di bandiera del governo di centrodestra dagli esiti purtroppo prevedibili se non attuato secondo un adeguato sistema di pesi e contrappesi. Il cardinale Matteo Zuppi, da presidente dei vescovi italiani voluto da papa Francesco, sa essere mediatore accorto tra le varie anime della Cei. Ma ugualmente ha lo sguardo lungo del riformatore. Da arcivescovo di Bologna accettò di buon grado di partecipare a dibattiti promossi da Rifondazione comunista. Prima di lui nessuno. Ora il suo sguardo sempre attento alle questioni sociali si è concentrato su una questione chiave dei rapporti Nord-Sud quale l’autonomia differenziata. I vescovi sono vere e proprie antenne sul territorio e dal Mezzogiorno si sono levate quelle preoccupazioni che hanno indotto la Conferenza episcopale con il suo presidente ad assumere una posizione così netta.

C’è da credere che questi temi risuoneranno anche alla 50esima Settimana sociale dei cattolici dal 3 al 7 luglio a Trieste dove si avvicenderanno il presidente Mattarella e papa Francesco. Ma di sicuro l’altolà dei vescovi sull’autonomia differenziata delle Regioni non potrà passare inosservata ai pasdaran della riforma.


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