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A destra l’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia

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SCOPPIA la guerra del latte in Puglia, da una parte produttori e Regione dall’altra i caseifici e Confindustria. Lo scontro è focalizzato sul prezzo di vendita alla fonte, gli allevatori accusano il mancato rispetto del protocollo d’intesa firmato lo scorso 7 ottobre per regolamentare i rapporti commerciali nella filiera lattiero-casearia. Nell’intesa firmata in assessorato Agricoltura, dopo sette mesi di confronti e riunioni, era stato concordato un prezzo di riferimento per la vendita di latte crudo non inferiore a44 centesimi per litro, a cui aggiungere eventuali premi legati alla qualità.

Ma i principali caseifici pugliesi, secondo quanto denuncia l’assessore Donato Pentassuglia, avrebbero trasmesso ai produttori una proposta di vendita inferiore ai 44 centesimi e aumentata, rispetto al prezzo applicato in passato, solamente di due centesimi. L’assessore è su tutte le furie e lancia un ultimatum: «Se entro sette giorni non saranno rispettati i patti io mi metterò alla testa della protesta e bloccheremo l’uscita del latte dalle stalle».

In poche parole, si rischia il blocco della distribuzione del latte, con ripercussioni su tutta la filiera. La Puglia è la quinta regione produttrice in Italia con oltre 1.900 allevamenti che producono più di 3,7 milioni di quintali di latte bovino, dando lavoro a decine di migliaia di persone. Dall’estero, soprattutto da Francia, Germania, Ungheria e Repubblica Ceca, vengono importati 2,7 milioni di quintali di latte e 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro.

«Se qualcuno – attacca ancora Pentassuglia – pensa di poter bloccare l’avanzamento culturale in atto ha sbagliato i suoi conti. Sotto i 44 centesimi non si può andare, non è etico. O troviamo una intesa e subito o, lo anticipo, bloccheremo le stalle. Tutti – ricorda – hanno firmato il protocollo in Regione, ora non si può tornare indietro. Ma sono fiducioso che la ragione riuscirà a prevalere, intanto ho già fissato un incontro anche con la grande distribuzione».

Ma Confindustria Puglia non ci sta e replica a muso duro: «Il protocollo sulla filiera lattiero-casearia – dicono dall’associazione degli industriali – è oggetto da diversi giorni di interventi e prese di posizione che nulla hanno a che vedere con il suo effettivo contenuto e con gli impegni presi dai firmatari. Il documento siglato non stabilisce alcun prezzo. Né poteva farlo perché in base all’attuale normativa nazionale non è giuridicamente possibile prevedere un accordo in tal senso come più volte precisato dall’Antitrust».

Confindustria ricorda che «l’Ente regionale ha avanzato una esplicita richiesta di chiarimenti all’Authority che ha inequivocabilmente confermato il divieto di stabilire un prezzo». «Se a livello regionale fosse fissato un prezzo unico – proseguono gli industriali – questo vanificherebbe la libera concorrenza e le organizzazioni e le aziende aderenti a tale accordo sarebbero sanzionate dall’Antitrust. Il protocollo definisce solo un principio etico che, nella definizione del prezzo, suggerisce di tener conto degli effettivi costi di produzione».

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