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ROMA – È stato pubblicato il 12 febbraio sulla Gazzetta ufficiale il Decreto ministeriale che dà il via al Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai) che era stato approvato lo scorso 28 dicembre dal Ministro della transizione ecologica.

L’obiettivo dell’approvazione è l’aumento della produzione nazionale di gas, così come più volte sottolineato dal ministro alla Transizione, Roberto Cingolani. La ripresa delle estrazioni potrebbe portare a un raddoppio della produzione italiana, che da stime passerebbe da tre a sei miliardi di metri cubi all’anno.

Come si legge nella relazione illustrativa dello stesso decreto il Pitesai «è finalizzato a individuare un quadro di riferimento delle aree, a terra e a mare, ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, stabilendo quindi le “aree potenzialmente idonee” per dette eventuali attività future e definendo altresì la “compatibilità” delle attività esistenti con il territorio interessato, secondo valutazioni di sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle stesse».

Viene, poi, sottolineato come «nella formulazione del Pitesai, la parte principale dell’attività è stata rivolta all’individuazione dei criteri ambientali, sociali ed economici, in base ai quali stabilire se una determinata area sia potenzialmente o meno “idonea” all’effettuazione delle attività di ricerca e di successiva coltivazione di giacimenti di idrocarburi e/o “compatibile” alla prosecuzione delle attività minerarie già in essere».

Lo stesso Piano, che a terra ricomprende il 42,5% del territorio nazionale non comprende «attività di ricerca e coltivazione, le Regioni Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Liguria, Umbria, in parte Toscana e Sardegna; a mare il 5% della intera superficie marina sottoposta a giurisdizione italiana». Il Pitesai determina «la chiusura alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di tutte le aree marine e terrestri non comprese nell’ambito territoriale di riferimento della pianificazione e valutazione del Piano».

Il Piano, inoltre, si occupa anche delle «istanze dei permessi di prospezione o dei permessi di ricerca già presentate alla data di entrata in vigore della Legge che prevede il Pitesai, ed in corso di sospensione sino al 30 settembre scorso, potranno proseguire l’iter istruttorio solo i procedimenti che hanno una data di presentazione dell’istanza successiva a quella dell’1 gennaio 2010 e relativi alle istanze relativi al gas, e non anche di quelli relativi a petrolio, che si troveranno insistere sulle aree che saranno definite come potenzialmente idonee alla presentazione di nuove istanze di permessi di prospezione e di ricerca».

«Gli altri eventuali procedimenti delle istanze di questo tipo per le aree che non saranno nella predetta posizione verranno dichiarati in “area non idonea nella situazione post operam”».

Rientrano in questo ambito i 6 permessi di ricerca già rilasciati in mare, due nel basso adriatico, uno a largo di Leuca e tre a largo di Crotone, ottenuti dalla Global Med Llc, società americana. In particolare nel Mar Jonio ci sono i procedimenti F.R41-42-43-44-45.GM per permessi di ricerca di idrocarburi. Le autorizzazioni alla Global Med nel mare che bagna Puglia e Calabria sono state molto criticate da enti ed associazioni.

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