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Sono passati dieci anni dal 3 ottobre 2011. Come quest’anno, anche quello di allora fu un inizio di autunno caldo e c’era un sole forte alle 12 e 20 di quel lunedì. Ma in un attimo il cielo sereno e terso si riempì di polvere e in via Roma, a pochi passi dal palazzo di città, si aprì uno squarcio fra la cortina di palazzine racchiusa fra via Roma, Via Mura Spirito Santo e via De Leon.

Una montagna di macerie e, su quella che era stata la parete della camera da letto di una giovane coppia, era rimasto misteriosamente appeso a un chiodo il quadro dell’icona dalla santa patrona, la Madonna dello Sterpeto.
Per i più devoti fu lei a salvare la vita a una donna incinta, al quinto mese di gravidanza, Emanuela, e al bambino che portava in grembo, Ruggiero, nato quattro mesi più tardi. Non fu lo stesso per altre quattro donne, Tina Ceci, Matilde Doronzo, Giovanna Sardaro e Antonella Zaza, quattro operaie che lavoravano al piano interrato dell’edificio che crollò. Con loro c’era anche una ragazzina, Maria Cinquepalmi.

Aveva da poco cominciato la scuola superiore, il quarto ginnasio. La campanella quel giorno suonò prima e lei pensò di raggiungere i genitori al lavoro.

Nessuna di loro uscì viva da lì sotto, nonostante per ore, fino a notte, vigili del fuoco e tanti volontari, scavarono con tutti i mezzi, comprese la mani, e tutte le forze, abbandonando a poco a poco le speranze. Subito dopo ci furono fiaccolate, comitati e la richiesta forte di verità e giustizia urlata in cortei e scritta su striscioni srotolati sui palazzi in piazza Roma.

La giustizia ha fatto il suo corso, come si dice, ma non il dolore per la città e, soprattutto, per chi ha perso la mamma e ora è adolescente o poco più, o una sorella, una figlia, un’amica, il tempo non è mai passato e la ferita e il dolore sono gli stessi di quel giorno.

Domani sarà ancora quel giorno, il 3 ottobre.«Alle ore 12 è previsto un momento di raccoglimento con la deposizione di fiori. Alle 12.21, istante in cui si verificò, sarà osservato un minuto di silenzio – annuncia una nota di palazzo di città. Ai barlettani si chiede di rispettare il divieto di sosta, dalle 9 alle 13, nel tratto di via Roma compreso tra piazza Aldo Moro a via Curci, dove a giugno scorso un’altra palazzina è crollata, per una fuga di gas.

Nessuna vittima, per fortuna, solo tre feriti, stavolta, in una città segnata e condannata dalla malaedilizia, con il crollo di via Canosa, il 16 settembre del 1959, in cui morirono 58 persone e, ancora prima, a dicembre 1952, la tragedia di via Magenta, di una palazzina che quasi si sbriciolò dopo la pioggia, e morirono 17 persone.

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