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Luigi Fanelli, scomparso nel 1997 a 19 anni (foto Libera)

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È apparentemente un venerdì qualunque, il primo fine settimana autunnale. E’ il 26 settembre del 1997, Luigi Fanelli, militare di Bari, è in permesso. Trascorre tutta la giornata con la sua famiglia, poi verso le 21 esce di casa per incontrare degli amici. Più tardi, si fa accompagnare in una enoteca dove incontra per caso la sua ex fidanzata: i due si parlano, litigano per le frequentazioni della ragazza, che da un po’ di tempo si è legata a persone vicine al clan mafioso dei Di Cosola. Lui la mette in guardia, cerca di farle capire che è gente pericolosa, lei va via. Luigi resta nel locale, a notte ormai inoltrata, però, lo vedono andare via a bordo di uno scooter in compagnia di un altro uomo, sconosciuto al gruppo di amici.

Da quel momento di Luigi si perderanno le tracce, di lui ufficialmente non si saprà più nulla. Anche se un collaboratore di giustizia, già accusato dell’omicidio di Fanelli ma assolto in via definitiva, a distanza di anni si autoaccuserà dell’assassinio, senza però poter essere più processato perché una sentenza definitiva aveva stabilito ormai la sua innocenza.

Sono trascorsi 24 anni dalla sparizione di Luigi, appena 19 anni e una vita davanti, e Bari chiede sempre giustizia e verità. La pretende la mamma del ragazzo, la signora Lucia, che non si è mai arresa e continua a battersi affinché qualcuno faccia almeno ritrovare i resti di suo figlio per potergli dare una degna sepoltura e una lapide dove pregare. E’ stata proprio la signora Lucia a chiedere a don Angelo Cassano, parroco del rione Madonnella e referente del presidio di «Libera», di tenere una messa dedicata a Luigi per fare sì che la vicenda non venga dimenticata. La celebrazione ci sarà, domani alle 19 nella parrocchia di San Sabino, ma non sarà una messa come le altre: sarà il momento in cui la città tornerà a stringersi attorno alla famiglia del giovane militare e provare a fare breccia nei cuori di chi lo ha strappato alla vita.

«A 24 anni dalla misteriosa scomparsa di Luigi Fanelli – dicono dall’associazione Libera – non si sa ancora come sia stato ucciso e, soprattutto, dove sia stato occultato il suo cadavere. A 24 anni dalla sua scomparsa non ci stanchiamo, e non ci stancheremo, di chiedere con forza che venga restituito il corpo di Luigi sul quale la signora Fanelli possa finalmente versare lacrime liberatorie». Luigi era un ragazzo perbene, con il sogno di fare carriera nell’Esercito italiano. Un sogno che aveva cominciato a coltivare proprio nel 1997, durante l’anno di leva obbligatoria, quando fu assegnato alla caserma «Briscese» di Bari.

Il 19enne quella maledetta sera del 26 settembre del 1997 si allontanò con un altro giovane, un affiliato al clan Di Cosola, stando alle parole del pentito Paolo Masciopinto, reo confesso. Il collaboratore di giustizia, nipote del boss defunto Antonio Di Cosola, nel 2016 ha ammesso di essere stato l’autore del delitto, ma non è più imputabile perché nel 2008 è stato assolto definitivamente. «Gli ho sparato e l’ho ucciso e ho poi sotterrato il corpo», disse ai carabinieri.

Su indicazione di Masciopinto, i militari cercarono invano i resti di Luigi scavando nel luogo suggerito. Masciopinto, ipotizzarono gli investigatori all’epoca, non agì da solo: Luigi non lasciò il locale volontariamente, fu prelevato da una seconda persona. Cosa accadde lo racconta parzialmente il pentito, il motivo dell’assassinio? Una vendetta nei confronti di Luigi che cercò di mettere in guardia la sua ex fidanzata.

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