X
<
>

Un green pass

Condividi:
2 minuti per la lettura

ANCOR prima che entri in vigore il decreto legge sull’obbligo di green pass nei luoghi di lavoro, anche privati, c’è già chi corre ai ripari. E sceglie di non avvalersi della collaborazione di colf o di segretari, che a loro volta hanno da tempo rivendicato la libertà di non vaccinarsi. Accade a Bari, dove gli studi di consulenza del lavoro, negli ultimi giorni, hanno avviato numerose pratiche di licenziamento su richiesta di famiglie e associazioni di categoria.

Nell’interregno di vacatio, in attesa del 15 ottobre, data dell’entrata in vigore del dl, non è consentito utilizzare la formale motivazione nel licenziamento di no vax, ma in tanti stanno interrompendo il rapporto di lavoro dichiarando di non aver più necessità di avvalersene. Un segnale importante che, in qualche modo, anticipa un movimento pronto a verificarsi. Si stanno in effetti attrezzando in tal senso gli studi di consulenza (circa 400 i professionisti a Bari), che hanno recepito la norma. Dal 15 ottobre e fino al 31 dicembre 2021, si legge nel decreto, «chiunque svolge una attività lavorativa nel settore privato ha l’obbligo, ai fini dell’accesso nei luoghi di lavoro, di possedere ed esibire su richiesta la certificazione verde.

Tale obbligo – si legge – vale anche per tutti i soggetti che svolgono a qualsiasi titolo la propria attività lavorativa, o di formazione, o di volontariato nei luoghi di lavoro, anche sulla base di contratti esterni». Sono esentati dall’obbligo gli stessi che, sulla base di una certificazione medica, non si sono sottoposti a vaccino. Il lavoratore «privo di certificazione al momento dell’accesso al luogo di lavoro è considerato assente ingiustificato fino alla presentazione della certificazione verde», e non sarà retribuito.

Nelle prossime settimane, allora, si prevedono importanti novità nel mondo del lavoro, considerato che i termini per la vaccinazione non sono stati chiusi e la campagna per coprire l’intera popolazione prosegue senza sosta, rivolgendosi in particolare a quelle categorie più a rischio per la tipologia di lavoro che svolgono: il personale scolastico, per cominciare, del quale resta scoperto da vaccino solo il 6,4%, secondo quanto rilevato dalla Fondazione Gimbe nella settimana compresa fra il 15 e il 21 settembre. Ancora da vaccinare una buona percentuale di studenti di età compresa fra i 12 e i 19 anni, circa il 25%.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE