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Alessio Lorusso, fondatore di Roboze

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I clienti restituiscono gli scarti di lavorazione e parti 3D stampate non più utilizzate, l’azienda li ricicla e li rende di nuovo produttivi a prezzo inferiore rispetto all’originale.
È la rivoluzione che Roboze, l’azienda di Bari che produce le stampanti 3D più precise al mondo, è pronta a far partire dal prossimo gennaio, col suo programma di economia circolare.

Un modello che consentirà di fornire un materiale frutto del ciclo produttivo circolare salvaguardando l’ambiente e «democratizzando» sempre di più l’utilizzo della tecnologia. «Stiamo lavorando per affinare la gestione dell’intera catena di approvvigionamento – spiega Alessio Lorusso, fondatore dell’azienda che da qualche anno ha sede anche a Houston, negli Stati Uniti-, a qualsiasi costo e con tutti gli sforzi necessari.

La tecnologia di stampa 3D può essere una delle soluzioni per combattere le emissioni di Co2, riducendo trasporti e producendo in ottica di fornitura in tempo reale del prodotto su richiesta, ma se non prendiamo serie azioni e generiamo scarti di plastica, allora diventeremo parte del problema. E noi non vogliamo essere parte del problema, ma vogliamo esser precursori della soluzione. Il nostro modello di economia circolare creerà zero scarti e rappresenterà la soluzione».

Rinnovare il modello produttivo per ridurre l’impatto ambientale. È questo l’obiettivo che mira a «processi più responsabili rispetto ad emissioni ed efficienza energetica, spostandosi verso un nuovo paradigma dove innovazione e nuove tecnologie nascono con la finalità ultima di ottimizzare il consumo di materiali ed energia».

Un modello che parte proprio dal capovolgimento del modello produttivo delocalizzato, strutturato con grandi produzioni standardizzate in un unico punto e componenti spediti in tutto il mondo.
L’azienda barese con Roboze Distributed Manufacturing, punta invece già da tempo con sui suoi centri specializzati di stampa distribuiti in tutto il mondo, la produzione di parti in maniera pianificata, senza inutili sprechi, lì dove e quando servono.

È tra le realtà più importanti, se non la più importante, al mondo nel settore della tecnologia di stampa 3D per super polimeri e compositi. L’intento ambizioso è così riportare la produzione vicino al punto di utilizzo: meno sprechi, meno impiego di trasporti, meno tempo, meno emissioni inquinanti nocive per l’ambiente e la salute.

Un metodo in grado di abbattere non solo costi e tempi per gli utilizzatori finali, ma anche trasferimenti ed eccessi di scorte in magazzino, responsabili delle emissioni di Co2. Invece che partire dal blocco di materiale da lavorare modellato per sottrazione e scarto si passa a quello additivo con gli stessi risultati qualitativi.

«Chiediamo agli altri produttori di stampa 3D e di materiali – aggiunge Lorusso – di prendere azioni concrete. Non possiamo e non dobbiamo chiudere gli occhi. Il nostro compito non è solo quello di creare la migliore tecnologia possibile, ma soprattutto quello di creare un futuro sostenibile e di lasciare un mondo migliore alle future generazioni»

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