X
<
>

Un momento della manifestazione in piazza del Popolo a Roma

Condividi:
5 minuti per la lettura

Ed è arrivato il giorno del primo sciopero generale, indetto da Cgil e Uil. Solo di 4 ore, come da previsioni. Trasporti fermi dalle 9 alle 13. Stesso orario di stop per ferrovie, trasporto marittimo e merci ferroviarie. Occhi puntati sul palco di piazza del Popolo a Roma. Titolo: “Adesso basta”. L’obiettivo, nemmeno tanto velato, è la spallata al governo di Giorgia Meloni.

«Noi siamo qui – dice Maurizio Landini, segretario della Cgil – perché rappresentiamo la maggioranza di questo Paese, di chi paga le tasse e con il lavoro tiene in piedi il Paese e che oggi non viene ascoltato da questo governo: in questo modo il governo sta portando a sbattere il Paese e noi non lo permetteremo». E ancora: «Siamo noi che con le nostre tasse paghiamo gli stipendi anche a chi è in politica e nel governo».

«CONTINUEREMO A OLTRANZA»

Alla luce dei duelli degli ultimi giorni, Landini viene preso d’assalto dai cronisti che gli domandano se sia una piazza contro Salvini: «Io non personalizzo. Non ci vuole molto a capire che se il diritto di sciopero è stato inserito in Costituzione vuol dire che è il diritto di ogni cittadino. Quando lo metti in discussione non stai facendo una cosa contro il sindacato o contro i sindacalisti, ma contro i cittadini».

Su queste basi Maurizio Landini e la Cgil non hanno intenzione di fermarsi: «Noi continuiamo finché non portiamo a casa i risultati. La risposta che c’è oggi in questa piazza dimostra che non il sindacato, non Landini o Bombardieri, ma le persone non vogliono rinunciare alla democrazia e ai loro diritti. Se il governo è capace di ascoltare, allora cambi idea, smetta di fare cavolate e ritiri la precettazione e finalmente apra la trattativa anche con noi che stiamo avanzando proposte per migliorare questo Paese. Se pensa di non ascoltarci, noi continueremo fino a che non otterremo risultati».

La risposta non c’è stata ma «è stata importante», come tengono a far sapere dall’ entourage di Landini. Non a caso il segretario della Cgil scolpisce queste parole: «Tutte le piazze sono strapiene come non si vedeva da anni. Questa giornata è la risposta più bella, forte, intelligente e più ferma che potevano dare a chi ha pensato di precettare e mettere in discussone il diritto di sciopero. Questo è un vero e proprio attacco alla democrazia».

«RISPOSTA DI DEMOCRAZIA»

E la risposta è strettamente connessa all’azione dell’Esecutivo. Che vuole riformare la Costituzione introducendo l’elezione diretta del presidente del Consiglio, una mossa che dalle parti del sindacato viene definito come un vero attacco a 360 gradi alla Carta costituente: «Anziché cambiare la Costituzione, la devono applicare. Quelli che oggi vogliono cambiarla sono gli stessi che non hanno contribuito a costruirla. E non permetteremo a nessuno di ridurre gli spazi di democrazia».

Per non parlare, insiste Landini, della manovra finanziaria: «La legge di Bilancio contiene delle porcherie e il governo non è stato capace di rispettare una delle promesse fatte».

In scia con le parole di Landini, il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri: «Questa piazza è una risposta democratica di persone che soffrono, che hanno pagato per essere qui. È una risposta di democrazia a chi fa il bullo istituzionale. Bisogna avere rispetto dei lavoratori».

Anche Bombardieri prende di mira il vicepremier leghista: «Salvini, guarda questa piazza, studiala bene, porta rispetto a chi sta qui e paga con una giornata di lavoro. Chi sta qui non fa weekend lunghi, c’è gente che lavora quando lei fa i fine settimana. Se volete sindacati silenziosi avete sbagliato indirizzo, le persone che sono qui non si piegano, non hanno paura».

Lo scontro degli ultimi giorni ha certamente acuito la distanza tra Salvini e il sindacato. Sindacato che, nel corso della mattina, aveva fatto sapere al leader leghista che alla fine la legge di Bilancio non fa altro che peggiorare la legge Fornero.

IL MISTERO CONTE-SCHLEIN

«Ma il ministro Giorgetti ha spiegato al suo segretario di partito cosa ha deciso sulle pensioni? A lui che è andato davanti a casa della Fornero, Giorgetti faccia vedere qualche tabella, gli spieghi la differenza fra sistema misto e sistema contributivo. Se necessario, faccia qualche disegnino, magari mettendo accanto i post elettorali fatti dalla Lega sulle pensioni e, visto che si trova, inviti anche la presidente del Consiglio, le spieghi cosa è successo con Opzione donna».

A un certo punto a piazza del Popolo esplodono due bombe carta. Paura fra la folla che cerca di raggiungere il perimetro della piazza. Nessun ferito, però. Sospiro di sollievo.

Sia come sia, sulle note di “Bella Ciao” si conclude la manifestazione, che soddisfa gli organizzatori per la «grandissima partecipazione». Bombardieri parla di «almeno 60mila a piazza del Popolo, considerando che molte persone sono rimaste fuori». E aggiunge che «in tutte le piazze la manifestazione è ben riuscita».

Grandi assenti: Giuseppe Conte ed Elly Schlein. C’è un velo di mistero attorno alla loro mancata partecipazione. Anche perché salta la saldatura tra una piazza che si può ascrivere al centrosinistra e i partiti che più rappresentano il fronte progressista.
I due leader, dunque, si tengono lontani. E perché? La prima ragione – filtra da ambienti parlamentari – è che quella della Cgil non è una manifestazione, ma uno sciopero. Da qui la vecchia regola in base alla quale bisogna sempre rispettare l’autonomia del sindacato.

Eppure la ragione più sottile e più significativa rimanda a un’altra questione: tenersi lontano dalla piazza significherebbe smontare la narrazione «di un Landini federatore del campo largo». Più chiaro di così.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE