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A rischio sicurezza, a rischio igiene, a rischio incendio. E senza gli accorgimenti per il superamento delle barriere architettoniche. Parliamo ancora una volta delle scuole italiane. Anzi, delle scuole del Sud. Che, secondo i dati del XVII Rapporto di Cittadinanzattiva – presentato questa mattina a Roma alla presenza del neo Ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti – sconterebbero uno stato di manutenzione a dir poco allarmante. L’abitabilità, per esempio. Che significa accessibilità e salubrità di un edificio, comfort, risparmio energetico, antinfortunistica, sicurezza degli impianti presenti all’interno. Ebbene, tutta questa documentazione è presente al Nord nel 63% delle scuole, al Sud solo nel 15%.

IL GAP COSTANTE

Le cose non vanno meglio con i dati relativi alla certificazione della prevenzione incendi, che nelle regioni del settentrione raggiunge il 64%, mentre nel meridione è appena il 17%. Tanto che per questa documentazione è stata decisa, l’8 agosto scorso, la proroga al 31/12/2019 per gli asili nido e al 31/12/2021 per tutti gli edifici scolastici.

È bene ricordare, a questo proposito, lo stanziamento di 114 milioni di euro adottato nel febbraio di quest’anno con il decreto del Miur che stabilisce la ripartizione della somma tra tutte le Regioni (tranne il Trentino Alto Adige) per l’adeguamento degli edifici scolastici alla normativa antincendio. Gli interventi finanziati sono finora 2.279, ma lo stato di attuazione è fermo alla registrazione agli organi di controllo. Pessime notizie anche per l’agibilità igienico-sanitaria: a fronte di un 67% di certificazioni al Nord, il Sud crolla al 15% di scuole in possesso della relativa attestazione. Parliamo di accumulo di polveri – causa di allergie e asma infantile – di imbrattamenti, rifiuti non rimossi, tracce evidenti di sporcizia.

LA RELAZIONE ONU

Proprio riguardo questo aspetto, l’ultimo Rapporto alle Nazioni Unite redatto dal Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza mette in evidenza come l’inquinamento delle aule scolastiche non dipenda solo da agenti atmosferici esterni, ma anche dai materiali di costruzione dell’edificio scolastico, dall’arredamento, dalle sostanze usate per la pulizia e la manutenzione degli edifici. Mentre l’Onu, nelle Osservazioni 2019, raccomanda all’Italia che «gli ambienti scolastici siano accoglienti e sicuri», indicando la necessità di «provvedere alla manutenzione costante degli edifici scolastici fatiscenti».

Come ricorda Cittadinanzattiva, del resto, la sicurezza scolastica va tutelata e garantita come diritto fondamentale richiamato dalla Costituzione, dalla Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e dalla legislazione nazionale a tutela dei minori e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Non solo. Riguardo la propria incolumità «i minori hanno diritto a un’informazione per loro comprensibile. Le istituzioni competenti all’adozione degli atti rilevanti in materia di sicurezza ne devono quindi predisporre una versione in un linguaggio adeguato all’età degli studenti coinvolti».

BARRIERE ARCHITETTONICHE

Altro triste capitolo, per le scuole del Sud Italia, è quello delle barriere architettoniche. Mancanza di rampe di accesso e ascensori, porte troppo strette, assenza di un servizio igienico per disabili: secondo lo stesso Rapporto, se in Italia risulta ancora inaccessibile quasi una scuola su tre, il record negativo spetta di nuovo al meridione. Dalle ultime rilevazioni del Miur (dati 2015), infatti, risulta che, a livello nazionale, il 29% delle scuole non ha ancora adottato accorgimenti per superare le barriere architettoniche, ma con punte dell’84% in Calabria, del 51% in Sicilia e del 50% in Campania.

Solito capovolgimento al Nord: in Valle d’Aosta le barriere architettoniche riguardano solo il 3% delle scuole, in Piemonte il 12%, in Veneto il 13%, in Friuli Venezia Giulia il 14%. Di nuovo, interviene l’Onu. E riguardo i minorenni con disabilità, raccomanda al nostro Paese di adottare «standard nazionali minimi sull’educazione (…) relativi alla qualità dei servizi», non senza ribadire la necessità del superamento di qualunque forma di discriminazione o disuguaglianza nell’accesso all’istruzione, legato anche a fattori strutturali e ambientali.

ESCLUSIONE E RISORSE

E ciò alla luce del fatto che ancora troppi bambini e adolescenti, in grandissima parte al Sud, sono ingiustamente esclusi da opportunità formative a causa di ostacoli economici e quindi strutturali e ambientali. La sentenza n. 2023/17 del Consiglio di Stato – solo uno dei tanti provvedimenti giudiziari in materia – sottolinea invece come tra i diritti degli studenti con disabilità e la ristrettezza di risorse pubbliche, siano i primi a dover prevalere. Ed è proprio sulle risorse pubbliche che qualcosa in più, oltre i numeri, va detta. Se è un fatto che il Sud per decenni è stato meno sensibile del Nord riguardo il tema dell’edilizia scolastica, pur avendo il patrimonio peggiore d’Italia, innanzitutto lo è stato come classe dirigente. E lo è stato finché questi temi non sono tornati ad essere fondamentali per la politica nazionale.

Solo due anni fa la Calabria ha chiesto attraverso i “Patti del Sud” di sbloccare ben 150 milioni di euro per l’edilizia scolastica. Comuni e Province, d’altro canto, si sono spesso trovate a gestire una doppia interlocuzione, con la Regione e con il Ministero, a tutto svantaggio di quella parte di attuazione che più avrebbe guadagnato dal decentramento e dalla sussidiarietà.

IL NODO DEI BANDI

Una ulteriore riflessione proviene da molte amministrazioni locali del Sud – dai loro tecnici soprattutto – e riguarda lo strumento del bando, scelto più frequentemente per stanziare fondi sul capitolo scuole. Strumento non sempre verosimile, visto che – secondo gli addetti ai lavori – metterebbe in concorso tra loro realtà ugualmente bisognose. Con il risultato che a vincere, spesso, non sarebbe l’ente pubblico messo peggio, ma quello più provvisto di risorse umane competenti e già fornito di una capacità di spesa in grado di affrontare i costi della partecipazione stessa al bando. Poco o nulla a vedere con il Sud.


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