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Licia Troisi

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LICIA Troisi, autrice della saga fantasy Le Cronache del mondo emerso, epopea che conta milioni di lettori in tutto il mondo e titoli diventati best seller in tantissimi Paesi, torna su Topolino, la storica rivista pubblicata da Panini Comics dedicata al mondo Disney.

Da mercoledì 8 settembre Topolino ospita una epopea fantasy imperdibile che terrà tutti i lettori del magazine a fumetti più amato incollati a ogni pagina. Si tratta di Ducktopia, avventura in tre episodi al via con il numero 3433 del settimanale.

Scritta insieme a Francesco Artibani e con i disegni di Francesco D’Ippolito, Ducktopia è un viaggio fantastico che porta in un’altra dimensione, nel regno governato da Re Papenethor. Una storia senza tempo ambientata in un mondo vastissimo, affollato da tutti i principali protagonisti delle famiglie dei Paperi e dei Topi, in cui regna grande armonia tra tutte le popolazioni e le incredibili creature che lo abitano. Abbiamo intervistato Licia Troisi per farci raccontare questo suo ritorno al fumetto Disney, un rapporto che iniziò qualche tempo fa con la storia “Zio Paperone e il tesoro extrasolare”.

Ha un buon rapporto con il fumetto?
«Io devo moltissimo al fumetto, soprattutto al manga. Io credo di aver appreso certe forme di racconto tramite la lettura dei manga. Ho un grandissimo debito perciò. Quando riesco in qualche modo a ripagare questo debito sono sempre molto contenta. Tra l’altro, sempre rimanendo in ambito Disney, il mio primo personaggio, Nihal (Nihal della terra del vento è il primo romanzo della trilogia del Mondo Emerso ndr) aveva una forte ispirazione in Xadhoom, un personaggio di PK (Serie dedica a Paperinik ndr)».

Invece il suo rapporto con i personaggi della Disney qual è?
«Io sono cresciuta con Topolino. Non dico che scrivere per Topolino rappresenti l’apice assoluto della mia carriera, ma sicuramente è uno degli apici. Da ragazzina non immaginavo mai di poter arrivare su Topolino. La rivista mi ha insegnato tantissime cose, ed io l’adoro. Sono particolarmente appassionata di Zio Paperone, il mio personaggio Disney preferito».

Nell’ambito dei meccanismi narrativi c’è una sostanziale differenza tra scrivere un romanzo e scrivere un fumetto. Come ha vissuto questo passaggio?
«Sono stata fortunata perché ho lavorato con Francesco Artibani che mi ha aiutato tantissimo. Io avevo già scritto soggetti per fumetti, che in sé non è molto diverso dallo scrivere la storia di un libro. Quando io prendo appunti, prima di cominciare effettivamente a scrivere il libro, scrivo per l’appunto il soggetto del libro. La sceneggiatura è un lavoro completamente diverso. Francesco mi ha insegnato tantissime cose, rendendo questa esperienza molto bella e molto nuova».

Ci racconta qualcosa di Ducktopia? È uscita la prima puntata ma apparirà sul settimanale di nuovo con altre due puntate, come una vera e propria saga fantasy…
«È una trilogia fantasy che vuole essere un omaggio a tutto il genere. Gli appassionati troveranno tantissimi riferimenti. Inizialmente avevamo un po’ in mente una parodia vera e propria di una saga. Io adoro la tradizione Disney delle parodie. Però volevamo fare qualcosa che non si focalizzasse su una singola storia, ma che fosse una parodia di un po’ tutto il fantasy. Per quanto riguarda la storia posso dire che ci saranno degli importanti colpi di scena…»
Qual è secondo lei la situazione del genere fantasy oggi in Italia e nel mondo?
«È un momento un po’ di passaggio. C’è stato un grandissimo boom. Oggi invece ci siamo un po’ seduti… Intravedo tuttavia un abbrivio, che può essere un preludio a un nuovo boom. Non scordiamoci che a breve arriverà la serie tv dedicata al Signore degli anelli».

All’inizio della sua carriera lei è stato oggetto di forti critiche per la sua giovane età al momento dell’esordio, che tuttavia diede vita a una saga da milioni di copie vendute, in Italia e nel mondo. Cosa deve fare oggi uno scrittore per esordire nel mondo della letteratura fantasy? Qual è il percorso giusto?
«In realtà non esiste un percorso giusto. In questo momento ce ne sono tanti diversi, e ognuno deve trovare il proprio, in base alla propria esperienza, alla sensibilità che ognuno di noi ha, e anche alle proprie opportunità. Quando ho iniziato io c’erano due canali: inviare il libro alle case editrici o affidarsi a un’agenzia letteraria. Io non conoscevo agenzie e quindi ho inviato il mio libro a una casa editrice. Oggi ci sono tantissimi altri modi per farsi conoscere. Anche forme di autopubblicazione abbordabile e serie come può essere, ad esempio, Amazon. Io penso che ciò che va tenuto presente per chi inizia questo mestiere sia non concentrarsi troppo sulla pubblicazione, perché la cosa più importante è la passione che metti nelle storie che vuoi raccontare e nel bisogno che senti di raccontare proprio quella storia, proprio in questo momento. Se ti concentri troppo sulla pubblicazione perdi il rapporto con la storia. Inizi a domandarti: ma questo vende di più, questo vende di meno, questo mi aiuta di più o di meno ad essere pubblicato…»

È molto importante trovare la propria voce di scrittore. Per farlo occorre concentrarsi tantissimo sulla propria scrittura e sulla propria storia. La pubblicazione poi è una conseguenza di questi due aspetti.

Come una dottoressa in Fisica stellare come lei è giunta al mondo della narrativa fantasy?
«Sono sempre due mie passioni parallele, sia la scrittura che la scienza. Sono sempre andate avanti insieme. Quando ho iniziato a scrivere il mio primo libro, non pensavo di pubblicarlo. L’ho fatto per mio personale piacere e l’ho mandato alla casa editrice semplicemente per chiudere l’esperienza che per me era stata molto significativa. L’avevo scritto durante il periodo universitario, in un anno e mezzo, in tutti i ritagli di tempo che avevo. Era stata un’esperienza importante e totalizzante. Non pensavo di fare la scrittrice di mestiere, infatti fino al 2014 ho continuato a fare la ricercatrice universitaria. Non le considero due cose contrapposte, né considero l’una il ripiego dell’altra. Sono le mie due anime, che cerco di coltivare. D’altronde la scienza non l’ho abbandonata perché mi occupo ancora di divulgazione».

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