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La presentazione dello studio nella sede barese di Bankitalia

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La ripresa c’è ma si deve consolidare, anche se alcuni comparti, come quello industriale, fanno registrare numeri a livelli pre-Covid, e fa segnare una crescita del 6,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020. Non c’è, per ora, la temuta caduta sull’occupazione dopo lo sblocco dei licenziamenti per le grandi imprese dello scorso luglio, mentre l’andamento del lavoro, tra cessazioni e attivazioni di contratti, al 31 agosto segnala un saldo positivo di 84 mila 600 assunzioni e quindi nuovi contratti di lavoro dipendente.

Dato superiore a quello tendenziale degli anni scorsi, anche del 2019, la cui curva si era fermata poco al di sopra delle 60 mila unità, ma spinto per lo più da rapporti a tempo determinato, che valgono l’87 per cento del totale. La Banca d’Italia è tornata ad analizzare l’economia della Puglia, elaborando dati che mettono a fuoco la situazione fino allo scorso agosto. Lo ha fatto attraverso il rapporto con l’aggiornamento congiunturale presentato nella sede di Bari. I segnali sono incoraggianti e quasi tutti positivi, col settore delle costruzioni, complici le misure dei bonus per le ristrutturazioni delle abitazioni civili, e quello industriale a trainare i numeri.

Nei primi nove mesi dell’anno il 61 per cento delle imprese di quest’ultimo hanno fatto registrare un aumento del fatturato rispetto allo stesso periodo del 2021. E il saldo tra le aziende con fatturato con segno più e quelle invece in calo è positivo per 49 punti percentuali. «I segnali di ripresa riguardano soprattutto l’industria e le costruzioni – ha confermato Pietro Sambati, direttore della filiale barese, aggiungendo che – la situazione è stata fortemente mitigata dalle misure di sostegno al reddito introdotte dal governo e dalle amministrazioni locali e dai finanziamenti arrivati al fondo di garanzia da marzo 2020 al 1 novembre 2021, di 8,7 miliardi di euro, che sono serviti ad aumentare la liquidità delle imprese», le quali «con la ritrovata redditività hanno ritrovato fiducia e coraggio verso l’investimento».

Ed è proprio il calo al ricorso dei prestiti e quindi il calo del ritmo di crescita degli stessi ad aggiungere un ulteriore tassello al quadro incoraggiante che per gli esperti della Banca d’Italia è traducibile in un vero e proprio balzo, confermato anche dall’incremento dei consumi delle famiglie, spinti dall’aumento delle immatricolazioni di nuove auto: più 28,8 per cento nei primi nove mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Migliora anche l’andamento elle esportazioni. I primi nove mesi hanno registrato più 8,5 per cento dell’export, in crescita ma molto al di sotto della media del Sud e del resto d’Italia (rispettivamente 21,4 per cento e 24,2 per cento), soprattutto per il calo nei settori alimentare, farmaceutica e componentistica dei mezzi di trasporto, legato in Puglia ai distretti dell’automotive di Bari, Foggia e Lecce.

Il comparto delle costruzioni conosce un vero e proprio picco, soprattutto per quanto riguarda le abitazioni residenziali. Il segnale incoraggiante arriva dall’incremento delle compravendite con il 61,5 per cento in più nei primi sei mesi di quest’anno rispetto al medesimo periodo del 2020. Per quanto riguarda Puglia il saldo tra lavoratori dipendenti assunti e posti persi, i dati Istat segnalano come la dinamica dell’occupazione si è sensibilmente rafforzata nel secondo trimestre di quest’anno» si legge nel report, che però spiega che sulla crescita delle attivazioni «hanno inciso l’estensione degli strumenti di integrazione salariale e le misure sul divieto di licenziamento», parzialmente rimosso dal primo luglio 2021 e che hanno già causato la perdita di circa 10 mila posti di lavoro in tutta Italia, la metà dei quali al Sud.

Si sono anche ridotte del 13 per cento le ore di cassa integrazione guadagni, con un parallelo aumento delle ore di fondi di solidarietà (più 8,9 per cento. Secondo la Banca d’Italia sono aumentati anche i percettori di reddito e pensione di cittadinanza (123 mila pugliesi, il 7,6 per cento delle famiglie), cui si aggiungono i 49 mila percettori del reddito di emergenza (il 3 per cento del totale dei nuclei famigliari pugliesi, e altre 3.700 famiglie destinatarie del reddito di dignità (nel 2020 erano 2.800).

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