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Una fiala di vaccino

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Dopo Brindisi, anche l’Asl di Bari sospende i suoi operatori sanitari non vaccinati contro il Covid. I primi provvedimenti sono stati notificati ieri a 11 tra medici e infermieri, ma stessa sorte potrebbe toccare ad altri 90 dipendenti. L’azienda sanitaria con loro farà un ultimo tentativo, invitandoli a sottoporsi alla somministrazione del siero anti Coronavirus, se la risposta dovesse essere negativa allora procederà con altre sospensioni dal lavoro.

Quindi, complessivamente, solamente a Bari e provincia sono oltre cento gli operatori sanitari non immunizzati, l’1% rispetto ai circa 10mila dipendenti dell’Asl. «Sono provvedimenti necessari per la tutela della salute sia dei lavoratori che degli utenti – commenta il direttore generale della azienda sanitaria, Antonio Sanguedolce – per questo sollecito gli operatori sanitari che non abbiano ancora fatto la vaccinazione, a recarsi immediatamente e senza prenotazione nei nostri hub vaccinali, nelle giornate e negli orari di apertura dei centri, che si possono consultare sul sito o sui profili social della azienda».

Come si legge nel provvedimento della direzione, le sospensioni riguardano coloro che hanno manifestato «rifiuto per l’obbligo vaccinale, e/o comunque hanno espresso motivazioni e giustificazioni diverse da quelle codificate dalla legge per l’esonero vaccinale, secondo l’istruttoria effettuata dal medico competente aziendale».

Ma in Puglia si tratta solamente della punta dell’iceberg, visto che secondo i calcoli di InnovaPuglia sono quasi 5mila gli operatori sanitari non immunizzati e di questi circa 900 sarebbero medici. Un dato inaspettato sul quale, però, sono ancora in corso le verifiche da parte delle Asl. Cosa si rischiano gli operatori sanitari che, al termine delle verifiche, risulteranno non immunizzati? Si va dalla sospensione, provvedimento deciso ieri dall’Asl Bari, sino al licenziamento.

La norma attribuisce alle aziende sanitarie l’accertamento della mancata osservanza dell’obbligo, che viene comunicato all’interessato, al datore di lavoro e agli Ordini professionali. A quel punto la sospensione è comunicata immediatamente all’interessato dall’Ordine professionale. La sospensione durerà sino a quando l’operatore non dimostrerà di essersi vaccinato, in caso di rifiuto il rischio per il dipendente è quello del licenziamento.

Al provvedimento dell’Asl si aggiunge poi anche quello degli Ordini professionali, anche loro chiamati a prevedere sanzioni. I medici attualmente sospesi dagli albi degli ordini italiani perché non vaccinati sono 644: è il dato reso noto dalla Fnomceo e aggiornato a metà settembre. Le sospensioni sono state 820, ma 176 sono state revocate dopo che i medici si sono vaccinati.

Il procedimento di sospensione, a carico di ogni singola regione, avviene attraverso un incrocio dei dati dell’anagrafe vaccinale con quella dei medici. Una volta in possesso dei dati, la regione comunica alle Asl i nominativi dei professionisti non vaccinati che vengono contattati per verificare la motivazione, e, ove carenti, si procede alla sospensione dall’attività.

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