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Eureka, operazioni anche a Milano e Genova, colpite cosche Morabito di Africo e Nirta-Strangio di San Luca, interessi dall’America all’Europa

«Un’operazione senza precedenti che ha registrato la più ampia cooperazione tra autorità investigative, un risultato che rende il sistema giudiziario italiano partner affidabile a livello mondiale e dimostra che è possibile fare attività di contrasto alle mafie a tutto campo a livello internazionale».

Sta nelle parole del procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, il senso dell’operazione “Eureka” con cui la Dda da lui guidata e i carabinieri hanno eseguito provvedimenti cautelari a nei confronti di 108 persone, 85 delle quali finite in carcere, con cui sono state colpite le cosche dell’area dell’Aspromonte Nirta-Strangio di San Luca e Morabito di Africo ed è stata fatta luce su un traffico internazionale di stupefacenti dall’Australia al Sudamerica.

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Ma l’inchiesta è collegata a quelle della Dda di Milano, da cui verrebbe fuori che il capoluogo lombardo era la capitale della cocaina, e della Dda di Genova, che hanno arrestato rispettivamente 38 e15 persone. La Dda di Reggio, in particolare, ha disposto anche provvedimenti di sequestro preventivo di società commerciali, beni mobili e immobili del valore per circa 25 milioni di euro, localizzati in diversi Paesi Europei. Eurojust ha assicurato il massimo supporto operativo, grazie ad un costante raccordo con le autorità giudiziarie belghe e tedesche che hanno eseguito rispettivamente 15 e 24 provvedimenti restrittivi.

OPERAZIONE EUREKA, INTERESSI NELLA DROGA DALL’AMERICA ALL’EUROPA

«Sequestri in tutta Europa, decine di tonnellate di stupefacenti, decine di milioni di investimenti dei profitti illeciti sulla ristorazione, gelaterie, beni di lusso, attività di autolavaggio e commerciali in Francia, Portogallo e Germania», ha detto il procuratore di Reggio, nel corso di una conferenza stampa in cui sono state illustrate le modalità con cui le cosche si rapportavano a organizzazioni paramilitari colombiane del cartello del Golfo.

«Si acquistava la cocaina pagando 7mila dollari al chilo per rivenderla senza limiti di prezzo, oppure in fase di commercializzazione lucrando sulla differenza rispetto al prezzo imposto». Le tre consorterie, anche in sinergia tra loro, gestivano un canale di importazione di droga dal Sud America all’Australia, dove il prezzo di vendita è sensibilmente più alto rispetto al mercato europeo.

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La droga arrivava nei porti Gioia Tauro, Anversa e Colon, attraverso cui sono state movimentate circa 23 tonnellate di cocaina per flussi finanziari di oltre due miliardi e mezzo di euro. Luce anche su un traffico di arsenali: i gruppi criminali smantellati avrebbero offerto un container di armi da guerra, da approvvigionarsi tramite non meglio identificati pakistani, a un’organizzazione paramilitare brasiliana che, in cambio, avrebbe spedito ingenti quantità di stupefacente presso il porto di Gioia Tauro.

SVELATO IL RUOLO DI ROCCO MORABITO ARRESTATO IN BRASILE

L’inchiesta avrebbe accertato l’operatività di un “locale” di ‘ndrangheta a Bianco, ma soprattutto avrebbe svelato il ruolo di Rocco Morabito detto “Tamunga”, l’ex super latitante arrestato in Brasile nel maggio 2021, e fatto luce sul circuito dei fiancheggiatori.

Il membro nazionale italiano di Eurojust, Filippo Spiezia, ha evidenziato che «Eureka è la più importante operazione fin qui conseguita a livello internazionale, si conferma quanto la Commissione europea ha detto riguardo al crimine organizzato transnazionale quale principale minaccia alla sicurezza dei cittadini europei».

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Impressionanti i numeri: 155 le persone coinvolte, con 24 provvedimenti giudiziari emessi dal Belgio, 6 dalla Germania, 23 mandati di arresto europeo tra Germania, Belgio, Francia, Spagna, Portogallo, Slovenia e Romania. «La condivisione di Eurojust – ha detto ancora Spiezia – ha permesso di incidere sul modello di business criminale, colpendo le proiezioni economiche delle organizzazioni coinvolte. Questo conferma che l’unica risposta possibile consiste nel rafforzare la coalizione internazionale».

OPERAZIONE EUREKA, NON SOLO AMERICA ED EUROPA: «MILANO MI SPETTA DI DIRITTO»

Ma i riflessi erano anche sul territorio lombardo. «Milano mi spetta di diritto», avrebbe detto con tono tronfio, il 20 giugno 2021, il trafficante di stupefacenti latitante in Costa d’Avorio Bartolo Bruzzaniti, al centro dell’inchiesta lombarda. Ritenuto esponente della cosca di ‘ndrangheta dei Morabito e al vertice di un’associazione a delinquere in Lombardia in grado di muovere con i suoi camion centinaia di chili di droga al mese dal Nord Europa dopo averli acquistati dai broker napoletani Raffaele Imperiale e Bruno Carbone, solo le quantità di sostanza sequestrata nel corso delle indagini dalla Guardia di Finanza – poco meno di una tonnellata di droga – sarebbe valsa secondo gli inquirenti oltre 20 milioni di euro.

La frase sul controllo del mercato della droga nel capoluogo lombardo è riportata dalla gip Stefania Donadeo ed emerge non da un’intercettazione telefonica ma da una chat criptata con il servizio SkyEcc, uno dei meccanismi di comunicazione anonima preferito dai “signori della droga” in tutto il mondo. Bruzzaniti sarebbe in possesso di almeno sette dispositivi di comunicazione criptata e parla con l’acronimo di “Paris” a un interlocutore chiamato “McQueen”.

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QUINDICI ARRESTI ANCHE A GENOVA

Ma ci sono anche gli arresti di 15 indagati (tra questi due di origine croata e serba, rispettivamente referente del sodalizio dimorante in Colombia ed intermediario in Italia tra l’organizzazione indagata ed i fornitori sudamericani) eseguiti dai carabinieri e dalla Dia di Genova. Gli indagati sono accusati di aver fatto parte di una associazione per delinquere, diretta da Pietro Fotia e Rocco Morabito, operativa anche in Liguria e finalizzata all’importazione di stupefacenti dal Sud America e dalla Spagna.

«Con le misure coordinate in tutta Europa, le forze dell’ordine hanno inferto un duro colpo alla ‘ndrangheta» ha detto, non a caso, la ministra dell’Interno tedesca, Nancy Faeser. «Queste misure fanno parte della lotta coordinata a livello internazionale contro questo gruppo di criminalità organizzata. I raid rappresentano una delle più grandi operazioni finora condotte nella lotta alla criminalità organizzata italiana – ha detto ancora Faeser, aggiungendo che – uno smantellamento attivo e sostenibile delle strutture criminali è alla base della nostra strategia di lotta alla criminalità organizzata».


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