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Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

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BARI – «Fu legittima difesa». All’indomani dell’archiviazione dell’inchiesta sui due fucilieri della Marina italiani accusati di omicidio per l’uccisione di due pescatori indiani scambiati per pirati, a sancirlo sono le parole usate nel provvedimento del gip di Roma Alfonso Sabella.

«È chiarissimo come – scrive il giudice – più che legittimamente Latorre e Girone si trovassero in una situazione tale da far pensare a un attacco di pirati alla Enrica Lexie, ragion per cui nessuna perplessità potrebbe giammai residuare sul fatto che i due militari abbiano agito in stato di legittima difesa, almeno, putativa».

Anche se, aggiunge il gip, «potrebbe discutersi sul fatto che, in sede di quell’azione reputata difensiva abbiano, per errore, determinato da imprudenza o imperizia, sparato direttamente qualche colpo contro l’imbarcazione che avevano percepito come fonte di minaccia, ma in tal caso, come ha correttamente rilevato il pm, il relativo delitto dell’omicidio colposo, ad oggi sarebbe ampiamente e irrimediabilmente prescritto».

Per i due fucilieri di Marina l’archiviazione pone comunque fine a una vicenda dolorosa e Massimiliano Latorre condivide sui social l’emozione per il suo «primo giorno da uomo e militare libero». Oggi, scrive in un post, posso «gioire ed assaporare questa felicità riscattandomi di quella gioia mai assaporata prima». «Questa archiviazione – aggiunge – equivale ad una piena assoluzione che mi restituisce piena dignità in quanto le mie ricostruzioni sono state ritenute genuine e pienamente valorizzate. È per me un grande riconoscimento, perché ho sempre detto la verità!».

Alla gioia fanno eco i ringraziamenti, ma anche l’amarezza per i dieci anni trascorsi in questa situazione, del suo commilitone Salvatore Girone, che posta invece una foto del febbraio 2012 che raffigura entrambi «su una banchina del porto di Gibuti in Corno D’Africa quando gli uomini del ‘Team di Max Latorrè lontani dalle loro famiglie, da quella banchina iniziarono la loro missione per difendere e salvaguardare le vite umane a bordo delle navi e gli interessi della nostra Nazione a tutela delle compagnie armatrici italiane».

«Da oggi – scrive Girone – si chiude un capitolo della mia vita dal peso non indifferente che ha lasciato in me delle grosse ferite ancora aperte nei confronti di un sistema cui credevo molto. Continuo a indossare la mia divisa fiero dei nostri valori e auspicando tutto il meglio per il nostro Paese. Non smetterò mai di ringraziare tutti gli italiani che da sempre si sono spesi nei nostri confronti con supporto, vicinanza e affetto».

Per il magistrato che ha archiviato il caso «quello che non può realisticamente essere messo in dubbio riguarda la chiarissima e oltremodo motivata convinzione dei marò di trovarsi in presenza di un attacco di pirati».

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