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Un momento del dibattito ieri a Catanzaro

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L’ULTIMA occasione. Un nuovo piano Marshall. Un treno che non passerà più. Si sprecano le aggettivazioni su quello che può rappresentare, per il Mezzogiorno, il Pnrr. Ma queste affermazioni roboanti si scontrano contro lo scetticismo dei cittadini meridionali che ogni giorno si confrontano e scontrano con la loro Pubblica Amministrazione ancora di stampo ottocentesco.

Il punto allora è come impedire che questa opportunità si trasformi nell’ennesima occasione persa. Come evitare quanto già successo in Calabria, regione in cui nonostante la pioggia di quattrini inviati dall’Europa sin dagli anni ‘80, non si è mai riusciti a spostarsi dalla zona “Obiettivo 1”. Ne hanno discusso ieri a Catanzaro industriali, sindacalisti, studiosi e politici nel convegno organizzato da “Open Calabria”, think tank economico locale e dalla Banca Centro Calabria.

I saluti sono stati affidati proprio a Giuseppe Spagnuolo, presidente della Banca centrale il quale ha spiegato il ruolo che vogliono svolgere gli istituti di credito in questa fase. Il Sottosegretario per il Sud, la grillina Dalila Nesci, collegata da remoto, fa un gran sfoggio di ottimismo e rivendica le scelte politiche che sottendono il Pnrr di casa nostra. «Il Pnrr – ha detto – offre grandi opportunità in particolare alla Regione Calabria e a tutte le Regioni del Mezzogiorno. Da quando si è insediato, il ministero per il Sud ha voluto fare un’operazione vera di trasparenza sulle risorse che dal Pnrr devono andare al Sud Italia, con un monitoraggio costante, perché il governo e in particolare il ministero ha voluto un’ esplicitazione di una quota Sud del 40%. La cifra non è affatto una prescrizione europea, ma è stata una vera e propria scelta del governo italiano e in particolare del ministero per il Sud, che fin da subito ha capito che bisognava innestare un percorso di monitoraggio affinché anche nella prossima legislatura nessuno possa toccare questa quota al Sud, e penso che su questo campo anche a livello politico si ritroveranno tutti i partiti».

Ma se l’obiettivo è più che condivisibile, di buone intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno nel senso che come spiegato da Luca Bianchi, direttore della Svimez, il quale, senza mezzi termini, ha detto che il Pnrr ha bisogno di adeguati correttivi. Due in particolare. «su due temi». «Il primo, principale – ha detto Bianchi – è quello della ridistribuzione delle risorse per investimenti sui servizi, penso agli asili nido, alle palestre, agli ospedali: qui – ha sostenuto il direttore dello Svimez – il meccanismo competitivo, nel quale vengono messi in concorrenza i Comuni, rischia di sfavorire molto le aree più deboli del Paese, come la Calabria che ha tanti Comuni piccoli e senza uffici di progettazione, e questo non può essere pagato dai cittadini del Mezzogiorno. E quindi occorre introdurre dei correttivi che superino questo meccanismo competitivo e garantiscano effettivamente la realizzazione del territorio e la destinazione del 40% delle risorse. L’altro è il tema delle imprese: dalla nostra analisi risulta che nei trasferimenti alle imprese al Sud va appena il 20% delle risorse, questo perché mancano politiche industriali, manca un investimento chiaro sulle Regioni del Mezzogiorno, a esempio nella logistica e nell’agroalimentare».

Il problema della capacità di reazione dei nostri enti locali è il classico elefante nella stanza, indicato anche dal presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara. «Sul Pnrr gravano al momento due gravi incognite, una di carattere regionale, l’altra di carattere nazionale ma di derivazione internazionale. L’incognita di carattere regionale deriva dal fatto che continuiamo a nutrire dubbi sulla capacità del nostro apparato amministrativo  di sapere mettere a terra e bene le misure, ricordando che le misure territorializzate cubano 3,7 miliardi. In questo confidiamo e speriamo che la piattaforma messa a disposizione dalla Funzione pubblica possa essere un supporto progettuale alle amministrazioni, soprattutto periferiche, dobbiamo poi capire come Fincalabra affiancherà le amministrazioni locali e come i contributi erogati potranno effettivamente fornire un aiuto. Poi – ha ricordato il presidente di Unindustria Calabria richiamando anche il precedente intervento di Sergio Magarelli, direttore della sede di Catanzaro della Banca d’Italia – c’è la grande incognita della guerra, che ha determinato un aumento sproporzionato dei prezzi delle materie prime e anche la mancanza delle stesse, per questo bisogna fare necessariamente una revisione dei prezzi, delle varianti in corso d’opera per le opere appaltate e degli investimenti previsti sulle opere da appaltare, perché altrimenti si rischia che  buona parte delle opere non sia realizzata».

Infine, Francesco Aiello, docente dell’Unical e promotore di “OpenCalabria”: «In Calabria arriveranno da qui a qualche anno 10-11 miliardi di euro, una quantità di denaro impressionate, ed è un’occasione unica per la Calabria di invertire il trend di decrescita che stiamo osservando da circa 50 anni. Un’occasione unica, direi “ora o mai più”: se non la sfruttiamo in maniera efficiente lo faranno gli altri e saremo destinati a restare in una condizione di permanente sottosviluppo. Quali obiettivi – ha aggiunto Aiello – porsi da qui a qualche anno? Garantire la frizione di servizi pubblici di qualità ed efficienti, comparabili a quelli delle altre regioni, quindi trasporti, sanità, verde pubblico efficienti. Poi si può fare molto altro, creare le condizioni affinché le imprese si collochino sui mercati in modo competitivo. Stiamo discutendo molto sulla capacità delle amministrazioni: la partecipazione dei Comuni è bassissima in questo momento, c’è una difficoltà a rispondere in maniera efficace e in tempi brevi alla complessità dei problemi, per una responsabilità probabilmente congiunta sia per la complessità dei temi del Pnrr sia per responsabilità degli enti locali che ancora non sono attrezzati adeguatamente».

All’incontro non ha partecipato, per sopraggiunti impegni istituzionali, il presidente della giunta regionale della Calabria, Roberto Occhiuto. In sua rappresentanza c’era però l’assessore al Personale della Regione Calabria, Filippo Pietropaolo. «I fondi del Pnrr che pervengono alla Regione – ha spiegato – riguardano solo alcune opere. La maggior parte delle risorse (tipo quelle per l’Alta Velocità o per la statale 106) sono gestiti a livello ministeriale e il resto vengono destinati ai Comuni. E’ necessario che la Regione e gli enti locali che sono destinatari naturali del Pnrr facciano rete. La Cittadella regionale deve fungere da supporto per tutti i Comuni che hanno bisogno di sostegno e competenze per partecipare a questi bandi. E’ un momento molto delicato quello che stiamo vivendo. In più c’è il problema della ‘ndrangheta, ma di quello si occupano magistratura e forze di polizia. Noi abbiamo il compito di essere vigili». Insomma la sfida è appena partita. Se non ora, quando?


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