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La verità è che, a mio modesto avviso, l’Italia tutta potrebbe vivere di turismo. Siamo culla di letteratura e crocevia di così tante culture che la nostra economia potrebbe reggersi quasi esclusivamente sui proventi dei nostri siti archeologici e dei nostri musei. O meglio, così sarebbe se, ancora una volta, decidessimo di investire seriamente in questo settore. Si stima, infatti, che il nostro Paese concentri – a seconda della definizione di Patrimonio culturale – dal 60% al 75% di tutti i beni artistici esistenti in ogni continente. Immaginate quindi, se sfruttata adeguatamente, quanta ricchezza potrebbe portare nelle pubbliche casse la valorizzazione del nostro patrimonio culturale.

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Certo è che, finché le code ai musei rimarranno bibliche a causa della carenza di personale, finché la salvaguardia del patrimonio artistico sarà rimessa al buon cuore (rispetto al quale ritengo lecito nutrire dei dubbi) degli investitori privati, finché lasceremo che l’incuria riesca laddove hanno fallito i terremoti e l’ineluttabile scorrere dei secoli, non faremo grandi passi avanti. Mi permetto comunque di essere leggermente più ottimista rispetto al passato: il 27 novembre scorso l’Istat ha diffuso il report per il movimento turistico in Italia rispetto dell’anno 2018 e i dati lasciano decisamente ben sperare. Rispetto al 2017, i flussi turistici globali sul suolo nazionale sono aumentati del 4,0% in termini di arrivi (quasi 5 milioni in più) e del 2,0% in termini di presenze (8,2 milioni di notti in più). Le presenze sono in crescita per gli esercizi alberghieri (+1,6%), ma soprattutto per quelli extra-alberghieri (+2,7%). Eppure, per dovere di cronaca, sono costretta a suonare la nota stonata: alcune Regioni del Centro e del Sud hanno un bacino di attrazione quasi esclusivamente nazionale tra cui il Molise (92,0% di presenze di clienti residenti sul totale regionale), la Basilicata (88,6%), l’Abruzzo (86,3%), le Marche (82,2%), la Calabria (77,8%) e la Puglia (76,6%). Una caratteristica del Meridione? Non direi, dal momento che spicca l’esempio della meravigliosa Napoli, all’undicesimo posto in graduatoria e al primo tra le città del Sud con circa 3,7 milioni di presenze, pari allo 0,9% di presenze sul totale nazionale, e in crescita del 13,6% rispetto al 2017. Certamente non si tratta di un merito dovuto al caso quanto, piuttosto, alla serie di investimenti che sono stati fatti per portare la città al suo antico splendore e per riqualificarla.

Non possiamo certo dire che, ad attrarre i turisti, non contribuisca anche la sua nuova e formidabile metropolitana la quale, in quanto a estetica, nulla ha da invidiare all’architettura della famosa Piazza del Plebiscito. Non possiamo neanche ignorare il ruolo fondamentale giocato nel turismo partenopeo dalla possibilità di raggiungere Napoli con una serie infinita di mezzi tra cui l’alta velocità. Amo Napoli e l’ho sempre amata ma non posso dire che molti altri splendidi luoghi del Meridione siano da meno. E allora qual è la differenza tra Napoli e il resto del Sud? Principalmente la mancanza di collegamenti che rendano le restanti Regioni del Sud accessibili quanto la Campania e, in secondo luogo sebbene non per importanza, la mancata pubblicizzazione delle meraviglie che si nascondono (è proprio il caso di dirlo) in Sicilia, in Puglia, in Basilicata o in Calabria. Rilevante in proposito, sulla scia della città campana, è il fenomeno di Matera: eletta Capitale europea della Cultura per il 2019, la città ha cominciato a vedere i prodigiosi effetti del titolo già dal 2018, con arrivi complessivi negli esercizi ricettivi oltre la quota delle 614 mila presenze, un incremento di quasi il 20% rispetto al 2017 secondo l’indagine della Cna turismo e commercio.

I celebri Sassi di Matera di certo non sono stati scoperti nel 2018 ma sono, evidentemente, l’ennesima dimostrazione di come gli investimenti possano letteralmente risollevare le sorti di una città e quindi di un intero Paese. Tutto il Sud è un immenso museo che aspetta solo di essere degnato della giusta attenzione: credete davvero che la Valle dei Templi non possa ammaliare le orde di turisti? Pensate sul serio che la Cattedrale di Santa Maria Assunta, a San Severo, non sia in grado di folgorare gli occhi assetati dei suoi visitatori? Il Parco Nazionale della Sila non può forse reggere il confronto con una visita al Duomo di Milano? Sono veri e propri tesori che pagano lo scotto di non essere sufficientemente conosciuti in Italia, figurarsi all’estero. Tantomeno sono facilmente raggiungibili sicché molti, scoraggiati dall’odissea che li attenderebbe per visitarli, demordono prima ancora di stabilire un itinerario. Trovo sia però decisamente incoraggiante il comunicato diffuso dal Mibact contenente le 44 città italiane candidate per il titolo di “Capitale Italiana della Cultura per il 2021”: figurano tra queste Tropea, Capaccio Paestum, Modica e proprio San Severo. Trattasi di luoghi ricchi di storia e di bellezze, troppo spesso dimenticati o deliberatamente ignorati finanche nei libri di storia dell’arte.

Con l’augurio che “l’effetto Matera” non sia un fenomeno isolato ma un vero e proprio circolo virtuoso, sfrutto queste pagine per invitarvi e invitarci a conoscere di più il nostro meraviglioso Paese: sebbene il viaggi all’estero vadano di moda, ricordatevi che, ogni anno, milioni di persone intraprendono voli transoceanici per ammirare ciò che noi abbiamo a portata di mano. O di diverse ore di pullman, ora che ci penso. Ecco, su questo dobbiamo decisamente lavorare ma, suvvia, per i Bronzi di Riace questo e altro.


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