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BARI -Terzo posto in assoluto per numero di reati. Con tre delle sue sei province che si piazzano nella top venti delle zone a più alto rischio. La Puglia arretra e fa male anche sul fronte dei crimini ambientali. Dopo le bocciature arrivate dalle classifiche sull’ecosistema urbano e sulla qualità della vita, questa volta c’è il cartellino rosso di Ecomafia, il report annuale stilato da Legambiente in collaborazione con Cobat e Novamont, edito da Edizioni Ambiente.

Insomma, nemmeno la pandemia e il lockodown hanno dato una tregua a tutto ciò che deturpa l’ambiente. Dal ciclo dei rifiuti alle colate abusive di cemento passando per il maltrattamento e la compravendita illegale di animali. La Puglia sale sul poco invidiabile podio, alle spalle di Campania e Sicilia, collezionando ben 3.734 infrazioni accertate (il 10,7 per cento sul totale nazionale), 1.424 sequestri effettuati, 3.230 persone denunciate e 15 arrestate.
E vede tre province, Bari, Foggia e Lecce piazzarsi rispettivamente al terzo, dodicesimo e diciottesimo posto nazionale con 1.465, 553 e 430 illeciti.

Il capoluogo in particolare è preceduto solo dalle grandi aree metropolitane di Roma e Napoli. Sempre su scala nazionale la regione si conferma al terzo posto per gli alti indici di illegalità sia nel ciclo del cemento e sia nel ciclo dei rifiuti. A dimostrazione che costruzioni abusive e discariche a cielo aperto restano un nervo scoperto nella tutela del territorio. Per il cemento il rapporto indica 1.340 reati (l’11,8% sul totale nazionale), 1.474 persone denunciate, zero arresti e 418 sequestri, con Bari che resta prima e con la provincia di Lecce che supera la Capitanata.

Per i rifiuti più contenuto il numero delle infrazioni (678, cioè l’8,2 per cento sul totale nazionale), delle persone denunciate (601) e dei sequestri (278), mentre sale il numero degli arrestati (14) grazie anche alla massiccia attività investigativa e alla possibilità di cogliere i responsabili in flagranza di reato. Su scala nazionale quasi tutte le province pugliesi non sono risparmiate dall’illegalità nei rifiuti piazzandosi tra i primi sedici posti: si va dalle 210 infrazioni di Bari (quinta) alle 89 di Lecce (quindicesima) e alle 84 di Brindisi (sedicesima).

Nel mezzo ci sono il settimo posto di Foggia e il dodicesimo di Taranto, rispettivamente con 145 e 95 reati. Interessante anche il dato sugli incendi, quasi tutti di matrice dolosa, negli impianti dei rifiuti.
Negli ultimi otto anni in Puglia sono andate a fuoco 88 strutture, posizionando la regione all’ottavo posto, alle spalle della Toscana e un gradino sopra il Veneto. Per quanto riguarda i reati contro la fauna e il racket degli animali la regione conferma il suo triste secondo posto, alle spalle della Sicilia, con 1.055 infrazioni (il 12,9,2 per cento sul totale nazionale), 956 persone denunciate, 1 arresto e 675 sequestri effettuati. Reati consumati anche in mare con enormi danni all’ecosistema.

«Se da un lato questi dati fotografano una Puglia negativa, dall’altro è da sottolineare come siano il frutto di un intenso lavoro delle forze dell’ordine che quotidianamente monitorano e proteggono i nostri territori», commenta Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia. E sullo sfondo restano le grandi possibilità date dal Pnrr. «Con l’arrivo dei fondi e l’avvio di nuovi cantieri è fondamentale – avverte Ronzulli – non abbassare la guardia e va scongiurato in ogni modo il rischio di infiltrazioni ecomafiose nei cantieri per la realizzazione di opere strategiche per la crescita e sviluppo dei nostri territori e che servono alla transizione ecologica del paese».

«Va aggiornato – è l’auspicio dei vertici di Legambiente – il Codice penale inserendo tra i delitti anche le agromafie, il traffico di opere d’arte e di reperti archeologici e il racket degli animali. Ma servono soprattutto nuove risorse finalizzate all’aumento del personale per le valutazioni e le ispezioni e all’acquisto della strumentazione innovativa per effettuare i monitoraggi».

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