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Medici nell'emergenza del Coronavirus

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A mani nude contro il virus. La pressione sui medici impegnati in prima linea rischia di diventare insostenibile. Mancano persino le mascherine, si allungano i tempi per le risposte sui tamponi e servono forze fresche da inviare al fronte. La linea Maginot estesa a tutto il Paese darà risultati concreti ma solo nel medio periodo. Ieri sono stati precettati gli asintomatici, ovvero gli operatori sanitari finiti in isolamento dopo essere stati a stretto contatto con persone positive al coronavirus. Il Veneto, su pressione del governatore Luca Zaia, ha fatto apripista applicando per primo l’articolo 7 del decreto-legge 9 marzo 2020, per 656 camici bianchi.

L’epicentro è sempre la Lombardia dove il sistema sanitario è ormai al collasso. Si montano le tende per il triage fuori dagli ospedali. Servono presidi ospedalieri, macchinari per la terapia intensiva ma anche il semplice disinfettante. Ed è iniziato il trasferimento dei pazienti da un ospedale all’altro, cosa che richiede una procedura complessa e personale specializzato. “Non tutti hanno chiara la nostra situazione, servono provvedimenti ancora più restrittivi”, ha chiosato il governatore della Lombardia Attilio Fontana, come se i numeri dei contagi e dei decessi non parlassero da soli.

MEDICI COME SOLDATI

Il segretario nazionale dell’Anaao Assomed, Carlo Palermo, non ha esitato a paragonare i medici e i sanitari “a quei soldati della Prima guerra mondiale che in molti ospedali operano senza gli adeguati dispositivi di protezione rischiando di essere contagiati”. In molti casi ai medici, denuncia il sindacato, “non viene eseguito il tampone finché non arrivano i sintomi cosicché i sanitari devono comportarsi come se fossero positivi per non esporre i pazienti al rischio di un eventuale contagio”.

PRESSAPOCHISMO DELLE REGIONI

La situazione è allo stremo. Lo dicono gli ospedalieri ma anche i medici di base.: “Noi stiamo cercando in tutti i modi di supportare il sistema ma quello che sta venendo alla luce, spiace dirlo, è tutto il pressapochismo e le inefficienze delle nostre regioni”, punta il dito Pina Onotri, segretaria generale del Sindaco medici italiani. Dal sindacato è partita una campagna “proteggo te solo se proteggo me, non farmi combattere a mani nude, ho bisogno di mascherine, guanti e ogni protezione necessaria”. L’elenco dei medici deceduti o contagiati è lunghissimo. Non ha trovato per ora conferme il decesso di un medico 63 enne di Bergamo. Ma sui social si è scatenata comunque la protesta. L’epicentro è a Milano ma anche Bergamo, Crema, Cremona, la bassa Bresciana.

Non mancano episodi di solidarietà. I medici pensionati di Novara si sono offerti per tornare al lavoro, in Lombardia è partita una raccolta fondi. A Segrate è apparso uno striscione per ringraziare medici e infermieri- Il viceministro all’Economia Laura Castelli ha intanto annunciato che arriveranno in Italia circa 5000 respiratori da utilizzare nelle sale di terapia intensiva. “Non era mai successo prima d’ora che una complessa procedura di gara si risolvesse in soli 4 giorni”, ha rivendicato la Castelli. Bisogna far presto. La prossima settimana inizierenno le spedizioni in tutta Italia. Costo: 185 milioni.

MERCATO NERO

Un’altra gara è quella per le mascherine che mancano ancora un po’ ovunque. Si è sviluppato un mercato nero. Tre persone sono state denunciate dalla Guardia di Finanza di Parma per la vendita abusiva di mascherine, gel e materiale igienizzante. “E’ una vergogna ha commento il presidente della Regione Emilia- Romagna Stefano Bonaccini. Ne verranno acquistate 35 milioni insieme a 100 milioni di guanti. E la vergogna, forse, è anche il fatto che ancora non siano arrivate. La Protezione Civile ieri ne ha distribuite 300 mila.

A proposito di mascherine. Un caso che merita di essere raccontato è la distribuzione ai poveri dall’elemosiniere del Papa. Il cardinal Konrad Krajewski si sta adoperando perché vengano acquistate anche dalla Farmacia vaticana. Lo stesso Krajewski ai primi di febbraio aveva coordinato l’invio di 700 mila mascherine nella provincia di Hubei, perché “da voi non era ancora scoppiata l’emergenza”

Massimo Galli è il primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano. È vero che i medici sono costretti a scegliere chi curare e chi lasciare indietro? “E’ una domanda alla quale mi pesa molto dare una risposta. Eravamo uno degli ospedali di riferimento per questo tipo di emergenze, per cui avevamo tutta una serie di programmi che abbiamo applicato in una condizione di addestramento ma non certo con un problema di questa scala. In alcuni ospedali lombardi siamo purtroppo nella condizione di fare questa scelta. Forse c’è solo un Paese al mondo preparato a qualsiasi catastrofe ed è Israele”.

A Milano, chiusi i poliambulatori, restano aperti gli ambulatori dei medici di base. Per i pediatri intanto è scattata una corsia preferenziale che consentirà anche a 200 specializzandi di assumere incarichi provvisori o di sostituzione. Nella città fantasma ora ci sposta solo per compravate esigenze, anche i più giovani sembravano aver capito che non è più tempo di aperitivo ai Navigli. Le corse dei taxi sono diminuite dell’80. Il fatto nuovo è che tra i contagiati è aumentato il numero dei 30enni. Il virus non fa più sconti a nessuno.


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