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Genitori che chiedono la didattica a distanza anche attraverso email ai presidi, che rimandano la richiesta al mittente. Altri, assieme a docenti e dirigenti, contrari e convinti della bontà delle lezioni in presenza. Il governatore Michele Emiliano che il giorno prima suggerisce ai primi il ricorso al Tar e confessa di aver chiesto al governo di posticipare la riapertura dei cancelli. Studenti che scioperano, professori in quarantena e sindacati all’attacco.

Non c’è stato solo il maltempo a complicare il ritorno a scuola in Puglia dopo le Festività natalizie, ma una serie di circostanze e che lo hanno reso un caos. Le maggiori assenze si sono registrate nelle scuole dell’Infanzia e primarie, dove non si è assistito alle solite scene con capannelli di bambini e genitori all’ingresso, con molte classi ridotte nei numeri. I contagi Covid tra i più piccoli preoccupano le famiglie.

Diversi hanno optato per lasciare a casa i figli. Così come hanno imposto alcuni sindaci, quattro nella sola provincia di Foggia, alcuni colpiti dalle nevicate, come Orsara. «Solo i genitori possono decidere sulla salute dei propri bambini. Anche solo salvare un bambino o una nonna o un fratellino fragile perché la famiglia decide di sostenere il sacrificio della Dad è una cosa che secondo me corrisponde ad un diritto costituzionale delle persone», ha sottolineato Emiliano.. Una presa di posizione che non è piaciuta a dirigenti e sindacati. «In questo modo fomenta lo scontro istituzionale», ha commentato il barese Roberto Romito, presidente dell’associazione nazionale presidi in Puglia.

«Queste sono le solite aberrazioni che vengono dalla Regione – ha incalzato Tina Gesmundo, preside del liceo scientifico Salvemini di Bari dove, ha spiegato, solo 50 studenti su oltre mille sono in questi giorni assenti perché positivi o in quarantena e solo il 5 per cento non è vaccinato – e che già hanno fatto dei guasti enormi. Dietro la Dad si è nascosto di tutto: incapacità, inadempienze, limiti e scelte politiche elefantiache».

Le parole di Emiliano e le critiche sembrano aver riportato il mondo della scuola pugliese a un anno fa, quando il governatore la spuntò col suo provvedimento che lasciava libera scelta alle famiglie sulla didattica in presenza o meno. «La didattica a distanza – attaccano da Priorità alla scuola Puglia – rimane alienante e dannosa, fa accrescere gli squilibri sociali e impedisce l’accesso alla cultura alle fasce più deboli. Utilizzare le paure e le ansie del mondo della scuola per legittimarla, significa non assumersi le proprie responsabilità».

Anche i sindacati attaccano le scelte della Regione a partire dalla Cisl, che col segretario regionale Roberto Calienno, chiede che «le 355 unità di personale sanitario che dovevano operare nelle scuole vengano messe in campo per tracciamento». La Flc Cgil, col segretario Claudio Menga, denuncia quelli che definisce soliti problemi: classi sovraffollate, un organico dimezzato, nessun investimento, sull’areazione men che meno per il trasporto.

Proprio in merito alle forniture dei dispositivi di protezione, a partire dalla mascherine Ffp2, la rete dei rappresentanti degli istituti delle scuole superiori ha definito un successo sciopero nazionale. A Bari, almeno in 11 istituti su 20 hanno visto l’adesione quasi totale degli studenti. Tra questi Fermi, Giulio Cesare, De Lilla-Santarella, De Nittis-Pascali, Elena di Savoia, Calamandrei, Panetti-Pitagora, Majorana, Gorjux, Euclide e il Marconi-Hack.

«Indubbiamente c’è stata qualche situazione critica – ha ammesso l’assessore regionale all’Istruzione Sebastiano Leo – perché bisogna pensare che questo stato di cose va strutturato. Il nostro obiettivo resta la scuola in presenza. È chiaro che l’ansia dei genitori è quella di tutelare la salute dei loro bambini e la politica è al fianco delle loro preoccupazioni».

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