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Su 292.954 donne tra i 50 e 69 anni che, nel 2021, avrebbero dovuto sottoporsi allo screening senologico gratuito per la prevenzione del tumore mammario, solamente 148.095 al 31 dicembre scorso hanno ricevuto l’invito dalle Asl, il 51%. E di queste, le donne che effettivamente poi hanno fatto l’esame sono appena 90.150, meno di un terzo della platea.

Numeri impietosi che evidenziano quanto la Puglia sia ancora lontana dall’obiettivo di una efficacia lotta al cancro attraverso innanzitutto la prevenzione. Le provincie con la più bassa partecipazione sono quelle di Foggia e Bari. Nel Barese, rispetto ad una “popolazione bersaglio” composta da 94.069 donne tra 50 e 69 anni, soltanto 35.003 hanno ricevuto l’invito dall’Asl e appena 20.147 hanno svolto il test. Non va meglio nel Foggiano, anzi: su 44.072 donne, 12.016 hanno ricevuto la lettera dall’Asl e soltanto 4.382 si sono sottoposte alla visita. Bat e Brindisi sono la provincia con la più alta percentuale di adesione: nella prima sono stati fatti 12.354 esami su 27.354 donne; nella seconda 1.4084 controlli rispetto a 28.497 donne.

La media regionale di inviti, in sostanza, non supera il 65 per cento: troppo poco per se si vuole prevenire efficacemente gli effetti mortali di questa malattia. Proprio per migliorare questi dati molto bassi, il Consiglio regionale ha approvato qualche settimana fa la proposta di legge, primo firmatario Fabiano Amati (Pd), che estende e potenzia lo screening per tumori alla mammella. La norma amplia anche alle quarantenni la gratuità degli esami e prevede test genetici Brca per le persone sane ma a rischio ereditario. Nel dettaglio, la nuova legge estende alla fascia d’età 45-49 lo screening mammario e istituisce la valutazione sulla necessità di estensione dello screening alla fascia d’età 40-44. In questo modo, secondo alcuni calcoli, circa un milione di donne pugliesi potrà accedere allo screening senologico gratuitamente e fare prevenzione attiva.

È stato introdotto, inoltre, l’obbligo di invitare allo screening tutte le donne aventi diritto, pena la decadenza del direttore generale della Asl interessata; l’obbligo di fissare le date dello screening a carico del Centro senologico; e la sanzione nel caso di mancata e ingiustificata presentazione allo screening. “Con la nuova legge – ha spiegato Amati – è compiuta anche una rivoluzione in materia genetica, introducendo la gratuità dei test Brca1 e Brca2 anche per i familiari sani di persone affette da tumore e con mutazione genetica, assegnandoli a un programma di sorveglianza gratuita clinico-strumentale, sempre sotto la gestione dei Centri senologici”.

Il tumore alla mammella rappresenta circa il 30% dei casi totali di cancro in Puglia, con la norma si punta a diagnosticare rapidamente la malattia in modo da poter intervenire tempestivamente con le cure o chirurgicamente e aumentare le possibilità di sopravvivenza. In Puglia sono circa 602mila donne tra i 50 e i 69 anni, a queste adesso si sommeranno circa 308 mila tra i 40 e i 49.

Quindi poco meno di un milione, alle quali vanno aggiunte circa 126mila donne tra i 70 e 74 anni. «Una battaglia per la vita», l’ha ribattezzata Amati. Nei prossimi giorni verrà effettuata una prima verifica per capire se le Asl, intanto, si stanno attrezzando per adeguarsi alle nuove regole previste nella legge regionale approvata all’unanimità.

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