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Giorgio Cavazzano

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Per celebrare i 60 anni dalla scomparsa del grande romanziere Ernest Hemingway, Premio Nobel per la Letteratura nel 1964, Panini Comics ha dato alle stampe Hemingway raccontato da Topolino, splendido volume cartonato che raccoglie una meravigliosa varietà di fumetti: otto avventure frutto di un progetto creativo guidato dal Maestro Giorgio Cavazzano che nel 2000 chiese ai giovani talenti dell’Accademia Disney (tra cui Alessandro Perina, Andrea Freccero, Giuseppe Zironi e Stefano Turconi) di scegliere uno dei quarantanove racconti di Hemingway e di tradurlo in chiave disneyana.

Abbiamo intervisto il grande maestro italiano dell’arte sequenziale per farci raccontare la genesi del progetto!

Come mai proprio Hemingway?
«A dire il vero non l’avevo scelto. Tutto nasce da un incontro con Vittorio Giardino (Maestro del fumetto internazionale, autore di tanti capolavori come ad esempio Max Fridman o Jonas Fink ndr) ad una fiera di fumetti. Gli parlai del mio progetto di far lavorare autonomamente vari autori, già professionisti, che seguivano un master che io tenevo, organizzato presso l’Accademia Disney. Gli parlai di Gente di Dublino di James Joyce, che conteneva vari piccoli episodi che potevano essere adatti al mio scopo, come ipotesi. Vittorio mi disse che forse avrei potuto trovare più ispirazione per i miei “allievi”, in qualcosa di più letterario dal punto di vista grafico e mi parlò dei Quarantanove racconti di Hemingway. É stato lui dunque a darmi questa idea».

Come hanno reagito i suoi “allievi”, che erano già autori professionisti, a questa proposta?
«Nel corso del master non mi sono limitato a parlare di disegno, ma ho affrontato anche il tema della sceneggiatura. Soprattutto dei diversi modi che ci possono essere di interpretare una sceneggiatura normale. Avevo mostrato loro anche un filmato di un regista tedesco che raccontava come creare atmosfera tra un passaggio e l’altro. I disegnatori che seguivano il corso sono stati entusiasti perché la sfida non era modificare il racconto ma interpretarlo in maniera cinematografica o televisiva. Feci scegliere ad ognuno di loro un episodio. C’era completa libertà. Libertà di scelta ma soprattutto interpretativa. La cosa piacque molto alla direzione di Topolino. Non era mai stata fatta una cosa del genere».

Spesso le trasposizioni da un media all’altro non riescono, perché i meccanismi narrativi sono diversi. Invece nella tradizione Disney c’è un gran numero di storie eccezionali che adattano opere cinematografiche o letterarie. Lei stesso ne è stato autore, su tutti ricordiamo Topolino presenta: La Strada, ispirata al film di Federico Fellini. Come mai i personaggi Disney riescono ad interpretare così bene quelli che nascono in contesti diversi dal fumetto?
«É molto semplice. I personaggi disneyani, unici al mondo, interpretano come se fossero degli attori. Noi disegnatori siamo i registi, tecnici delle luci, costumisti, e così via. Questi personaggi si adattano perfettamente a vari ruoli. Sono attori che vengono disegnati da noi. Questo mondo è veramente meraviglioso perché ci permette di interpretare opere che con altri personaggi non sarebbe possibile fare».

Questo progetto è nato nell’ambito dell’Accademia Disney, da tempo non più attiva, che fu fucina incredibile di talenti. Pensa che oggi manchi qualcosa del genere?
«Direi proprio di sì. In Italia abbiamo un gruppo di autori Disney davvero bravi. Forse… anzi, senza forse, siamo i migliori al mondo. Non ci sono altri paesi che abbiano un serbatoio di autori così importante, ma anche così originale. Il peccato è che molto spesso alcune storie vivano una solo settimana (Topolino è un settimanale Ndr) e poi vengano messe da parte. Con questi esperimenti invece, che nascevano in Accademia Disney, le storie possono essere riprese, rielaborate. É un capitale creativo notevole».

C’è una storia di Hemingway o di un altro scrittore che vorrebbe trasporre in fumetto?
«Salinger sarebbe perfetto. Il giovane Holden».

In assoluto qual è il personaggio Disney che più si presta alla trasposizione delle opere letterarie e qual è il suo preferito?
«Tanti anni fa, su sceneggiatura di Silvano Mezzavilla, ho disegnato una versione Disney del Bisbetico domato. Abbiamo preso Shakespeare a prestito per questa storia. Il protagonista era Zio Paparone. Zio Paperone è un personaggio molto capace di entrare nella letteratura, nelle caratteristiche letterarie di qualsiasi autore. Il mio personaggio preferito: forse dirò una banalità, potrei rispondere Paperino e Zio Paperone. In effetti mi piacerebbe immergermi nei dollari proprio come fa lui, se fosse possibile. Sono tutte creature che ho sempre amato e mi è difficile sceglierne uno. Ma, in questo momento, il personaggio più difficile da gestire e per questo quello a cui sono legato, è Topolino».

Topolino come Superman: personaggi che possono tutto, difficili da calare in un racconto!
«Si, diciamo così!»

A cosa sta lavorando in questo momento?
«Ad un progetto che sarà una novità per i lettori di Topolino e che spero diventi un volumetto autonomo. Sto realizzando una storia horror, con protagonista Zio Paperone, scritta da Marco Nucci. Ti posso assicurare che non mi fa dormire la notte… Non perché è horror ma per le “difficoltà” che questo straordinario giovane sceneggiatore mi sta creando! Mi sto divertendo tantissimo!»

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