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L'ex capo della Protezione civile Mario Lerario

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Non un sistema collaudato di tangenti ma due casi isolati: gli imprenditori Luca Leccese e Donato Mottola, agli arresti domiciliari per corruzione dal 26 dicembre nell’ambito dell’indagine su presunte mazzette intascate dall’ex capo della protezione civile regionale, Mario Lerario, hanno mantenuto la linea difensiva. Chi pensava che avrebbero potuto collaborare a svelare il presunto «sistema Lerario», ipotizzato dalla Procura di Bari e dalla guardia di finanza, è rimasto deluso: durante gli interrogatori di garanzia i due imprenditori hanno sì ammesso di aver consegnato dei soldi all’ex capo della Protezione civile, ma hanno negato che le bustarelle fossero state consegnate dietro richiesta di Lerario, per ripagarlo degli appalti ottenuti.

Hanno, in sostanza, confermato la loro versione dei fatti già riferita agli inquirenti durante gli interrogatori prima di essere arrestati. Ieri, il primo ad essere interrogato è stato Luca Leccese, di Foggia. L’interrogatorio, celebrato da remoto, è durato poco più di venti minuti. Dinanzi alla gip Anna Perrelli e al procuratore Roberto Rossi, Leccese ha ammesso nuovamente di aver consegnato a Lerario 10 mila euro, bustarelle che è costata all’ex dirigente l’arresto in flagranza. Ha ribadito, però, di aver voluto dare a Lerario un «regalo natalizio».

I difensori dell’imprenditore, gli avvocati Gianluca Ursitti e Nicola Zingrillo, si sono riservati di chiedere la revoca della misura cautelare. Da remoto si è svolto anche l’interrogatorio dell’altro imprenditore arrestato, Donato Mottola. È durato circa un’ora e, anche in questo caso, l’imprenditore ha confermato di aver consegnato 20 mila euro a Lerario «per un debito di riconoscenza» nei confronti della famiglia del dirigente, anche per ragioni personali.

Ha poi precisato di non avere con Lerario alcun accordo preventivo relativo a quella dazione di denaro. Nell’interrogatorio Mottola è stato assistito dall’avvocato Maurizio Tolentino, mentre al co-difensore, l’avvocato Giovanni Bruno, non è stato consentito l’accesso nella caserma della guardia di finanza di Putignano dove si è celebrato l’interrogatorio, video-collegati con Bari, perché sprovvisto del super green pass.

La difesa si riservata di chiedere la revoca o sostituzione della misura cautelare, anche sulla base del fatto che Mottola si è dimesso dalla carica di amministratore della società in affari con la protezione civile.

Dai due interrogatori, quindi, nessuno spunto investigativo utile per la Procura che, però, va avanti negli accertamenti: gli inquirenti stanno passando al setaccio tutti gli appalti gestiti da Lerario negli ultimi quattro anni, nel calderone sono finiti i bandi legati all’emergenza Covid, dall’ospedale in Fiera del Levante alla fabbrica di mascherine, del valore complessivo di 110 milioni di euro; quelli relativi all’accoglienza dei migranti; ma anche altri come ad esempio i parcheggi nel Consiglio regionale o la ricostruzione del teatro Kursaal Santa Lucia.

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