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Lo stabilimento Baritech ex Osram nella zona industriale di Bari

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Le speranze coltivate negli ultimi due mesi sembrano svanite. Il potenziale investimento della multinazionale turca Martur per la riconversione della ex Osram è saltato. Almeno per il momento. Per i 160 lavoratori ora il rischio è che possa partire l’iter del licenziamento con la ricezione delle lettere a firma della Baritech. È la società che gestisce le officine della zona industriale di Bari, riconvertita negli anni dalla produzione di lampadine e dispositivi elettrici, a quella del cosiddetto tessuto non tessuto, melt blown.

Si tratta di un materiale utilizzato per la confezione delle mascherine chirurgiche antiCovid. Regione, sindacati e azienda si sono aggiornati al 24 febbraio, data entro la quale i soci di Baritech, almeno secondo le intenzioni, dovrebbero provare a tornare all’idea di investimento iniziale, quello in prodotti innovativi cosiddetti green, come pannelli solari e filtri in grado di estrarre l’anidride carbonica dall’aria. Investimento lasciato per sfruttare il momento della pandemia Covid e produrre le mascherine per conto dello Stato.

Una grande commessa non più rinnovata dai commissari all’emergenza, attraverso Invitalia, che ha portato alle giacenze di scorte e all’esaurimento del lavoro all’interno dei suoi capannoni lo scorso dicembre. Terminata la produzione, con l’intercessione della Regione, attraverso la task force per l’occupazione diretta da Leo Caroli, le speranze si erano riversate tutte nella trattativa con la multinazionale del settore automotive, interessata a un investimento per la produzione di interni delle auto, a partire dai telai dei sedili. Trattativa accompagnata dalla proposta della cessione del capannone, del ramo d’azienda e incentivi per circa 20 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione per la formazione del personale.

Su questo punto sarebbe saltato l’accordo. «La Martur – spiega il segretario Uil Tec Puglia Filippo Lupelli – avrebbe chiesto di selezionare lei il personale e non assorbire integralmente quello ex Osram, condizione invece posta, giustamente, per accedere alle agevolazioni. Già il prezzo col quale sarebbe stato ceduto il capannone è sotto la media di mercato».

Il nome della Multur si era fatto spazio dopo che la grande multinazionale, già presente a Torino con Martur Italy, aveva avviato un progetto assieme al Politecnico di Bari, con l’assunzione di dieci ingegneri nella nuova sede del rione Japigia, Segno dell’attrattività della zona industriale barese soprattutto nel settore della componentistica per auto, nonostante la crisi che bussa alle porte di grandi aziende, a partire dalla Bosch. Investimento, quello sulla carta di Martur, con due progetti, da poco più di 8 il primo e da 12 milioni il secondo

«Abbiamo chiesto a Baritech di tornare all’investimento originario, che ora usufruirebbe anche dei soldi del Pnrr. Al contempo di verificare un eventuale ritorno sui propri passi della Martur. Alla Regione, invece, di fare pressioni sul ministero dello Sviluppo economico. Dopo le lettere del passato delle nostre segreterie e del governatore Michele Emiliano, ci aspettiamo una risposta dal governo, che almeno a parole aveva garantito ancora un anno di commesse per le mascherine». Una bozza di rilancio può infatti permettere l’accesso alla cassa integrazione in deroga ce coprirebbe i lavoratori. Altrimenti, per loro, a partire dal 21 aprile, non ci saranno più ammortizzatori sociali e sostegni al reddito.

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