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Tommaso Cappiello titolare di una ditta di autotrasporti impegnato nella manifestazione

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Dopo averla liberata nella serata di ieri, gli autotrasportatori si dicono pronti a rioccupare questa mattina la tangenziale di Bari. L’appuntamento è all’altezza del distributore Dills nella corsia in direzione Brindisi. Un centinaio quelli incolonnati per rallentare il traffico e contestare l’aumento dei prezzi dei carburanti per il 30 per cento e per le altre materie necessarie all’attività. La soluzione per alcuni di loro è il taglio sulle accise di benzina e gasolio.

«Almeno per un anno dovrebbe essere così – sottolinea Tommaso Cappiello, che con la sua ditta di Modugno da padroncino per conto terzi gestisce sette trattori, venti semirimorchi e sei dipendenti – perché altrimenti noi non ce la facciamo e l’economia del Paese non riparte. Il 30 per cento di aumento del costo del carburante è insostenibile ma non è l’unico costo a essere aumentato a pesare sulle nostre ditte».

L’azienda che Cappiello condivide con la famiglia, serve dalla Barese il resto della Puglia e del Centrosud. Trasporta per lo più materiali pericolosi, come liquidi infiammabili, gasolio, benzina, fitofarmaci, prodotti trattare le acque da parte degli acquedotti, ma anche materiali industriali e agroalimentari.

Come gli altri autotrasportatori, si lamenta della mancanza di interventi concreti da parte del governo nonostante gli incontri dei rappresentanti di categoria con la sottosegretaria Teresa Bellanova. «Dovevo comprare un camion nuovo e ho rinunciato – spiega ancora l’imprenditore -, e puntavo su uno base, un Renault.

Se prima costava 90 mila euro negli ultimi mesi il prezzo è salito a 102 mila. Se dovessi scegliere invece uno Scania, arriverei a spendere 150 mila euro. È il segno che tutto è aumentato, tranne le nostre tariffe. Una gomma oramai costa 500 euro, prima non più di 350. È aumentato il costo delle officine, delle revisioni, delle tasse.

Il credito d’imposta è riconosciuto solo a chi ha mezzi diretti non ad aziende terze come le nostre». Un’idea lanciata è quella del supporto nella formazione dei nuovi dipendenti. «Il governo potrebbe darci una mano – aggiunge ancora – perché per formare un nuovo autista se ne va del tempo. Sono io a dover fare i viaggi con lui per insegnargli la guida e tutte le manovre di carico e scarico, sottraendolo al resto delle attività dell’azienda. Non solo. Se poi si crea un danno a terzi per qualche manovra sbagliata dobbiamo ripagarlo».

In attesa delle risposte in mattinata la protesta tornerà sulla tangenziale di Bari assieme ai disagi che potrà creare.

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