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Purtroppo non succede nulla. Non arrivano i bonifici sui conti correnti delle imprese e si continuano a scambiare prestiti per soldi a fondo perduto. Se va tutto bene, cioè, siamo rovinati. Se succede il miracolo, nulla permette di pensarlo, che provvedimenti fatti apposta per escludere l’intero mondo produttivo meridionale e fasce larghissime di quello settentrionale dal cosiddetto decreto liquidità arrivino sorprendentemente a destinazione, noi siamo comunque tagliati fuori perché lo abbiamo fatto indebitando ancora di più gli indebitati privati. Potremmo dire che siamo pazzi, ma saremmo sicuramente generosi nella cartella clinica. Siamo perlomeno omissivi. Queste aziende che già non ce la facevano di loro ma che la Pandemia globale ha costretto al fermo produttivo non ricevono l’aiuto che tutte le aziende di tutti i Paesi del mondo stanno ricevendo, ma devono superare barriere notoriamente rocciose come quelle del merito creditizio del direttore di banca volutamente privato delle tutele penali e, per di più, devono cimentarsi anche con il percorso a ostacoli fatto di scartoffie di burocrazie multiple e di computer, come quelli della Sace, che neppure dialogano con la rete delle banche.

Come dire: per sentirsi dire no o per contrarre debiti destinati a pagare stipendi a dipendenti che non possono più lavorare per colpe che non sono né loro né del loro datore di lavoro, le imprese italiane devono mettersi in cammino dentro un labirinto tortuoso dove alla prima stazione della novella Via Crucis è già stampato l’atto di morte. Abbiamo ascoltato a Porta a Porta un ministro dell’Economia Gualtieri che parlava di accelerazioni della spesa senza rendersi conto che i meccanismi concepiti non vanno bene. Siamo sbalorditi dalle sue dichiarazioni per la competenza che continuiamo a riconoscergli. Nel decreto liquidità ci sono prestiti non soldi a fondo perduto per continuare a pagare stipendi a chi è costretto a non lavorare più, mentre quei soldi a fondo perduto dovrebbero già essere sui conti correnti delle persone e i prestiti con istruttorie molto accelerate dovrebbero invece essere destinati a finanziare lo sviluppo di quelle stesse imprese e dei loro dipendenti. Non ci siamo proprio. RI-FATE PRESTO.


L’anomalia mondiale della Lombardia è sotto gli occhi di tutti. Tiene in ostaggio la laboriosa impresa produttiva del Nord italiano e presenta un conto gravissimo all’intero Paese ferendolo con la pesantezza di un primato globale di morti che non ha giustificazioni. Perché è il frutto avvelenato della pancia piena di fondi statali indebitamente avuti e sottratti alla prevenzione sul territorio e all’ospedalità pubblica della Lombardia e del Mezzogiorno d’Italia. Con queste valutazioni l’azione penale non c’entra niente perché su questo punto saremo sempre garantisti e non parleremo mai di nient’altro che di responsabilità individuali sancite da una sentenza definitiva a tempo debito. Il primo della classe che prende due al compito è un problema per sé e per gli altri. La Lombardia chieda aiuto e lo Stato cerchi gli uomini migliori per costruire un Paese nuovo. Se non si esce da questo tunnel ci si illude di riaprire le fabbriche del motore produttivo del Paese e si continua a fare del male a chi non ha nessuna colpa e ha dimostrato di avere eccellenze sanitarie mondiali nonostante gli ingiustificati tagli della spesa pubblica. RI-FATE PRESTO.


A chi fa propaganda politica dentro il governo e fuori sui 36 miliardi del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) che possono consentire di rifare gli ospedali pubblici del Sud senza Troika e senza condizionalità, vogliamo esprimere la nostra disapprovazione totale. Che è la stessa che proviamo nei confronti della burocrazia italiana che non ha neppure capito che i debiti che si fanno in questi giorni saranno tutti azzerati perché li faranno tutti e tutti non li potranno ripagare. Trump spende tanto perché è vero che non capisce niente di Pandemia, e ha fatto una figuraccia mondiale, ma capisce molto di economia in tempi di pace e in tempi di guerra. Capisce che con la Grande Depressione è cambiato tutto. Presidente Conte, davanti all’Italia e, quindi, davanti a Lei che la guida, c’è il bivio della storia. Non sono scelte facili, ma su liquidità, Lombardia e propaganda europea non sono consentite soluzioni di compromesso perché l’Italia rischia di diventare la prima vittima di una Crisi Globale di cui non ha colpe per complessi di inferiorità e meschini giochetti politici. Non cada nella trappola e liberi il suo governo da ricatti interni e esterni senza fondamento. RI-FATE PRESTO.


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