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L’ingresso e l’interno della discarica di Canosa

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Ci sono anche dei funzionari della Provincia Bat fra le 13 persone coinvolte nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Trani che ha portato, nelle scorse ore, all’esecuzione di perquisizioni personali, locali e sequestri da parte delle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Barletta. Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti le vicende relative alla discarica di rifiuti Cobema di Canosa di Puglia, chiusa dal lontano 2005.

I finanzieri hanno compiuto perquisizioni in abitazioni, uffici pubblici e sedi aziendali tra i territori della Bat, del barese e della Provincia di Salerno. Le ipotesi di reato ventilate variano dalla truffa aggravata alla corruzione impropria, dalla corruzione propria alla concessione di subappalti non autorizzati. L’ultimo intervento effettuato prende le mosse da un’altra indagine condotta dalla Procura di Trani a carico dei due legali rappresentanti della discarica canosina, che risultano indagati per inquinamento ambientale e omessa bonifica.

Secondo gli elementi acquisiti finora, alcuni pubblici ufficiali della Provincia avrebbero perpetrato attività fraudolente finalizzate a chiedere ed ottenere un finanziamento di 4.2 milioni di euro da parte del ministero della transizione ecologica relativo alle procedure di chiusura definitiva e post-gestione del sito.

L’ipotesi è che gli indagati abbiano rappresentato, attraverso omissioni e condotte illecite, una realtà diversa, inducendo in errore il Ministero competente ed eseguendo opere non necessarie, sprecando in questo modo fondi pubblici e lucrando sugli incentivi legati all’appalto. Le indagini hanno, inoltre, consentito di raccogliere elementi relativi alla probabile concessione di appalti e subappalti non autorizzati, con la compiacenza dei pubblici ufficiali responsabili delle opere, e a diverse ipotesi, in corso di accertamento, di corruzione e truffa aggravata ascrivibili a pubblici ufficiali, imprenditori e professionisti.

I finanzieri di Barletta avevano posto sotto sequestro – su disposizione della Procura tranese – l’area dell’ex discarica lo scorso 2 marzo, oltre ad una serie di documentazioni. L’inchiesta in corso sul presunto inquinamento ambientale causato negli anni nel territorio di Canosa di Puglia e Minervino Murge dal sito di raccolta dei rifiuti proseguirà con nuovi accertamenti anche a seguito di un incidente probatorio la cui relazione tecnica ha già documentato come la discarica abbia causato «Un diffuso fenomeno di inquinamento ambientale, con copiosa presenza di percolato, accertato sia al di sotto della discarica che lungo i fianchi riversandosi in direzione dei circostanti uliveti».

La perizia aveva evidenziato, inoltre, «Criticità relative ad una fase successiva all’affidamento dei lavori di chiusura definitiva e post-gestione della discarica, con perdita di percolato ancora in corso». Ora, un nuovo filone di investigazioni inerente alla legittimità dei finanziamenti governativi ottenuti e al loro corretto utilizzo.

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