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La sala dell’aula consiliare

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Molto probabilmente centreranno l’obiettivo di spesa. O forse lo supereranno. Per ora previsioni, a parte quelle astrologiche, sull’attività istituzionale del nuovo anno non se ne possono fare. Di certo la spesa è ingente. Legittima da un lato il ruolo di amministratore comunale – che va pagato – e rafforza dall’altro quel sistema cumulativo che porta inevitabilmente a dover rincorrere presenze su presenze. Per centrare la soglia massima mensile di circa 2.300 euro di retribuzione lorda. Al Comune di Bari il 2022 costerà 906mila euro per il pagamento dei 36 consiglieri comunali. Quasi 25mila euro annui a testa.

A dirlo l’ultima determina degli uffici che, sulla base dei trend consolidati negli anni scorsi, quantifica il presunto gettito di gettoni di presenza per l’anno che verrà. Perché Bari da diverso tempo è un Comune – per fortuna ce ne sono anche altri sparsi per l’Italia – che ha fatto scuola: commissioni consiliari che si riuniscono tutti i giorni, dal lunedì al venerdì. Riunioni su riunioni ora per esaminare atti, ora per audire questo o quel soggetto, ora questa o quella associazione. Con temi talvolta poco attinenti alla macchina amministrativa.

Ogni presenza ai lavori consiliari viene retribuita con 72,96 euro. In un ritmo continuo che nemmeno le restrizioni da Covid hanno spezzato. Per un motivo semplice: non potendo stare tutti in presenza, in soccorso dei consiglieri comunali è arrivato (come nel resto del Paese) il sistema dei collegamenti da remoto. Dall’auto, dal retrobottega del proprio negozio, dalla scrivania del proprio ufficio. Insomma, ci si può collegare da dove capita.

Un principio che però è stato parzialmente stoppato dalle circolari del Viminale, specie per quei consiglieri che hanno un contratto da dipendenti: «il rimborso, riconosciuto ai datori di lavoro, potrà includere il tempo per raggiungere il luogo della riunione e rientrare al posto di lavoro, solo nel caso in cui il consigliere comunale comunichi che parteciperà alle sedute in videoconferenza collegandosi da Palazzo di città».

«La scelta di un luogo diverso da Palazzo di città da cui collegarsi consentirà il rimborso – si legge ancora nella circolare – solo per la parte di effettiva durata della riunione». Insomma, se si sta in un altro luogo che non sia la casa comunale i rimborsi valgono solo per l’effettiva partecipazione ai lavori di consiglio comunale e di commissione. E non di certo per i tempi impiegati per collegarsi ed entrare e uscire dal monitor.

In ogni caso rispetto alle abbuffate di gettoni della scorsa legislatura qualcosa è leggermente migliorato. Il numero delle commissioni è sceso da undici a nove e le quattro speciali non sempre si riuniscono tutti i giorni, ma solo a giorni alterni (succede nel Decentramento, Pari opportunità e Controllo strategico, mentre la Trasparenza procede come un rullo compressore dal lunedì al venerdì).

Le manovre di palazzo. E in queste ore si conferma l’attivismo delle liste civiche. Come preannunciato nei giorni scorsi si registrano diversi cambi di casacca. Si assottiglia ancora la compagine Sud al Centro di Anita Maurodinoia. Il movimento dell’assessore regionale ai Trasporti perde un altro pezzo: dopo l’addio di Romeo Ranieri, confluito nel nuovo gruppo Con (la civica del governatore Michele Emiliano), arriva quello di Giuseppe Di Giorgio che passa con i Popolari di Massimo Cassano.

Oggi l’ex senatore e attuale capo dell’agenzia regionale del lavoro Arpal presenterà il nuovo gruppo composto anche dalla consigliera Francesca Ferri, ingaggiata dal centrodestra. In sostanza a uscirne ridimensionato da questo giro di valzer è Sud al Centro, che resterà così rappresentato solo dall’unica consigliera rimasta, Carmen Lorusso, eletta in una civica di centrodestra ma poi emigrata nel centrosinistra. E non si escludono altre manovre. Da giorni Pietro Albenzio (Decaro per Bari) è in trattative con i colleghi Livio Sisto e Cristina Pennisi per creare un gruppo nuovo, sganciato nel nome dal sindaco Decaro.

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