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L’ex vice presidente del consiglio comunale di Bari Pasquale Finocchio

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Ha risposto per circa un’ora e mezza a tutte le domande di giudice e pm della Procura, respingendo le accuse, Pasquale Finocchio, 66 anni, ex vicepresidente del consiglio comunale di Bari arrestato il 20 aprile scorso nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli contro il clan camorristico Moccia. Finocchio, che è assistito dall’avvocato di fiducia Roberto Eustachio Sisto, si è sottoposto ieri da remoto all’ interrogatorio di garanzia dinanzi alla gip del Tribunale di Napoli Maria Luisa Miranda. L’esponente politico barese è accusato di traffico di influenze illecite con aggravante mafiosa per aver agevolato, secondo gli inquirenti, l’espansione nel 2017 del braccio economico del clan Moccia in Puglia, l’azienda per il recupero di olio esausto “Soloil Italia”.

Nel corso dell’interrogatorio, Finocchio ha spiegato di non aver mai saputo e di non essere mai stato in condizioni di capire che l’imprenditore che gli aveva chiesto aiuto, Francesco Di Sarno (finito in carcere nell’ambito della stessa inchiesta), ritenuto affiliato al clan e uomo di fiducia di Antonio Moccia, avesse dei rapporti, in Campania, con la camorra. La difesa di Finocchio valuterà nei prossimi giorni se presentare un’istanza di revoca degli arresti domiciliari o se fare ricorso ai giudici del Riesame.

Pasquale Finocchio, che per anni ha ricoperto la carica di consigliere comunale nell’aula di Palazzo di città, una settimana fa, è rimasto coinvolto nel durissimo colpo assestato a Napoli allo storico clan Moccia. Finocchio figura infatti tra i 57 indagati dell’inchiesta della Procura partenopea, che ha portato a 36 arresti in carcere e 16 ai domiciliari, travolgendo anche alcuni esponenti politici pugliesi.

Ai domiciliari, oltre all’ex vice presidente del consiglio comunale di Bari, è finito infatti anche l’attuale consigliere comunale di opposizione a Lecce, Andrea Guido, ex assessore all’Ambiente nel capoluogo salentino. Finocchio è accusato di traffico di influenze in relazione a un episodio del 2017. Guido, espressione di Fratelli d’Italia, è invece accusato di corruzione e la contestazione si riferirebbe, anche in questo caso, a fatti del 2017, quando era componente della Giunta.

Ma non si tratta degli unici pugliesi coinvolti nell’inchiesta. C’è, per esempio, il faccendiere Giuseppe D’Elia (finito anch’egli ai domiciliari), così come Roberto Falco (soltanto indagato), referente provinciale di Forza Nuova nel capoluogo pugliese, già coinvolto nell’assalto alla sede della Cgil a Roma. Nell’ambito delle indagini che hanno portato al maxi blitz dei carabinieri del Ros e del Gico della guardia di finanza di Napoli, i tre sono accusati di traffico mafioso di influenze illecite.

Secondo quanto ricostruito dalle investigatori, avrebbero concorso esternamente «all’associazione di tipo mafioso del clan Moccia fornendo un efficace, cosciente e volontario contributo funzionale» al rafforzamento del clan, in particolare occupandosi «di accrescerne la forza criminale ed economica» tramite l’affermazione della società Soloil Italia «gestita dall’associazione mafiosa» e di proprietà di Francesco Di Sarno, affiliato al clan e uomo di fiducia di Antonio Moccia, favorendo il reimpiego dei capitali illeciti nell’economia legale.

Roberto Falco è ritenuto legato al sodalizio del clan Parisi egemone a Bari, ed è accusato di aver favorito i rapporti tra Di Sarno e Finocchio (all’epoca vicepresidente del Consiglio comunale in quota Pdl) per strumentalizzare la pubblica amministrazione in favore del clan.

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